Da Corriere della Sera del 23/07/2004
Sì alla manovra, ora Finanziaria da 24 miliardi
Via libera al decreto tagliaspese. Deficit a quota 4,4% del Pil, la nuova Irpef potrebbe slittare
di Mario Sensini
ROMA - Ventiquattro miliardi di euro di risparmi per portare il deficit pubblico del 2005, che viaggia verso il 4,4%, in zona di assoluta sicurezza. Senza considerare quel che servirebbe per ridurre le tasse, che farebbe aumentare sensibilmente quel conto: da un minimo di 8 a 12 miliardi. Sempreché, come appare probabile, la parte più consistente degli sgravi in programma non sia spostata sul 2006, limitando l’intervento sul prossimo anno. Nel giorno in cui il governo incassa con la fiducia alla Camera il primo sì al decreto di correzione dei conti 2004, tra i mal di pancia della Lega e le proteste dell’opposizione, sembra sbloccarsi anche la manovra di finanza pubblica per il 2005 da definire con il Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria), oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri per una prima valutazione.
IL DPEF - «Il deficit tendenziale per il 2005 è al 4,4% del prodotto interno lordo, ma con la manovra che ci è stata prefigurata scenderebbe al 2,7%» ha spiegato il segretario del Pri, Francesco Nucara, al termine del vertice dei segretari di maggioranza ai quali il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, ha presentato il suo piano. Ricevendo un sostanziale via libera, visto che oggi stesso passerà al vaglio dei ministri. La correzione netta dei conti sarà pari a 24 miliardi di euro, se non qualcosa in più (le ipotesi di Siniscalco arrivano fino a 27 miliardi), con misure di carattere strutturale (in primo luogo la trasformazione degli incentivi alle imprese da contributi a fondo perduto in prestiti), ma anche qualche nuova «una tantum». Il deficit, però, si porterebbe lontano dalla soglia critica del 3% rispetto al prodotto interno lordo. E soprattutto, con le dismissioni e una serie di operazioni finanziarie, Siniscalco ha garantito la possibilità di ridurre il rapporto tra il debito e il pil sotto il 100% entro 4 anni. Quanto alle tasse, si ragiona ormai non più sul 2005, ma sul «biennio 2005-2006». Il che significa che nel 2005 ci sarà solo un taglio dell’Irap per le imprese e qualcosa per le famiglie meno abbienti, soprattutto con figli e anziani a carico.
VIA AL DIALOGO - Berlusconi e Siniscalco potrebbero illustrare il Dpef a sindacati e Confindustria già domani. È già fissato, invece, per domani un incontro tra il premier e alcuni sindaci per discutere dei tagli ai Comuni operati con la manovra di metà anno. Ci saranno i diessini Leonardo Domenici e Walter Veltroni, molto critici contro i tagli, ma anche Osvaldo Napoli, di FI, che sostiene di «averne viste di peggio negli ultimi dieci anni».
L’approvazione definitiva del Dpef potrebbe avvenire a metà della prossima settimana. Il governo è pronto a chiedere al presidente, Pier Ferdinando Casini, un prolungamento dell’attività della Camera ai primi giorni di agosto. Ieri, intanto, l’aula ha votato la fiducia sul decreto tagliaspese, con 317 voti favorevoli (194 i no), tra cui quelli della Lega, che ha digerito molto male l’aumento delle tasse sulla casa. Molto dura, e non poteva essere altrimenti, l’opposizione, che in aula ha esposto cartelli contro la «Casa delle Liber-tasse». Il decreto, che ora dovrà passare al Senato, dovrebbe garantire, grazie a una correzione del deficit 2004 di 5,6 miliardi, di mantenere il rapporto deficit/pil al 2,9%.
IL DPEF - «Il deficit tendenziale per il 2005 è al 4,4% del prodotto interno lordo, ma con la manovra che ci è stata prefigurata scenderebbe al 2,7%» ha spiegato il segretario del Pri, Francesco Nucara, al termine del vertice dei segretari di maggioranza ai quali il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, ha presentato il suo piano. Ricevendo un sostanziale via libera, visto che oggi stesso passerà al vaglio dei ministri. La correzione netta dei conti sarà pari a 24 miliardi di euro, se non qualcosa in più (le ipotesi di Siniscalco arrivano fino a 27 miliardi), con misure di carattere strutturale (in primo luogo la trasformazione degli incentivi alle imprese da contributi a fondo perduto in prestiti), ma anche qualche nuova «una tantum». Il deficit, però, si porterebbe lontano dalla soglia critica del 3% rispetto al prodotto interno lordo. E soprattutto, con le dismissioni e una serie di operazioni finanziarie, Siniscalco ha garantito la possibilità di ridurre il rapporto tra il debito e il pil sotto il 100% entro 4 anni. Quanto alle tasse, si ragiona ormai non più sul 2005, ma sul «biennio 2005-2006». Il che significa che nel 2005 ci sarà solo un taglio dell’Irap per le imprese e qualcosa per le famiglie meno abbienti, soprattutto con figli e anziani a carico.
VIA AL DIALOGO - Berlusconi e Siniscalco potrebbero illustrare il Dpef a sindacati e Confindustria già domani. È già fissato, invece, per domani un incontro tra il premier e alcuni sindaci per discutere dei tagli ai Comuni operati con la manovra di metà anno. Ci saranno i diessini Leonardo Domenici e Walter Veltroni, molto critici contro i tagli, ma anche Osvaldo Napoli, di FI, che sostiene di «averne viste di peggio negli ultimi dieci anni».
L’approvazione definitiva del Dpef potrebbe avvenire a metà della prossima settimana. Il governo è pronto a chiedere al presidente, Pier Ferdinando Casini, un prolungamento dell’attività della Camera ai primi giorni di agosto. Ieri, intanto, l’aula ha votato la fiducia sul decreto tagliaspese, con 317 voti favorevoli (194 i no), tra cui quelli della Lega, che ha digerito molto male l’aumento delle tasse sulla casa. Molto dura, e non poteva essere altrimenti, l’opposizione, che in aula ha esposto cartelli contro la «Casa delle Liber-tasse». Il decreto, che ora dovrà passare al Senato, dovrebbe garantire, grazie a una correzione del deficit 2004 di 5,6 miliardi, di mantenere il rapporto deficit/pil al 2,9%.
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