Da Corriere della Sera del 04/08/2004

Dopo i massacri dei miliziani Janjaweed, il Sudan occidentale è ora preda di gang di ragazzini disperati e pronti a tutto pur di sopravvivere

«Bambini assassini terrorizzano il Darfur»

L’Unicef denuncia: «Migliaia di orfani armati vanno in giro a uccidere e saccheggiare, per mangiare»

di Massimo A. Alberizzi

NYALA (Sud Darfur, Sudan) - La denuncia è agghiacciante: gruppi di bambini organizzati in bande armate si aggirano per il Darfur meridionale. Soli, senza più genitori o parenti, un'età compresa tra i dieci e i quattordici anni, assaltano i villaggi per procurarsi un po' di cibo. Poi scappano nelle campagne fino alla prossima impresa. La denuncia viene dagli operatori umanitari dell'Unicef, che hanno raccolto parecchie testimonianze in proposito.

L'Unicef, l'agenzia dell'Onu che ha come compito la difesa dell'infanzia, ha condotto una campagna di vaccinazione a tappeto in parecchie zone della regione in fiamme e conosce molto bene la situazione. «Ci hanno raccontato che gang di bambini, apparentemente senza alcuna relazione con parenti adulti, terrorizzano interi villaggi - spiega Lilian Peters, che si occupa di problemi legati agli abusi sui minori -. Rubano, saccheggiano, alcune volte ammazzano per trovare qualcosa da mangiare. Sono allo stato brado. Non si sa dove vivano, forse vagano tra le campagne. Non agiscono secondo direttive politiche o razziali. Sono come le bande in azione nei quartieri più poveri delle città più disgraziate del pianeta. Sono insomma dei disperati. Non ne abbiamo una testimonianza diretta, ma molta gente ci ha detto di essere terrorizzata da questi bambini».

Probabilmente le gang di ragazzini sono il risultato delle azioni dei Janjaweed , i miliziani arabi che terrorizzano le popolazioni africane, bruciando i loro villaggi e massacrandone gli abitanti. Piccoli orfani che sono riusciti a sopravvivere organizzandosi spontaneamente. «Proprio ieri - continua Lilian - in una riunione con gli sfollati, un vecchietto ci ha spiegato di essere terrorizzato dalle bande di ragazzini che hanno attaccato più volte il suo villaggio. Poi ci ha chiesto candidamente: "Come faccio a ucciderli se non ho armi?". Ovviamente gli abbiamo spiegato che i ragazzini non si devono ammazzare».

I bambini sono i più colpiti dalla catastrofe che sta travolgendo il Sudan occidentale. Numerosi testimoni riferiscono che i Janjaweed durante gli assalti ai villaggi li rapiscono. Le femmine sono destinate a una vita da concubine o da schiave; i maschi diventano miliziani. Gli orfani sono decine di migliaia. Nessuno è riuscito a calcolare il loro numero, ma nei campi ce ne sono parecchi. «I rapimenti avvengono anche nei campi dei rifugiati - rivela Lilian -. A Kassa, a un'ora e mezzo da Nyala, sono state rapite proprio ieri quattro ragazze. Molti bambini, mandati dalla mamma al pozzo a prendere l'acqua, scompaiono nel nulla. Sembra che ci sia un vero e proprio racket di minori». Se i Janjaweed agiscono quando assaltano i villaggi, chi rapisce i bambini nei campi profughi quasi sotto gli occhi dei genitori? «Non lo sappiamo e nessuno vuole o può darci informazioni», afferma sconsolata Lilian. Il grandissimo numero di stupri ha lasciato incinte numerosissime ragazzine. L'Unicef nei prossimi mesi si aspetta un'ondata di neonati abbandonati. «Già adesso è cominciata la scomparsa sospetta di giovani donne. In famiglia dicono che sono andate in qualche villaggio a visitare parenti ma crediamo che si tratti di ragazze con gravidanze indesiderate. Vanno a partorire lontano e abbandonano il figlio. Poi ritornano». Il gran numero di violenze sessuali ha spalancato la porta all'Aids. La malattia fino a un paio d'anni fa non era un grande problema e l'incidenza in Sudan era appena del 2%. Ora questo resta solo il tasso ufficiale. Quello ufficioso è molto più alto e va dal 10 al 12%.

Ci sono molte aree del Darfur che le agenzie governative non possono raggiungere per motivi di sicurezza. Bande armate dappertutto e scontri fra tribù rivali. Lì si teme che ci sia veramente l'inferno. «Ed è lì che bisogna andare al più presto possibile - spiega Lilian -, per capire cosa sta succedendo realmente e di cosa abbia bisogno quella popolazione che non riesce a raggiungere i campi».

Abu Ajura è un villaggio a sud di Nyala, nel mezzo di una di quelle zone dove le organizzazioni non governative non possono arrivare. E' stato attaccato dai miliziani arabi quattro mesi fa. I morti sono stati numerosi. Ora, hanno riferito ieri sera alcuni giornalisti andati in perlustrazione, è presidiato dalla polizia che, secondo la popolazione locale, l'ha più volte difeso dagli assalti. Il governo sudanese, dunque, sembra si sia effettivamente deciso a fare qualcosa per fermare l'ondata di violenza dei Janjaweed .

Ma per altro ieri in Sudan gli aerei passeggeri delle Nazioni Unite sono rimasti a terra. Il governo di Khartum pretende che le agenzie dell'Onu consegnino la lista dei viaggiatori tre giorni prima della partenza. L'organizzazione internazionale ha risposto che nel Paese c'è una crisi umanitaria gravissima e che i voli servono per spostare i funzionari velocemente, secondo le esigenze dovute all'emergenza, dunque è difficile programmare tutto prima: «Siamo impossibilitati ad applicare questa regola», hanno spiegato. «Spiacenti, allora non volate», è stata la risposta. Anche se i voli cargo per la consegna degli aiuti sono stati autorizzati, il governo di Khartum continua a essere geloso delle sue prerogative nonostante la catastrofe che sta stravolgendo il Darfur, la sua provincia occidentale. E' come se il milione di sfollati che soffrono in condizioni miserabili non lo interessasse più di tanto.

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