Da La Repubblica del 30/08/2004

La trappola di Al Qaeda

di Renzo Guolo

La richiesta, rivolta alla Francia dall´Esercito islamico in Iraq, lo stesso gruppo che ha assassinato Enzo Baldoni, di abrogare la legge che impedisce di portare il velo a scuola, pena la morte dei due giornalisti sequestrati di Le Figaro e Radio France, segna un cambiamento rilevante nella strategia dei gruppi islamisti in Mesopotamia. L´ennesimo, terribile, ultimatum rivela la progressiva alqaedizzazione di quegli stessi gruppi e segnala il loro passaggio da una strategia locale a una globale.

La Francia non ha truppe in Iraq ed è stata nettamente contraria alla guerra. Ma viene attaccata ugualmente in quanto paese "crociato" accusato di opprimere i musulmani. Prendendo in ostaggio, dopo Baldoni, Georges Malbrunot e Christian Chesnot, i terroristi allargano il loro campo d´azione, dilatando ulteriormente il teatro di guerra mesopotamico dentro l´Occidente.

L´irrompere della questione velo è però una novità annunciata. Già qualche mese fa Ayman al Zawahiri aveva attaccato duramente la "legge Chirac". L´ideologo di Al Qaeda definiva allora il provvedimento un altro segno "dell´odiosa crociata scatenata dagli occidentali contro i musulmani". Quegli stessi occidentali, ricordava, che si "vantano di libertà, democrazia e diritti umani" e vogliono esportare la democrazia nel mondo islamico.

Con quel messaggio Zawahiri cercava di inserirsi nella mobilitazione delle comunità islamiche contro il divieto di indossare l´hijab nelle aule. Mobilitazione che non coinvolgeva solo la Francia ma vedeva manifestazioni di protesta a Londra, Bruxelles, Milano, Washington, oltre che a Gaza e Nablus, Amman, Kuwait City, Istanbul. Una mobilitazione transnazionale che rendeva tangibile il tentativo di ricostituire, simbolicamente e politicamente l´unità della umma, la comunità di fede islamica, e che avrà un seguito il 4 settembre prossimo, con una nuova giornata internazionale di solidarietà per l´hijab egemonizzata di fatto dal grande movimento neotradizionalista dei Fratelli Musulmani. Una conferma che l´islam organizzato, nelle sue varie componenti, si muove ormai come attore globale anche nella sua dimensione neotradizionalista, che ha come obiettivo sia la reislamizzazione delle società musulmane nel mondo della Mezzaluna, considerate troppo secolarizzate, sia delle comunità immigrate in Occidente.

Cercando di appropriarsi di quella particolare "lotta per il riconoscimento", Zawahiri dava sostegno alla mobilitazione nel tentativo di rendere palese che Al Qaeda ha ben presente la condizione di "sofferenza" della diaspora musulmana, costretta a vivere in "società "impure" e ora persino "obbligata" a svelare le donne. L´incursione del militarista Zawahiri sul terreno movimentista dei gruppi neotradizionalisti, mirava chiaramente ad allargare l´influenza di Al Qaeda tra i musulmani in Occidente. E a favorire il reclutamento in loco. Facendo dei musulmani occidentali sensibili alle nuove sirene qaediste, una quinta colonna pronta a uscire dal "sonno" quando le necessità operative l´avrebbero richiesto.

Ora l´Esercito islamico in Iraq, autore di ricatti politici che rendono impossibile a un paese democratico qualsiasi trattativa, si inserisce in questo filone. Cercando di mostrare che la guerra in Iraq non è altro che l´ennesimo episodio dell´aggressione dell´Occidente all´Islam cui è legittimo rispondere senza esclusione di colpi. Una sorta di prova ad Al Qaeda, forse anche in competizione con la sua troppo autonoma filiale locale di Tawhid Wal Jihad guidata da Zarkawi, che il gruppo, che in passato ha già rivendicato la sua vicinanza a Bin laden, è pronto alla saldatura operativa con l´organizzazione che ha già colpito l´11 settembre.

Gli obiettivi dei sequestri, la spietata efferatezza nel giustiziare gli ostaggi, la sostanziale non negoziabilità delle richieste, che mostrano solo l´intenzione di colpire i paesi d´appartenenza di coloro che vengono attaccati, indipendentemente dalle loro posizioni sulla questione irachena, riconducendoli in blocco alla demonizzante categoria teologico-politica del campo del "partito di Satana", riconduce pienamente alle modalità operative e all´ideologia dei gruppi jihadisti sunniti. Identità, quella dell´Esercito islamico in Iraq, che rende ancora più evidenti i limiti dell´ambigua trattativa italiana per liberare Baldoni, indirizzata inizialmente verso gruppi sciiti.

La quaedizzazione della questione velo mette però in evidente difficoltà anche le comunità musulmane in Occidente. E´ evidente che ogni loro obiezione, condivisibile o meno, a provvedimenti ritenuti lesivi della loro identità religiosa come la legge sul velo, saranno interpretati", dopo il "bacio della morte" impresso dai devastanti messaggi di Zawahiri e dell´Esercito islamico, dai cantori occidentali dello "scontro di civiltà" come una forma di sostegno al terrorismo. Una reazione che può generare proprio il risultato voluto da Al Qaeda che, per allargare la sua influenza, punta sulla radicalizzazione delle comunità islamiche in Occidente anche per effetto della loro criminalizzazione preventiva, Una trappola mortale, che ci costringerebbe a vivere in tensione più di quanto avvenga già oggi. Che la guerra in Iraq diventasse il terreno su cui il fondamentalismo islamico potesse prosperare e da lì investire ulteriormente l´Occidente era comunque imprevedibile solo per i sostenitori del visionario messianismo neoconservatore e dei suoi ciechi alleati.

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