Da La Repubblica del 09/09/2004

Risposta comune nell´emergenza

di Massimo Giannini

PER un´oscura maledizione che risale alla genesi della Prima Repubblica, in Italia sembra impossibile evocare «l´unità nazionale» come metodo di gestione e come forma di collaborazione tra maggioranze e opposizioni. Da destra e da sinistra, quello che altrove è una prassi ovvia e persino obbligata, almeno in certe fasi della vita politica, nel nostro Paese è e resta una pratica interdetta e sempre sospetta. Ma ieri, per la prima volta dopo anni di scontri incrociati e irriducibili, è successo qualcosa che fa aleggiare almeno una parvenza di spirito di unità nazionale. Il vertice tra governo e opposizione, dopo il drammatico rapimento di due coraggiose ragazze italiane nell´inferno di Bagdad, è un fatto politico rilevante. Al leader della Margherita Rutelli va il merito di averlo propiziato, annunciando l´altro ieri «siamo pronti a collaborare».

Al presidente del Consiglio Berlusconi va il merito di averlo prodotto, convocando ieri a Palazzo Chigi i rappresentanti del centrosinistra.

È la strada giusta. È l´unica strada possibile, per provare a gestire in un modo diverso, e auspicabilmente più efficace, questa ennesima crisi. Una crisi che conferma, anche per l´Italia, quella «fine dell´innocenza» che ci eravamo illusi di aver acquisito negli anni. Grazie alla nostra antica tradizione di Paese-cerniera, fortemente proiettato sul Mediterraneo panarabico dalla geografia, ma saldamente ancorato all´Occidente filoatlantico dalla strategia. Grazie alla recente immagine dei nostri connazionali, militari e civili, impegnati sui fronti di guerra, ma sempre nella veste di "portatori di pace". Il rapimento di Stefio, Agliana e Cupertino ha fatto vacillare quest´illusione. La barbara uccisione di Quattrocchi e poi di Baldoni, e ancora di più, adesso, il sequestro di Simona Pari e Simona Torretta, l´hanno definitivamente spazzata via.

Il vertice tra governo e opposizione arriva, tardivamente, al culmine di questa escalation. Se quindi è l´indizio di una parziale, ritrovata coesione politico-istituzionale, è anche e soprattutto il segnale di un´emergenza sovranazionale. Arriva dopo la quarta aggressione subita dall´Italia, se ai rapimenti aggiungiamo anche l´attentato a Nassiriya un anno fa. Non riflette più l´eccezionalità di un evento. Piuttosto, la quotidianità di un terrore, alla quale anche l´Italia deve ormai abituarsi. Arriva dopo il sequestro dei due reporter francesi, tuttora irrisolto e sempre più difficile da risolvere. Ed anche se nel Polo non è mancata qualche dubbia illazione dietrologica sul comportamento di Parigi e sui suoi presunti legami con le frange anche estreme del fondamentalismo islamico, la mossa italiana segue e ricalca la lezione di vera "unità nazionale", quella sì, che la Francia non si è affatto vergognata di trasmettere al mondo. Lanciando appelli alle comunità arabe, incontrando subito l´opposizione a Palais Matignon, il centrodestra al potere, da Chirac a Raffarin, ha dimostrato che si può essere divisi su tutto, ma non sulle questioni fondamentali.

Non c´è bisogno di inventare formule pasticciate. Non si tratta di immaginare inciuci all´italiana o grosse koalition alla tedesca. Molto più semplicemente, si tratta di concordare alla luce del sole una risposta comune, e corale, alle minacce di Al Qaeda e dei suoi tanti bracci armati. Si tratta di mettere in campo un´iniziativa congiunta, e concorsuale, per erigere le difese più adeguate alla nostra democrazia, senza snaturarla. Si tratta di mettere a punto alla luce del sole una campagna diplomatica coordinata, e gestita ai massimi livelli istituzionali, che faccia sentire tutte le rappresentanze dei partiti e della società ugualmente coinvolte. Si tratta di intavolare alla luce del sole un´azione condivisa, e contestuale, per l´integrazione effettiva delle comunità arabe moderate pronte al dialogo e all´integrazione.

In questi casi non si dovrebbe neanche parlare di politiche bipartisan. Ci sono temi che, per la loro rilevanza, si devono piuttosto definire "no-partisan". Perché sono quasi "meta-politici". E dunque valicano il confine dei rispettivi schieramenti. La sicurezza nazionale. La tutela dei principi repubblicani. La difesa dei nostri concittadini, del nostro modo di vivere, dei valori in cui crediamo. Tutto questo non può finire nel tritacarne della polemica giornaliera, della rendita di posizione, del tornaconto elettorale. Non può finire nella spirale dei reciproci ideologismi. L´ideologismo della destra, da cui tutto è cominciato, che ci ha precipitato in un conflitto ingiusto perché unilaterale, e oggi ci vede presenti ed esposti in un teatro di guerra, senza più un ruolo chiaro e un interesse nazionale definito. L´ideologismo di certa sinistra, che pure ne è scaturito, e che ancora ieri, di fronte al rapimento delle due ragazze-coraggio di Bagdad, faceva rispolverare a qualcuno la solita, tragica, subdola domanda: cui prodest?

Speriamo che questa condizione di emergenza, che ha spinto il premier a compiere finalmente il primo gesto da uomo di Stato in questi tre anni di irresponsabilità private e di fallimenti pubblici, serva anche a far decantare il clima di rissa ideologica che intossica il Paese. A far ritrovare ai due Poli quel "minimo comune denominatore" che serve, almeno nelle prove più delicate. Nella nostra storia è accaduto forse solo due volte. La prima, dopo la guerra, negli anni della Costituente che scrisse la nostra Costituzione. La seconda a cavallo tra gli anni ´70 e gli ´80, sotto il piombo delle Br, quando il canale di collaborazione istituzionale tra Dc e Pci (con Zaccagnini e Pisanu da una parte, Berlinguer e Pecchioli dall´altra) resse l´urto e respinse il ricatto, in nome dei comuni valori della democrazia.

Oggi la sfida è forse anche più pericolosa. Dall´America dell´11 settembre alla Spagna dell´11 marzo. Dal massacro dei bambini di Beslan al rapimento e all´uccisione degli ostaggi italiani. Questa agghiacciante e geometrica potenza del videoterrorismo a orologeria sa sintonizzare i suoi crimini e le sue azioni con l´agenda politica dei Paesi da attaccare. Questa onda lunga dell´orrore globale sa come e dove colpire. In Occidente "specula", alimentandole, sulle contraddizioni e sulle debolezze delle forze più radicali. Nell´Islam «investe», reprimendole, sulle tentazioni e sulle arrendevolezze delle forze moderate. «Collaboriamo per salvare gli ostaggi», hanno detto governo e opposizione dopo il vertice. Purtroppo non siamo affatto sicuri che questo sia sufficiente. Ma siamo certi che, se non c´è neanche questo, l´obiettivo di riportare a casa le due ragazze italiane sarà irraggiungibile.

Sullo stesso argomento

 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0