Da Corriere della Sera del 10/09/2004

Ma negli Usa le previsioni danno in vantaggio George W. quasi ovunque, balzo repubblicano anche in Missouri e nell’Ohio

Se votasse il mondo Kerry avrebbe la Casa Bianca

Sondaggio in 35 Paesi. Bush preferito solo in Polonia, Nigeria e Filippine. L’Europa si compatta contro il presidente

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Se votasse il pianeta terra, John Kerry verrebbe eletto presidente. Lo dice un sondaggio condotto dalla Globe Scan in 35 paesi di tutti i continenti, dietro richiesta dell'Università dal Maryland. Kerry otterrebbe il doppio circa dei voti in 30 nazioni, Italia inclusa. Bush vincerebbe soltanto in Polonia, in Nigeria e le Filippine, e finirebbe alla pari in India e in Thailandia. Il risultato illustra il divario formatosi tra il resto del mondo e gli Usa in seguito alla guerra dell'Iraq. Negli Usa, i sondaggi continuano a dare Bush in testa: quello di Usa Today lo vede avanti di 9 punti nel Missouri e di ben 14 nell'Ohio, due cruciali Stati in bilico. Ha rilevato la Casa Bianca: «Saranno gli americani a scegliere».

La GlobeScan ha interpellato 35 mila persone, 1.000 per paese, tramite sondaggisti locali, a porta a porta, al telefono, su Internet concentrandosi sulle città. L'Europa è stata il continente più compatto contro Bush: l'Italia ha votato Kerry al 58 per cento contro il 14 per cento; la Francia al 54 per cento contro il 5 per cento; la Spagna al 45 per cento contro il 7 per cento; la Germania al 74 per cento contro il 10 per cento; l'Inghilterra al 47 per cento contro il 16 per cento. La Polonia, l'unica eccezione, ha dato a George W. il 31 per cento dei voti a Kerry il 26. Una disfatta che fa di Bush uno dei presidenti più impopolari presso gli europei della storia americana.

In Asia il presidente ha avuto maggiore successo, due pareggi (in India e in Thailandia) e un trionfo, nelle Filippine, col 57 per cento dei suffragi contro il 10 per cento di Kerry. Ma Giappone e Cina, su cui fa perno la sua strategia in estremo oriente, hanno votato all'europea: 43 a 23 per Kerry il primo, 52 a 12 la seconda. Si sono allineati persino i due vicini degli Usa: il Canada si è pronunciato 61 a 16 contro Bush, il Messico 38 a 18. Analogamente il Sud Africa, il colosso del continente nero, ha assegnato solo il 29 per cento dei voti al presidente, il 43 per cento al suo avversario. I 30 paesi del «no» a Bush hanno anche detto che la sua politica estera li fa diffidare della Superpotenza.

Simile esito ha dato un sondaggio del German Marshall Fund in Europa: il 76 per cento degli europei disapprova dell'amministrazione Bush, e l'82 per cento non crede che la guerra preventiva possa risolvere alcuna crisi, anche se una leggera maggioranza manderebbe le sue truppe in Iraq sotto l'egida dell'Onu.

Ha commentato Steven Krull della Università del Maryland: «Appena uno su cinque stranieri vuole che George Bush venga rieletto». Secondo Krull, che ha intervistato 800 persone in merito, il sondaggio della GlobeScan preoccupa il 60 per cento degli americani. Ma lo studioso ammette che il suo effetto sulle elezioni di novembre sarà minimo, se non addirittura zero.

Bush è adesso il favorito, sta guadagnando terreno quasi ovunque, sebbene non manchino le eccezioni: nello Stato di Washington sulla costa occidentale è indietro di 8 punti, e in Pennsylvania precede Kerry di 1 solo punto; un sondaggio controcorrente, inoltre, quello della Irc , lo vede alla pari con il senatore in altri Stati chiave. Per il guru della Casa Bianca, Karl Rove, sono colpi di coda democratici: «Il sondaggio della Gallup , della Cnn e di Usa Today nell'Ohio e nel Missouri - spiega - è il più significativo: indica che gli elettori non vogliono cambiare leader nella difesa del Paese e nella lotta al terrorismo, due temi più importanti dell'economia, che comunque è in ripresa».

Deciso ad ampliare il distacco anche in Pennsylvania, Bush vi si è recato ieri per ricordare che negli ultimi dodici mesi i suoi tagli alle tasse hanno creato un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro.

Sulla sua strada però potrebbero ergersi improvvisi ostacoli. Due si sono già delineati ieri: la tv Cbs ha reso pubblici dei documenti che dimostrano che Bush non adempì ai suoi obblighi nella Guardia Nazionale durante il conflitto vietnamita, una macchia nel suo carnet di presidente di guerra; e per la prima volta dopo alcuni mesi, il New York Times e il Washington Post hanno pubblicato le fotografie dei caduti in Iraq, oltre 1.000 il primo, solo gli ultimi 148, dalla transizione dei poteri a Bagdad, il secondo.

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