Da Corriere della Sera del 12/05/2004

Tagli a tasse e spese. Vertice di maggioranza

Stasera Cdl a consulto. Giù le imposte per chi aiuta il non profit

di Mario Sensini

ROMA - Il vertice di maggioranza sul taglio delle tasse si farà forse già stasera, sebbene difficilmente potrà essere risolutivo, anche perché all’ordine del giorno potrebbero esserci altri argomenti, a cominciare dall’Iraq. Spinto dal pressing degli alleati, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha deciso di mettere sul tavolo le carte del piano per la scossa all’economia, che dovrebbe introdurre anche novità sostanziali sul piano fiscale per le donazioni al volontariato, nonostante i conti del ministero dell’Economia non siano definitivi, e non si è ancora capito quale possa essere lo strumento per suggellare l’impegno alla riduzione delle aliquote. Dopo la sortita di Alleanza Nazionale, che ha messo le mani avanti fissando i paletti alla riforma ancora avvolta nel mistero facendo irritare il premier, ieri è stata la Lega a fare la voce grossa. «C’è la necessità di vederci e decidere quali provvedimenti prendere. Si continua a parlare di riduzione delle tasse e poi non si fa nulla: c’è qualche problema» ha detto ieri il ministro del Welfare, Roberto Maroni. «Visto che è stata annunciata, prima si fa e meglio è per tutti» ha aggiunto. «Abbiamo sentito le posizioni di An, e anche noi ne abbiamo una. Ci piacerebbe discutere» ha concluso Maroni, che chiede di concentrare gli sgravi sulle famiglie in funzione dei loro componenti e un alleggerimento dell’Irap per le piccole imprese.

Del piano Tremonti-Berlusconi, ufficialmente, si sa poco. Punta sull’innalzamento della no-tax area e su tre sole aliquote: 23% fino a 45 mila euro, 33% fino a 70 mila, 45% per la quota di reddito superiore. Che potrebbe beneficiare di un’aliquota ridotta (si ipotizza il 37%), grazie ad una deduzione particolare, se una quota del reddito lordo venisse stabilmente devoluta alle associazioni non profit che operano in campo sociale. La situazione politica per affrontare il piano è tuttavia complicata. L’Udc segue preoccupata l’evolversi della situazione. «La maggioranza non può andare in ordine sparso. Governo e partiti non devono seguire percorsi elettoralistici, le tasse sono un argomento troppo delicato» ha detto il segretario del partito, Marco Follini. «Se ci sarà una proposta seria e costruttiva, numeri alla mano, l’Udc - ha aggiunto - darà un contributo costruttivo».

La preoccupazione che serpeggia tra i centristi riguarda proprio «i numeri». C’è il timore che gli sgravi non bastino per rivitalizzare i consumi. Secondo i calcoli del partito bisognerebbe portare la linea di confine tra le due aliquote del 23 e del 33% a 60 mila euro, per avere qualche effetto, ma costerebbe troppo e benché parte degli sgravi (circa un quarto) sia in grado di autofinanziarsi, le risorse disponibili sono scarse. Tanto più che l’ampiezza effettiva della manovra dipenderà dall’entità dei tagli alla spesa pubblica che il governo sarà capace di fare, e il confronto, qui, si annuncia durissimo.

Ci sono problemi anche sullo strumento con cui «chiudere» l’eventuale intesa politica sulle tasse con la quale la CdL si presenterebbe alle elezioni. Un decreto, per gli sgravi che partirebbero nel 2005, non avrebbe i presupposti d’urgenza. Un decreto legislativo in attuazione della delega avrebbe poco senso oggi, e forse incontrerebbe problemi per il parere in Parlamento, dovendo rinviare la copertura alla Finanziaria del 2005. La strada del disegno di legge non viene ritenuta praticabile.

Di decreto, semmai, si parla per anticipare i tagli alla spesa, che aiuterebbero a far tornare i conti del 2004. Centrare il deficit al 2,9% presuppone il successo del condono edilizio (ieri si è chiusa la fase istruttoria e la sentenza della Consulta è attesa tra un mese), l’uscita dell’Anas dalla pubblica amministrazione, il massimo rigore sulla spesa, e la tenuta delle entrate, che secondo Bankitalia nel primo trimestre sono diminuite dello 0,6% rispetto all’anno scorso.

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