Da Corriere della Sera del 14/09/2004

Gli Ulema di Bagdad «Rapite da stranieri»

«Sono stati agenti di servizi segreti nemici dell’Iraq»

di Lorenzo Cremonesi

BAGDAD - No, decisamente non è rassicurante la conferenza stampa tenuta ieri dal comitato degli Ulema per la liberazione delle due Simone e dei loro colleghi iracheni.

«I sequestratori sono agenti di un Paese straniero. Gente che manovra per gettare fango sulla resistenza irachena e sull'Islam. Chiunque le tiene prigioniere le liberi subito», dichiara Abdel Salam Al Kubaisi, già noto per il suo interessamento in aprile al caso delle quattro guardie del corpo italiane catturate sulla strada per Amman.

Accenna, ma non specifica. Parole che ripropongono le antiche teorie dei complotti tanto diffuse in Medio Oriente. E di cui l'assemblea degli Ulema, l'organo dei notabili religiosi sunniti più importante dell'Iraq, spesso si fa portavoce. Al Kubaisi ripete ciò che aveva già detto pochi giorni fa alla televisione araba Al Jazira .

«Simona Torretta e Simona Pari vennero da me per chiedere consigli. Era lunedì 6 settembre. Dicevano di sentirsi sotto pressione. Ma non spiegarono da cosa o da chi. "Un Ponte per..." voleva inviare un convoglio di aiuti umanitari a Falluja. Io dissi loro di preparare l'elenco con i beni da mandare alla popolazione civile. Avremmo dovuto rivederci mercoledì. Purtroppo martedì vennero rapite», specifica Al Kubaisi.

Esprime ammirazione per la loro scelta di venire da lui con la testa coperta dal velo tradizionale delle musulmane. E aggiunge dettagli preziosi sullo stato d'animo delle ragazze in quei giorni.

«Mi dissero che avrebbero voluto approfondire la cultura e la religione islamiche. Chiesero se conoscevo corsi di questo genere per donne», ricorda Al Kubaisi. E' vero, specialmente la Pari tentava sempre più negli ultimi mesi di vestirsi, muoversi, comportarsi tra gli iracheni come una donna educata alla tradizione musulmana. Una difesa, la speranza di essere accettata nell'universo in cui lavorava.

E Al Kubaisi non nasconde la sua preoccupazione per la loro sorte, fondata soprattutto nel ripercorrere il filmato del rapimento.

«Un gruppo paramilitare. Gente addestrata. Fa paura. L'autista delle due ragazze mi ha fornito particolari preoccupanti, indossavano giubbotti antiproiettile, avevano un capo che impartiva ordini, chi le ha prese ha studiato a lungo questo rapimento. Dobbiamo pregare per la loro sorte. Sono innocenti, vanno aiutate in ogni modo. E l'Islam rispetta le donne - conclude il religioso -. La loro morte sarebbe un crimine assoluto».

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