Da La Stampa del 14/09/2004
Il presidente Koehler denuncia: «Le disparità est-ovest si azzerano solo con sovvenzioni inaccettabili». Critiche da tutto il mondo politico
«Tedeschi, rassegnatevi a diversità di vita»
di Francesca Sforza
BERLINO - Quello che tutti i tedeschi pensano e che il cancelliere Gerhard Schroeder si augurava che nessuno dicesse - almeno in un periodo di campagna elettorale a livello regionale e comunale come settembre - il presidente della Repubblica Federale Horst Koehler lo ha detto. E non così, di sfuggita, come quella volta che a pochi giorni dalla sua investitura alla presidenza augurò pubblicamente a Angela Merkel di diventare il prossimo cancelliere della Germania. Le sue parole sono state pubblicate ieri mattina in un’intervista al settimanale «Focus», e se a qualcuno venisse il dubbio – «Ma le avrà dette per davvero?» - può andarsele a rileggere in qualsiasi momento.
«In Germania esistono grosse differenze tra le condizioni di vita, differenze che vengono azzerate solo tramite sovvenzioni inaccettabilmente alte. Nessuno può prevedere se regioni economicamente deboli della Germania orientale possano essere nuovamente industrializzate, ma a prescindere da ciò, ci sono in tutta la Repubblica Federale grandi differenze di livelli di vita, sia sull'asse Nord-Sud, che su quello Est-Ovest», ha detto il presidente Koehler. Che in altre parole significa che Germania Est e Germania Ovest non sono uguali, e se continua così non lo saranno mai. «Chi nega queste differenze cementa lo stato assistenzialista e impone alle generazioni giovani un inammissibile carico di debiti – ha aggiunto il presidente -. Dobbiamo emanciparci dallo stato assistenzialista e creare spazi di libertà per le idee e le iniziative delle persone. La gente dell'Est può fare affidamento sulla solidarietà della comunità e sulle promesse fatte, ma ognuno - a Est e a Ovest - adesso deve sentire il peso della responsabilità».
Dai tempi dei discorsi di Helmut Kohl sulle lacrime, il sangue e il sudore che avrebbero accompagnato il dorato cammino della riunificazione tedesca, nessun politico aveva mai osato fare un bilancio onesto dello stato delle cose. Per questo le parole del presidente Koehler – come quel bambino che nel silenzio generale aveva gridato “Il re è nudo” – hanno scatenato reazioni tanto critiche quanto unanimi. «Un’espressione infelice», ha detto il premier Spd dello Schleswig-Holstein Heide Simonis; «c’è il rischio di dividere la popolazione», ha osservato la liberale Cornelia Piper. «Così non si dà speranza ai tedeschi dell’Est», dicono gli ex comunisti con Lothar Birsky, «Una chiamata alla rassegnazione», l’ha definita invece il segretario dei Verdi Reinhard Buetikofer. Solo il cancelliere ha preferito tacere. Ma nel pomeriggio di ieri, il governo ha diffuso un comunicato della cancelleria dal titolo «La Germania ha bisogno di unità».
Per Schroeder non è un segreto che il Paese rischia di spaccarsi in due: qualche settimana fa aveva confidato a una cerchia di fedelissimi che il suo timore non erano le «MontagsDemo» - le manifestazioni di protesta contro il governo che si svolgono da qualche mese ogni lunedì in tutto il Paese – né le critiche alla nuova legge sul mercato del lavoro. «Il rischio – aveva detto – è che lo scontento sfoci in un confronto diretto tra Est e Ovest». In tempi di campagna elettorale – in cui la Spd si gioca molto sul piano della credibilità e della capacità di continuare a governare il Paese - significa rischiare una disfatta totale. Perché non c’è un solo tedesco, dell’Est o dell’Ovest, che non pensi in cuor suo che la riunificazione sia stata una grande illusione. «Preferisco lavorare all’estero – ci disse una volta un giovane imprenditore della Germania orientale – perché all’estero sono un tedesco, mentre in Germania resto un tedesco dell’Est». «Sono socialdemocratico, alla riunificazione ci ho creduto – ci ha confessato qualche tempo fa il portavoce di un ministero federale – ma penso sempre più spesso che qualcosa non abbia funzionato, e che i soldi delle tasse che vanno all’Est siano soldi buttati». Il presidente Koehler ha scelto di parlare, l’«Ost-West Debatte» (il dibattito tra Est e Ovest) è cominciato. Adesso non sarà facile fermarlo.
«In Germania esistono grosse differenze tra le condizioni di vita, differenze che vengono azzerate solo tramite sovvenzioni inaccettabilmente alte. Nessuno può prevedere se regioni economicamente deboli della Germania orientale possano essere nuovamente industrializzate, ma a prescindere da ciò, ci sono in tutta la Repubblica Federale grandi differenze di livelli di vita, sia sull'asse Nord-Sud, che su quello Est-Ovest», ha detto il presidente Koehler. Che in altre parole significa che Germania Est e Germania Ovest non sono uguali, e se continua così non lo saranno mai. «Chi nega queste differenze cementa lo stato assistenzialista e impone alle generazioni giovani un inammissibile carico di debiti – ha aggiunto il presidente -. Dobbiamo emanciparci dallo stato assistenzialista e creare spazi di libertà per le idee e le iniziative delle persone. La gente dell'Est può fare affidamento sulla solidarietà della comunità e sulle promesse fatte, ma ognuno - a Est e a Ovest - adesso deve sentire il peso della responsabilità».
Dai tempi dei discorsi di Helmut Kohl sulle lacrime, il sangue e il sudore che avrebbero accompagnato il dorato cammino della riunificazione tedesca, nessun politico aveva mai osato fare un bilancio onesto dello stato delle cose. Per questo le parole del presidente Koehler – come quel bambino che nel silenzio generale aveva gridato “Il re è nudo” – hanno scatenato reazioni tanto critiche quanto unanimi. «Un’espressione infelice», ha detto il premier Spd dello Schleswig-Holstein Heide Simonis; «c’è il rischio di dividere la popolazione», ha osservato la liberale Cornelia Piper. «Così non si dà speranza ai tedeschi dell’Est», dicono gli ex comunisti con Lothar Birsky, «Una chiamata alla rassegnazione», l’ha definita invece il segretario dei Verdi Reinhard Buetikofer. Solo il cancelliere ha preferito tacere. Ma nel pomeriggio di ieri, il governo ha diffuso un comunicato della cancelleria dal titolo «La Germania ha bisogno di unità».
Per Schroeder non è un segreto che il Paese rischia di spaccarsi in due: qualche settimana fa aveva confidato a una cerchia di fedelissimi che il suo timore non erano le «MontagsDemo» - le manifestazioni di protesta contro il governo che si svolgono da qualche mese ogni lunedì in tutto il Paese – né le critiche alla nuova legge sul mercato del lavoro. «Il rischio – aveva detto – è che lo scontento sfoci in un confronto diretto tra Est e Ovest». In tempi di campagna elettorale – in cui la Spd si gioca molto sul piano della credibilità e della capacità di continuare a governare il Paese - significa rischiare una disfatta totale. Perché non c’è un solo tedesco, dell’Est o dell’Ovest, che non pensi in cuor suo che la riunificazione sia stata una grande illusione. «Preferisco lavorare all’estero – ci disse una volta un giovane imprenditore della Germania orientale – perché all’estero sono un tedesco, mentre in Germania resto un tedesco dell’Est». «Sono socialdemocratico, alla riunificazione ci ho creduto – ci ha confessato qualche tempo fa il portavoce di un ministero federale – ma penso sempre più spesso che qualcosa non abbia funzionato, e che i soldi delle tasse che vanno all’Est siano soldi buttati». Il presidente Koehler ha scelto di parlare, l’«Ost-West Debatte» (il dibattito tra Est e Ovest) è cominciato. Adesso non sarà facile fermarlo.
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