Da Il Manifesto del 16/09/2004

«Sorelle nere, attente al down low»

Al Black Caucus, posti in piedi e donne in prima fila quando si parla della pratica dei maschi neri di avere rapporti bisex, all'insaputa delle proprie compagne

di Marco D'Eramo

WASHINGTON - Non è proprio il tema che ti aspetteresti al centro di un dibattito nella conferenza annuale di un gruppo parlamentare, in questo caso quella del gruppo parlamentare nero (Black Congressional Caucus) che si è tenuta qui dall'8 all'11 settembre (vedi la puntata precedente, il 14 settembre). Né ti aspetteresti che quest'argomento attragga una massa straripante di ascoltatori, tanto che i due terzi fra loro rimarranno fuori dal pur capiente sala (300 sedie circa). Ma ancora più inatteso è che il 90% di questa folla è femminile.

Già perché il tema - letteralmente intraducibile - di questo seminario è Black Love: Dating, Disease, and Down Low. Dating indica qualunque gradazione relazionale tra l'«uscire insieme» e lo «stare assieme». Il disease è l'Aids. E il down low (alla lettera «sotto sotto» in senso sessuale). Ma down low è divenuto di moda negli ultimi anni come termine sessuale che, secondo la maggiore catena di settimanali alternativi neri, Rolling Out, «può essere definito come maschi neri ritenuti eterosessuali che però sono attivi bisessualmente e non rivelano alle proprie partner il loro comportamento stesso-sessuale».


L'ONOREVOLE BLACK PANTHER

Ma perché un gruppo parlamentare deve occuparsi di corteggiamenti, infedeltà e sodomie? E, soprattutto, perché mai a presiedere il dibattito è l'onorevole Bobby Rush di Chicago, che nel 1968 era una Pantera nera sfuggita per un pelo all'esecuzione a freddo di due Black Panthers (Fred Hampton e Mark Clark) e dal ferimento di altre quattro, mentre dormivano, durante un'irruzione all'alba della polizia nel loro appartamento? Da allora Bobby Rush ne ha fatta di strada, la sua figura si è appesantita, i baffi ingrigiti, ha preso un master in scienze politiche, un altro in studi teologici, è diventato pastore battista, poi consigliere comunale di Chicago e infine, dal 1992, deputato a Washington. Ma lo stesso: perché una ex Pantera nera si occupa di mariti bisessuali?

Il fatto è che - come ti senti ripetere innumeri volte in innumeri seminari di questa Annual Legislative Conference del Black Caucus - l'Aids è diventato «epidemia nera», sia nel mondo (infuria e miete vittime soprattutto in Africa e nei Caraibi), sia negli Stati uniti, dove è sieropositivo un numero sproporzionato di neri e dove - in particolare - un numero ancora più sproporzionato di donne nere (vedi i numeri nella scheda accanto).

Ma come mai ci sono 23 donne nere sieropositive per ogni bianca nello stesso stato? Fin dal titolo il dibattito tende ad attribuire il fenomeno al down low. E allora ecco Leonard Smith, predicatore della Chiesa battista Mount Zion, due dottorati in teologia e pastorale, chiedere alle donne di valutare meglio e mettere alla prova l'uomo con cui si mettono. Ecco Jamie Foster Brown, fondatrice, editrice e direttrice del magazine per donne nere Sisters2Sisters («Sorelle a Sorelle», gli afroamericani si chiamano tra loro spesso «fratello» e «sorella») recitare una specie di posta del cuore, orale. Ecco Phil Wilson, direttore del Black Aids Institute di Chicago chiedere di alzarsi a quanti nella sala sono sieropositivi e si sentono abbastanza a proprio agio per dirlo: si alza un solo uomo muscoloso in maglietta bianca. Poi Wilson chiede quanti hanno un parente stretto sieropositivo e allora un buon quarto della sala si alza. Più della metà degli astanti scatta in piedi quando la sieropositività si riferisce alla famiglia allargata o acquisita. E nessuno resta seduto quando si tratta anche di amici, vicini, colleghi di lavoro. Infine Phil Wilson rivela dal podio che anche lui è affetto dall'Aids, ma - dice - finché questa malattia resterà stigmatizzata e taciuta, non ci sarà modo di combatterla.

Fa colpo anche l'intervento di J. L. King, autore del best-seller On the Down Low («Viaggio nelle vite degli etero neri che vanno a letto con uomini»). Racconta che prima di venire a Washington, su un sito web popolare tra maschi che vogliono agganciare altri maschi, ha diffuso un messaggio in cui diceva che avrebbe partecipato a questa conferenza nel fine settimana e chiedeva un appuntamento a chi partecipava all'evento. Ha ricevuto molte risposte: alcuni rifiutavano perché già troppo presi da troppi incontri. Tra le altre sei risposte positive, ha organizzato un incontro la notte prima con quattro uomini, di cui due celibi e due sposati. Uno dei due sposati è un «leader della sua comunità», un attivista, un pastore in una chiesa, «qualcuno che avrete avuto occasione di ascoltare e ammirare in questi giorni». «È inutile che chiedi ai down low di svelare alla moglie la propria bisessualità: tanto non lo faranno mai, e staccano subito il contatto con te».

Una delle ragioni è il maschilismo nero, per cui un nero deve essere un toro eterosessuale, per cui «solo i bianchi sono checche»: anche nel dibattito a cui assisto non viene mai pronunciata la parola «omosessuale» (si dice «dello stesso sesso») e il termine gay viene evitato. Secondo King, l'unica cosa che puoi fare è chiedere di rinunciare ai rapporti anali e di usare il preservativo. E fa scoppiare a ridere le donne in sala (comprese parecchie anziane) quando se ne esce con: «Non c'è nessun bisogno di preservativi Large o Extra large, o Extra-extra large perché - come dimostro praticamente nelle mie conferenze - un preservativo normale contiene il pugno chiuso e tutto l'avambraccio di un uomo muscoloso». King si riferisce con ironia all'alta opinione che i neri hanno (e i tabi bianchi accrescono) del proprio pene: «Non è solo l'io che è ipertrofico».

Però spesso sono le donne che non hanno il coraggio di chiedere al proprio partner di usare il preservativo, per paura di apparire donne facili, che hanno contatti con molti uomini. Alla non-cultura del preservativo sono dovute in parte le tante ragazze madri tra le minorenni nere. L'altro fattore è la bigotteria del sistema scolastico Usa che - come Giovanni Paolo II - scoraggia l'uso di contraccettivi quali pillola, spirale, diaframma, e considera la castità l'unico anticoncezionale efficace.

Ma è proprio così nuovo e proprio così nero il down low? Achille, Socrate, Cesare non erano down low solo perché le loro donne erano perfettamente al corrente della loro bisessualità. Nella modernità down low erano una sterminata serie di vittoriani usciti dalle public schools (che in realtà sono private) e sono una consistente minoranza di bianchi europei e una ancor più consistente frazione di arabi.

La dottoressa Constance Shabazz ha dichiarato a Rolling Out: «Le donne possono essere infettate da aghi di siringa sporchi - aghi per iniettarsi sostanze illecite, ma anche per tatuarsi. Possono essere infettate dall'avere rapporti con uomini tossici, o con uomini tornati in libertà dopo avere avuto rapporti sessuali in prigione con altri uomini, o con uomini infettati da altre donne».

La verità è che la diffusione dell'Aids via down low è solo un fattore collaterale - e nemmeno il più importante - della vera grande tragedia che colpisce i neri Usa, e cioè il loro internamento generalizzato (vedi la puntata precedente) che è per gli afro-americani del XXI secolo l'equivalente di quel che era la schiavitù nel XIX: l'indelebile stigmate razziale.


IL GRANDE INTERNAMENTO NERO

Su 2,2 milioni di detenuti Usa, un milione (il 45%) è nero. Poiché vi sono circa 17, 5 milioni di maschi neri, di cui circa 10 milioni tra i 16 e i 65 anni, vuol dire che a ogni momento un maschio nero su dieci è in prigione, che tra i 18 e i 25 anni un giovane nero su quattro è andato in prigione, che la metà degli adulti maschi neri andrà in prigione almeno una volta in vita sua. E in carcere diventa drogato anche chi non lo era, si becca l'Aids chi era sieronegativo.Non solo. Nel recente libro The Sexual Organization of the City (pubblicato dalla University of Chicago Press) gli autori hanno dimostrato che l'alto tasso d'internamento crea una scarsità di maschi neri sessualmente attivi: il risultato nei ghetti neri delle inner cities è che si è reinstaurata una poligamia di fatto perché le donne accettano di condividere il proprio uomo con altre donne (moltiplicando così il rischio di Aids).

Altro che down low! È il grande internamento che sta ingabbiando nella disperazione la comunità afro-americana degli Stati uniti. Ma forse la lotta contro il down low sta a quella contro la selvaggia repressione razziale come un Congressman pastore battista sta a una Pantera nera.

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