Da Corriere della Sera del 16/09/2004

Stati generali, il presidente Motta: Urbani ci ha deluso, investire nel settore è strategico

Legge sul libro, la protesta degli editori «Sui fondi il ministro riveda le priorità»

L’associazione: non cerchiamo privilegi, solo aiuto per allargare la base dei lettori. Gasparri: i tg dedichino un minuto alle recensioni

di Paolo Conti

ROMA - Gli Stati generali dell’editoria, convocati a Roma dall’Aie, l’Associazione italiana editori, si sono conclusi con una dichiarazione di ostilità. Quella degli editori verso il ministro per i Beni e le attività culturali, Giuliano Urbani che martedì ha ammesso: difficile pensare alla prossima approvazione di una legge sul libro, manca la necessaria copertura finanziaria. Chiudendo i lavori ieri mattina, il presidente dell’Aie, Federico Motta, non ha usato mezzi termini parlando del rinvio a data da destinarsi della legge sul libro per mancanza di copertura finanziaria: «Siamo rimasti molto delusi, sinceramente interdetti dall’intervento del ministro. Sulla legge non ha assunto alcun serio impegno. A quanto si è capito dall’intervento sembra che il governo, tranquillizzato dallo stato di buona salute delle case editrici, non ritiene di dover intervenire per allargare la platea dei lettori, e quindi la cultura del Paese. Il fatto che sappiamo fare gli imprenditori sembra essere una colpa che procura indirettamente un danno alla società italiana». Ma gli attacchi di Motta a Urbani sul mancato varo della legge sul libro (defiscalizzazione degli acquisti per le famiglie, festa del libro, credito agevolato per le case editrici emergenti) non finiscono qui: «Si dice che non ci sono risorse. Ma le risorse si sono trovate per il cinema, per il digitale terrestre, per il calcio. Non ci sono, sarebbe meglio dire non ne restano, per il libro e la lettura». Infine Motta ha elencato altri esempi: «La Danimarca ha raddoppiato lo stanziamento per la promozione della cultura, l’Austria ha lanciato un nuovo programma di promozione della lettura nelle scuole». E infine: «Si rimane sgomenti ad ascoltare un ministro che non possiede le elementari categorie che pongono tra le priorità della politica la scelta delle indispensabili priorità di investimento strategico».

Un’autentica dichiarazione di ostilità che svela l’altra delusione dell’Aie: la totale assenza di rappresentanti di Palazzo Chigi. Agli Stati generali dell’editoria non si sono visti infatti né il sottosegretario con delega all’editoria, Paolo Bonaiuti, né il capo del Dipartimento editoria, Mauro Masi. Una delusione forte, soprattutto perché gli editori hanno sottolineato di non cercare «privilegi, elargizioni, risorse, protezioni» ma solo un aiuto per allargare la base dei lettori e concretizzare lo slogan: «Più cultura, più lettura, più Paese». Il via alla polemica è venuto di prima mattina da Ferruccio de Bortoli, vicepresidente dell’Aie: «Urbani mi ha fortemente deluso, in un’occasione così importante ci aspettavamo un atteggiamento diverso nei riguardi del libro, proporrò a Motta di non partecipare al gruppo di lavoro suggerito da Urbani». Il ministro lo aveva proposto all’Aie per tentare di individuare insieme cosa poter fare con le risorse a disposizione. E ancora: «Se per leggere ci fosse bisogno di un decoder, forse allora i finanziamenti arriverebbero». Giuseppe Laterza, presidente della casa editrice Laterza, ha rincarato la dose: «Le nostre sono proposte di buonsenso per qualsiasi nazione evoluta».

Invece da Maurizio Gasparri, ministro delle Comunicazioni, sono arrivate un paio di proposte concrete: «Vorrei invitare i direttori dei tg a dedicare, in ogni edizione, almeno qualche minuto a una rapida ed efficace recensione di un libro. Del resto ogni giornale dedica pagine alla cultura ed in ogni sua edizione pubblica delle recensioni. Ma perché non se ne deve occupare, così come fa un giornale, ogni edizione di un telegiornale, anche nelle edizioni di maggiore ascolto?» Un’ipotesi condivisa anche dal consigliere di amministrazione della Rai, Marcello Veneziani, che ha appena presentato al Cda di viale Mazzini (che lo ha approvato) un piano per la «promozione della cultura popolare nel servizio pubblico radiotelevisivo» in cui si ipotizza l’uso del libro come uno oggetto di «uso quotidiano».

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