Da Corriere della Sera del 17/09/2004

RAPPORTO SEGRETO

L’Iraq a fine 2005? La Cia vede tre scenari

Il documento descrive anche l’ipotesi di guerra civile E in un sondaggio Kerry torna in testa

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Tre scenari, tutti negativi, sul prossimo anno e mezzo in Iraq figurano nel primo rapporto segreto della Cia da quello dell’ottobre 2002 che fornì a Bush le ragioni per la guerra. Nel migliore dei casi, avverte il rapporto, il « National intelligence estimate » di fine di luglio, l’Iraq si trascinerà avanti come adesso. Ma è anche possibile che la situazione peggiori, aumentino i sequestri, la guerriglia, gli attentati, e la crisi economico sociale si aggravi. Né si può escludere - terzo scenario - che nel 2005 scoppi una guerra civile.

Secondo il New York Times , che ne ha dato notizia, il rapporto di 50 pagine compilato da tutti i servizi americani e firmato da John McLaughlin, il facente funzione di direttore della Cia, «tradisce un estremo pessimismo».

La rivelazione del New York Times ha scosso l'America. E' un grido d'allarme che per ragioni elettorali la Casa Bianca ha prima tentato di nascondere poi di minimizzare. Uno dei suoi portavoce, Sean McCormack, lo ha definito «la prova che bisogna aiutare il popolo iracheno ad affrontare le sue difficili sfide». E ha aggiunto: «Questi scenari erano già stati delineati in passato, e si sono rivelati infondati: gli iracheni hanno smentito tutte le avverse previsioni». Un altro portavoce, Scott McClellan, ha sostenuto che «la maggioranza irachena vuole la pace e la democrazia».

Ma alcuni membri dell'intelligence hanno ricordato al New York Times che le valutazioni iniziali della guerra in Iraq erano state positive, persino trionfalistiche, e non hanno retto alla verifica sul campo.

Sul contenuto del rapporto regna il massimo riserbo. Ma ciò che più preoccupa gli esperti è che dalla stesura del nuovo Estimate , ordinata dall'ex direttore della Cia George Tenet, la situazione in Iraq è precipitata: il mese scorso si sono verificati 87 attacchi al giorno contro le truppe Usa, che hanno avuto più di mille feriti, un record. Per Francis Fukuyama, l'autore del famoso saggio «La fine della storia», uno dei pericoli in Iraq è che l'attuale ondata di antiamericanismo cresca: «Che cosa faremo? Non è realistico pensare che gli iracheni possano provvedere da soli alla sicurezza». Anche i repubblicani al Congresso si interrogano sul futuro: «E’ patetico - ha protestato il senatore Chuk Hagel, un eroe della guerra del Vietnam -. Non si conquista il cuore popolare coi fucili».

Non è chiaro se il rapporto segreto e gli inquietanti sviluppi delle ultime settimane indurranno la Casa Bianca a cambiare strategia in Iraq. E’ probabile che temporeggi fino alle elezioni presidenziali del 2 novembre. Ma l’ Estimate potrebbe ostacolare Bush e rilanciare il suo avversario John Kerry. Il candidato democratico ha asserito che «sarà molto difficile tenere le elezioni in Iraq a gennaio in città come Falluja e Najaf». E ha aggiunto: «So che i loro organizzatori chiedono più tempo. Il presidente non è onesto col popolo americano». Il sondaggio Harris, in contrasto con tutti gli altri, parrebbe dargli ragione: Kerry sarebbe ritornato davanti a Bush di un soffio, il 48 per cento contro il 47 per cento dei voti.

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