Da La Repubblica del 17/09/2004

Angela Merkel: troppo pericolosa l´adesione di Ankara. Il no di Schroeder, l´imbarazzo dei leader popolari

"No alla Turchia in Europa"

Appello della Cdu tedesca ai premier conservatori della Ue

di Andrea Tarquini

BERLINO - No all´ingresso della Turchia nell´Unione europea. Ecco il cavallo di battaglia con cui l´opposizione cristiano-conservatrice tedesca vuole tornare protagonista sulla scena internazionale. Con una lettera inviata a Silvio Berlusconi e agli altri capi dei governi e dei partiti aderenti al Ppe o conservatori in tutto il Vecchio continente, il leader della Cdu Angela Merkel chiede un´alleanza a livello continentale per fermare l´adesione di Ankara. Dal governo rossoverde tedesco è subito venuta una dura condanna. L´iniziativa rischia di spaccare il fronte moderato-conservatore nella Ue. Proprio Berlusconi infatti, insieme ai leader del centrodestra in Spagna, Portogallo, Grecia e dei paesi del Benelux, è tra i più accesi sostenitori della porta aperta ad Ankara per agganciare l´Islam democratico turco all´Europa e all´Occidente. E su questo sfondo, il rinvio della riforma dei codici che avrebbe voluto criminalizzare adulterio e poligamia, e che il premier turco Erdogan aveva voluto per venire incontro alle richieste di modernizzazione del costume da parte della Ue complica le cose per Ankara. La riforma è saltata per conflitti interni allo Akp, il partito di maggioranza.

«Con questa mia lettera», scrive la Merkel nel messaggio recapitato a Palazzo Chigi e agli altri premier democristiani o conservatori, «vorrei chiedere uno sforzo comune. Esaminate la nostra posizione, cerchiamo insieme una posizione unitaria su questo tema». Secondo la leader del centrodestra tedesco, un ingresso della Turchia nella Ue metterebbe in pericolo la forza d´integrazione politica, economica, sociale dell´Unione europea. Frau Merkel propone un´alternativa: «Non dire di no alla Turchia, ma costruire tra la Ue e Ankara una partnership speciale e rafforzata». Cioè più cooperazione economica, politica, militare, ma senza frontiere aperte per gli immigrati e senza fondi Ue per l´agricoltura o altri aiuti europei. Perché «l´importante programma di riforme (del governo islamico moderato di Erdogan, ndr) ha preso la strada giusta, e noi dobbiamo rafforzarlo e sottolineare l´importanza della Turchia sia quale partner nella Nato, sia come modello di uno Stato democratico nel mondo islamico».

Immediata, e dura, la reazione negativa del governo rossoverde tedesco. Secondo il portavoce del cancelliere Schroeder, Béla Anda, «dal 1963 abbiamo promesso alla Turchia un ingresso a pieno titolo in Europa a condizione del varo di riforme credibili». Schroeder, sul caso turco, la pensa esattamente come Berlusconi: ritiene interesse strategico dell´Europa e dell´Occidente integrare Ankara. Opinione diffusa anche tra i popolari. Perplessità sulla lettera della Merkel ha espresso il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker.

Il futuro della Turchia diventa dunque tema centrale nella politica interna dell´intera Unione europea. Per la Germania, dove oltre tre milioni di turchi sono la più numerosa comunità immigrata e si sentono minoranza etnica in Germania, è uno scontro cruciale. Gli elettori del centrodestra temono l´islamizzazione della società e una pressione intollerabile sul mercato del lavoro. La sinistra al potere condivide con i centrodestra di Italia, Gran Bretagna, Spagna e Benelux, l´incubo di un riflusso integralista ad Ankara. I governi francese e austriaco invece appoggiano l´idea della Merkel. La spaccatura potrebbe diventare profonda quasi come quella tra pacifisti e filo-americani sulla guerra in Iraq.

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