ROMA - «Stante quanto sopra, si comunica che a decorrere dal 20 settembre sarà applicata una nuova commissione aggiuntiva a quella di accettazione dei bollettini, pari ad euro 0,70 per i versamenti dovuti dall’utenza per le pratiche automobilistiche». Anche Poste Italiane, istituto controllato dal Tesoro, si adegua alla nuova ondata di rincari che, dopo quella travolgente di fine giugno, sta investendo in questi giorni gli sportelli del sistema bancario e finanziario italiano. La notizia forse non farà piacere al ministro, Domenico Siniscalco, che proprio due giorni fa aveva chiesto il coinvolgimento delle banche e delle istituzioni finanziarie, dopo quello dei commercianti e della grande distribuzione, nel piano del governo per controllare i prezzi e le tariffe e difendere il potere d’acquisto delle famiglie. «C’è un evidente problema di costo dei servizi finanziari» aveva detto il ministro. Senza tornare ai dati dell’Istat, che a giugno registravano un aumento tendenziale del 7,5% per il costo dei servizi bancari, basta guardare la Gazzetta Ufficiale degli ultimi giorni per rendersene conto. Gli annunci di un rincaro delle commissioni, di aumento dei tassi attivi praticati alla clientela, e della contestuale riduzione di quelli passivi sui conti correnti e i depositi a risparmio, si sprecano.

E riguardano, oltre a parecchie decine di piccole banche e casse rurali, anche istituti di una certa importanza, come le Popolari di Milano, di Lodi, la Banca Toscana, il Banco di Sardegna, la Cassa dell’Aquila, la Popolare dell’Etruria, quella dell’Emilia-Romagna, la Cassa di Prato, quelle di Asti e di Terni, l’Unipol Banca, la Bnl. Nella maggior parte dei casi si assiste a un consistente ritocco all’insù delle commissioni per i servizi. La Bnl, ad esempio, da oggi, introduce una nuova commissione da 5 euro sui conti correnti ordinari per il blocco degli assegni smarriti, e aumenta a 2,50 euro le spese per ogni singola scrittura di conto corrente per le imprese.

Molte banche, e spesso con decorrenza dal prossimo primo ottobre, hanno però deciso di mettere mano anche alla struttura dei tassi. La Popolare dell’Etruria aumenterà i tassi attivi di mezzo punto, e nello stesso tempo porterà fino a un massimo di 50 euro trimestrali le spese forfettarie sui c/c e quelle di istruttoria e rinnovo dei fidi. La Carispaq ha deciso una doppia manovra: più 0,50 per i tassi attivi, meno 0,25% per quelli sui depositi. Così la Banca Toscana, ma solo negli sportelli di Arezzo e provincia: meno 0,1% sui tassi passivi, più mezzo punto sugli attivi. La Banca Arditi Galati di Lecce e la Banca di Palermo, entrambe del gruppo Sella, il cui presidente Maurizio guida da anni l’Associazione Bancaria, dopo un aumento dei tassi attivi di 0,75 punti dal 10 settembre, dal primo ottobre, aumenteranno i canoni forfettari di un massimo del 20%.

Avviata su Torino, e subito esportata in Val d’Aosta, la «moral suasion» del governo per il mantenimento e la riduzione di prezzi e tariffe da qui a fine anno, ha finora convinto gli esercenti, i commercianti e la grande distribuzione. L’obiettivo del ministro resta quello di estendere il modello a tutto il paese e, se possibile, al 2005. Convincendo anche le banche, spesso tartassate dal governo quando c’è da far quadrare i conti pubblici, a sedersi al tavolo «concertativo» per la difesa del potere d’acquisto dei salari. Tenendo conto che dal 2000 ad oggi, sempre secondo i dati dell’Istat, il costo dei servizi bancari in Italia è cresciuto del 35%.