Da La Repubblica del 20/09/2004

Regionali in Sassonia e Brandeburgo

Germania a est avanzano i neonazisti

Crollo Cdu, tiene la Spd ascesa dei postcomunisti

di Andrea Tarquini

BERLINO - DUE spettri s´aggirano nel cuore dell´Europa, gli spettri del neonazismo e del neocomunismo stalinista. Quasi 15 anni dopo la caduta del "Muro della vergogna", i gruppi dell´ultradestra xenofoba, antioccidentale e antisemita e gli orfani della dittatura della Ddr escono vincitori delle regionali in Germania est. Nostalgici delle "due H", di Hitler e di Honecker, vincono con slogan simili: no a tagli e riforme al welfare, no all´euro e alla Nato, no all´Europa delle frontiere aperte. Gli opposti estremismi pesano come una macchia sporca sull´immagine internazionale della democrazia tedesca.

La Germania che il 9 novembre celebrerà l´anniversario dell´inizio della riunificazione appare infelice, instabile, inquieta. Una Germania dove all´Est molti, troppi cittadini oggi non s´identificano nei valori costitutivi della democrazia, un gigante malato incapace di tornare motore e leader dell´Europa.

L´ascesa dei neonazisti è fortissima nella Sassonia che pure all´Est è il Land più ricco. Il decollo neocomunista investe il Brandeburgo, cioè la regione che formava l´antica Prussia insieme alla capitale. Lo schiaffo ai partiti dell´arco costituzionale sarà un boomerang economico: gli investitori internazionali, spaventati dagli estremismi, preferiranno Polonia, Repubblica ceca, Ungheria, Slovacchia e Slovenia. La protesta contro le riforme e i tagli con cui il cancelliere Schroeder vuole ristrutturare il welfare tedesco per renderlo finanziabile, e la rabbia dei tedeschi dell´Est contro fallimenti e ritardi della riunificazione, diventano un impetuoso vento di jacquerie. Un vento che colpisce la Cdu non meno della socialdemocrazia. La relativa tenuta spd è anzi l´unico dato confortante.

I risultati sono drammatici. Nella prospera Sassonia, bastione democristiano dall´alba della democrazia, la Cdu al potere col premier Georg Milbradt subisce un´emorragia di consensi, precipitando dal 56 al 42,7%. I neonazisti della Npd volano al 9,4, e tallonano da vicino la Spd quale terzo partito. Seconda forza politica i neocomunisti della Pds, al 23,5% nonostante che il loro leader regionale, Peter Porsch, sia accusato d´essere un ex agente della Stasi, la famigerata Gestapo rossa della Ddr.

In Brandeburgo, la Spd del giovane premier Matthias Platzeck perde voti ma riesce a restare primo partito col 32,1%. Crolla invece la Cdu, alleata di Platzeck in una Grande coalizione regionale a Potsdam, precipitando al 19,4%. I neocomunisti sono il secondo partito, con un 28,9 che è il loro massimo storico assoluto in un´elezione libera. I neonazisti rappresentati qui dalla Dvu crescono al 5,9.

«È il rischio di declino dei partiti storici della nostra democrazia», commentavano ieri sera le due reti tv pubbliche nazionali, Ard e Zdf. «Dobbiamo preoccuparci», ha detto il leader del centrodestra, Angela Merkel. E in un segnale d´allarme ieri sera i rappresentanti dei partiti democratici hanno abbandonato un dibattito tv sul voto, quando è entrato il rappresentante neonazista. Ma Schroeder sembra non avere scelta: solo sperando che le riforme rilancino l´economia potrà scommettere sulle elezioni politiche federali tra due anni. I neonazisti della Npd esultano. «E´ un trionfo grandioso delle forze nazionali», bofonchia sudato il leader sassone Holger Apfel. «Abbiamo vinto nonostante l´odio dei media». Hanno vinto con slogan contro le riforme di Schroeder quasi uguali a quelli della Pds. E a loro volta i neocomunisti che hanno ereditato palazzi e miliardi da Honecker hanno chiesto un voto contro la socialdemocrazia, non contro l´ultradestra. Come fu per il Pc tedesco nella Repubblica di Weimar è la Spd, non la reazione, il loro primo nemico.

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