Da Corriere della Sera del 21/09/2004

Decapitato in Iraq un ostaggio americano

L’esecuzione in un video sul web. Al Zarkawi avrebbe eseguito la sentenza: 24 ore per gli altri due sequestrati

di Lorenzo Cremonesi

Scade l’ultimatum e inevitabile arriva la sentenza: decapitazione. Pare sia eseguita personalmente da Abu Mussab Al Zarkawi, il braccio destro di Osama Bin Laden in Iraq. «Il nostro comandante Al Zarkawi, Dio lo protegga, oggi ha decapitato il primo degli ostaggi americani. Il nostro gruppo eseguirà la condanna a morte anche dei prossimi». Nel video la vittima, Eugene Armstrong, appare con gli occhi bendati, vestito con una tunica arancione, trema, singhiozza vistosamente poco prima che la lama del coltello arrivi al suo collo. L’agonia sembra non finire mai. Per oltre 7 minuti i terroristi leggono la sentenza alle spalle dell’americano «nel nome di Allah clemente e misericordioso». Entra la luce del giorno nella stanza, sul muro la bandiera del gruppo, da un lato una lieve brezza fa ondeggiare una tenda. Sono cinque, vestiti di nero, tutti con il passamontagna sul viso. Quattro imbracciano il mitra. In mezzo a loro un quinto uomo, dal volto coperto, legge una lunga sentenza di morte in arabo classico. Poi quest’ultimo estrae il coltello dalla tunica e inizia a recidere il collo di Armstrong. Passa oltre un minuto prima che riesca a tagliare la testa e le urla del morente echeggiano a lungo nella stanza. Alla fine, in un bagno di sangue, depositano la testa sulla schiena del cadavere. I portavoce Usa hanno già annunciato di aver trovato il corpo del decapitato. E ora il nuovo ultimatum: entro stasera verrà ucciso il secondo ostaggio.

Due americani e un inglese contractors per una compagnia edilizia saudita erano stati rapiti giovedì scorso nel centro di Bagdad da un gruppo di 11 uomini armati che aveva agito in modo molto simile al blitz per la cattura delle due Simone il 7 settembre scorso. Per gli altri due ostaggi sono ore di cieco terrore. Da ieri sera l’americano Jack Hensley e l’inglese Kenneth Brigley sanno che ben presto arriverà il loro turno. Dopo il rapimento era stata chiesta la liberazione delle «donne irachene» dalle famigerate carceri di Abu Ghraib e Umm Qasr. A detta delle fonti Usa però le uniche irachene sarebbero chiuse in una prigione militare con l’accusa di avere collaborato ai programmi di armamento non convenzionale ai tempi del regime di Saddam Hussein.

Già in maggio il gruppo di Al Zarkawi Al Tawhid Al Jihad (Monoteismo e Guerra santa) aveva diffuso il video della prima decapitazione. Allora la vittima era Nicholas Berg, un giovane americano rapito nei pressi di Mosul. Era seguita la stessa sentenza di morte per il sudcoreano Kim Sun Il. E anche allora si era detto che l’esecutore materiale della sentenza era stato Al Zarkawi.

Il tempismo dell’annuncio della sentenza dimostra ancora una volta l’impunità con cui i gruppi di guerriglia e terrorismo agiscono ormai in larga parte del Paese. Le truppe americane sembrano non riuscire a restare al passo con il grave deterioramento della situazione. E le forze della destabilizzazione lavorano con decisione per aumentare il caos. Lo dimostra fra l’altro nelle ultime ore l’assassinio di due alti responsabili dell’assemblea degli Ulema, il massimo organismo spirituale sunnita della capitale. Un fatto senza precedenti, che ricorda da vicino i gravi attentati contro le moschee sciite dello scorso febbraio mirati a scatenare lo scontro fra sciiti e sunniti. Ieri mattina il corpo dello sceicco Hazem al Zaida è stato trovato presso la moschea Sajjad, a Sadr City. Il secondo omicidio è avvenuto verso mezzogiorno, quando lo sceicco Mohammad Jadou al Janabi è stato colpito a morte da uomini armati davanti alla moschea di Al Kowtar nella zona di Baya, uno dei quartieri nella zona occidentale di Bagdad, anch’esso a maggioranza sciita. Un colpo duro per le forze della moderazione.

Sinora proprio l’assemblea degli Ulema sunniti è intervenuta più volte con appelli pubblici per la liberazione degli ostaggi occidentali. Lo avevano fatto anche per i 4 body guard italiani rapiti in aprile e di recente per le due Simone.

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