Da Corriere della Sera del 21/09/2004

Tre anni dopo il crac. Le grandi banche americane temono nuove accuse

Enron, parte il processo a Wall Street

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Quasi tre anni fa, nel dicembre del 2001, la bancarotta di una società da 78 miliardi di dollari di capitalizzazione fece tremare Wall Street: quella della Enron, la settima società del mondo, un gigante energetico del Texas, finanziatore elettorale del presidente Bush. Negli ultimi mesi, 32 ex dirigenti della Enron sono stati incriminati di bancarotta fraudolenta, tra di essi l’ex presidente Kenneth Lay - «Kenny boy» per George W. Bush - e l’ex amministratore delegato Jeffrey Skilling, ma sinora pochissimi sono stati sottoposti a processo civile e condannati. Il più noto di loro è un super pentito, l’ex direttore finanziario Andrew Fastow, reo confesso, che in cambio di una riduzione della pena testimonierà contro ex colleghi e superiori.

Ieri a Houston, tuttavia, si è aperto un nuovo capitolo nella saga della Enron: è incominciato il primo processo penale dello scandalo. Riguarda una transazione minore della società, un profitto di 12 milioni di dollari sulla falsa vendita di impianti nigeriani alla fine del ’99. Ma si tratta di un processo pilota: se la procura di Houston vincerà, difficilmente Lay e compagni si sottrarranno al carcere. Gli imputati sono un gruppo misto di ex contabili della Enron, Don Boyle e Sheila Kahanek, e di ex big della massima banca d'investimenti al mondo, la Merrill Lynch: Daniel Bayly, James Brown, Robert Furst e William Fuhs. Bayly e Brown erano due principi di Wall Street: il primo presiedeva al programma di globalizzazione della banca, il secondo ai progetti finanziari. La loro comparsa in aula ha destato enorme scalpore: come poté la stimata Merrill Lynch farsi coinvolgere nei brogli della Enron? Secondo la Procura, la risposta è semplice. Alla fine del '99, la Enron non ottenne i profitti previsti da Wall Street e gonfiò i risultati per evitare il crollo dei titoli in Borsa simulando vendite di sue proprietà all'estero. Merrill Lynch - che nega ogni addebito - ne sarebbe stata complice: avrebbe finto di acquistare gli impianti nigeriani affinché la società potesse registrare 12 milioni di dollari di profitto, ma con soldi che più tardi la Enron le restituì. Tra le prove, la Procura addurrebbe una e-mail di protesta di Brown: «Rischiamo la nostra reputazione, questo è aiutare la Enron a manipolare il suo reddito».

Protesta inutile: Brown avrebbe ricevuto dai superiori l'ordine di procedere perché il volume di affari di Merrill Lynch con Enron era irrinunciabile.

Perché questo procedimento è considerato un processo pilota? Perché alla Enron transazioni del genere sarebbero state all'ordine del giorno. La società avrebbe creato una finanziaria diretta dal «superpentito» Fastow, oggi pronto a vuotare il sacco. E’ giunta l'ora di pagare il conto per gli ex dirigenti che prima della bancarotta si intascarono 1 miliardo e 290 milioni di dollari lasciando disoccupati migliaia di dipendenti e mandando sul lastrico decine di migliaia di investitori. Sia pure in ritardo, la giustizia americana risponde all'istanza popolare preparando punizioni esemplari dei responsabili della «madre di tutti gli scandali», in una fase culminata nel dissesto record della Worldcom.

Da Enron arriva dunque una prima lezione agli «eroi» di Wall Street. Ma i tempi sono cambiati, come dimostra la vicenda di Martha Stewart, la diva miliardaria del bon ton. Condannata a 5 mesi di carcere e a 5 di arresti domiciliari per "insider trading", la compravendita illegittima di azioni, Martha ha fatto ricorso in appello ma ha deciso nel frattempo di scontare la pena. E l'effetto è stato di fare salire le azioni dei suoi titoli in Borsa.

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