Da Corriere della Sera del 21/09/2004

Tra i morti molti bambini. Le operazioni di salvataggio partite in ritardo. Il prefetto: impreparati a tragedie di questo tipo

L’uragano devasta Haiti, più di 500 vittime

Migliaia di case distrutte, l’isola sommersa dall’acqua. Mobilitate le truppe Onu per i soccorsi

di Alessandra Farkas

NEW YORK - Le Nazioni Unite l’hanno definita «una catastrofe». Almeno 500 persone sono morte ad Haiti e migliaia sono rimaste senza tetto a causa delle alluvioni e delle frane provocate dall’uragano Jeanne, ora declassato a tempesta tropicale e diretto verso la Florida. «Purtroppo il bilancio rischia di essere ancora più pesante - ha affermato il portavoce dell’Onu Toussaint Kongo-Doudou - la situazione è a dir poco disperata».

I circa 100 mila residenti di Haiti, la nazione più povera ed arretrata dell’emisfero occidentale, sono stati letteralmente travolti dalle piogge torrenziali e dalle cascate di fango, secondo gli esperti molto frequenti nell’isola a causa dell’endemico processo di deforestazione da parte delle multinazionali straniere del legname che hanno invaso Haiti.

Lo scorso maggio un altro uragano aveva causato la morte di 3300 persone, quasi tutte haitiane, alla frontiera tra Haiti e la Repubblica Dominicana. Come già allora, anche questa volta il primo ministro ad interim Gerard Latortue ha indetto tre giorni di lutto nazionale in memoria delle vittime, il cui numero continua a salire. «Non sappiamo ancora quante siano esattamente», ha ammesso Latortue, annunciando che farà appello agli aiuti internazionali «per affrontare la tragedia». Oltre 250 persone sono morte solo a Gonaives, nella parte settentrionale di Haiti, la città simbolo dell’indipendenza dalla Francia, dove il 29 febbraio scorso scoppiò la rivolta che rovesciò il governo dell’ex presidente Jean-Bertrand Aristide, oggi in esilio.

«A Gonaives vi sono decine di dispersi, centinaia di feriti e migliaia di senzatetto», hanno dichiarato fonti Onu, secondo cui «la maggior parte delle vittime è annegata all’interno delle proprie abitazioni inondate dalle acque dei fiumi». Nella provincia nordoccidentale c’è la conferma della morte di altre 47 persone, mentre ovunque gli obitori non hanno più posto per sistemare i cadaveri. Due equipe mediche argentine ed una di «Medici senza frontiere» sono subito partite dalla capitale Port au Prince alla volta di Gonaives e delle altre regioni settentrionali, mentre l’Onu ha cominciato ad effettuare lanci di acqua potabile, cibo e medicinali dagli elicotteri sopra le zone rimaste senza energia elettrica e collegamenti telefonici. Secondo il prefetto della regione di Artibonite Elie Cantave i soccorsi sono partiti in ritardo: il fatto, ha spiegato, «è che il Paese non è preparato per gestire tragedie di questo tipo».

Per molti scienziati americani anche l’uragano Jeanne, l’ultimo di una catastrofica serie abbattutasi sull’America centro-settentrionale, fa parte dell’escalation di maltempo verificatasi negli ultimi anni a causa dell’effetto serra. «Il numero degli uragani di maggiore intensità è aumentato di due volte e mezzo» afferma Stanley B. Goldenberg, metereologo dell’Amministrazione nazionale Oceanografica ed Atmosferica. «E questa tendenza continuerà nel prossimo decennio, per questo dobbiamo essere preparati ad altri anni disastrosi come il 2004».

E a mettere in guardia dagli effetti devastanti del clima è anche un rapporto stilato dagli undici più eminenti scienziati statunitensi che si sono riuniti in giugno sotto gli auspici dell’Associazione americana per il Progresso delle Scienze. «Questi eventi atmosferici - hanno detto - sono la conseguenza del cambiamento del clima e del surriscaldamento del pianeta».

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