Da Corriere della Sera del 23/09/2004

In tre anni meno tasse per 19 miliardi

Dal 2005 aliquote al 23, 33 e 39%. Ancora da definire la copertura finanziaria. Il premier: né stangate né tagli

di Mario Sensini

ROMA - Prima la Finanziaria vera e propria da 24 miliardi, per ridurre il deficit. Poi, subito dopo, il taglio delle tasse e le misure per la competitività. Con un provvedimento separato che accompagnerà la legge di bilancio, da approvare comunque entro la fine dell’anno perché gli sgravi partano dal gennaio 2005, e sul quale il governo è pronto ad avviare un confronto specifico con le parti sociali. La manovra comincia a prendere corpo, anche se con le imprese e i sindacati il governo tiene ancora le carte ben coperte sulla riforma fiscale. Il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, ne hanno discusso lungamente l’altra sera nella residenza romana del presidente del Consiglio. Il pacchetto prevede sgravi per 6 miliardi nel 2005 (uno per l’Irap sulle imprese, il resto sull’Irpef), 7 nel 2006 e altri 6 nel 2007, con il passaggio a tre sole aliquote Irpef (23, 33 e 39%), dall’anno prossimo, la restituzione del fiscal drag, assegni familiari più corposi per gli incapienti, la detassazione delle polizze di previdenza integrativa private che dovrebbero assorbire il Tfr in via di maturazione.

Ieri, tuttavia, nel corso dell’incontro con le imprese e i sindacati, Berlusconi e Siniscalco non hanno dato indicazioni di sorta sulla riduzione delle tasse promessa per il 2005. Né sull’articolazione degli sgravi, né tanto meno sulla loro copertura, che è poi il nocciolo del problema. «Quello delle tasse è un cantiere ancora aperto» si è limitato ad osservare il ministro dell’Economia, confermando che gli sgravi previsti per il 2005 ammonteranno a circa 6 miliardi di euro.

«La pressione fiscale è ancora troppo alta e bisogna ridurla con un taglio alle tasse che sia finanziato da altri tagli, o comunque coperto, perché il collegato sarà a costo zero», ha detto il ministro offrendo la disponibilità ad aprire una trattativa sul disegno di legge fiscale alle imprese e ai sindacati, che ieri hanno ribadito la loro contrarietà a «tagli generalizzati delle imposte». Una decisione politica definitiva sugli sgravi, tuttavia, non c’è ancora.

Possibile che se ne cominci a parlare già oggi in un vertice di maggioranza, anche se Siniscalco non ha ancora formalmente presentato ai leader della maggioranza il suo pacchetto. Alleanza nazionale, d’accordo con il passaggio alle tre aliquote nel 2005, chiede di concentrare i benefici sui ceti medi e le famiglie, soprattutto con figli e anziani a carico. La Lega Nord, negli ultimi giorni, ha invece ripreso a battere il tasto dei rimborsi fiscali, che hanno accumulato ritardi enormi.

Questione potenzialmente dirompente e sulla quale si registrano la convergenza dei Ds, che con Giorgio Benvenuto hanno presentato alla Camera una risoluzione, e l’interesse della stessa An. «I rimborsi dei crediti fiscali devono essere ritenuti assolutamente prioritari, al pari della riduzione delle imposte» ha detto Daniele Molgora, sottosegretario leghista all’Economia. Riproponendo la compensazione tra debiti e crediti fiscali. Operazione già tentata con un blitz dalla Lega Nord lo scorso anno, quando l’esame della Finanziaria era agli sgoccioli. L’ipotesi confluì in un emendamento del governo, che poi venne stralciato dal presidente della Camera per la mancanza di copertura, una volta ottenute dalla Ragioneria le stime del costo. Due miliardi di euro l’anno.

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