Da La Repubblica del 24/09/2004

Il leader iracheno a Washington. Il democratico Kerry lo attacca: "Fino a pochi giorni fa ci diceva che il paese è inondato da terroristi"

"Non è vero che l´Iraq è un disastro"

Il premier Allawi parla al Congresso: "State aiutando la democrazia"

Il segretario alla Difesa Rumsfeld parla della possibilità di elezioni limitate alle aree sicure
L´ayatollah Sistani, leader sciita moderato, pensa a un possibile rinvio del voto

di Alberto Flores D'Arcais

CEDAR RAPIDS (Iowa) - Da Capitol Hill ai giardini della Casa Bianca il premier iracheno Allawi ha portato ieri nella capitale dell´ ´impero´ il messaggio rassicurante che l´America - almeno quella repubblicana - voleva sentirsi dire: tutto va per il meglio, stiamo sconfiggendo i terroristi, non c´è bisogno di nuove truppe Usa, le elezioni si faranno a gennaio come stabilito.

L´"amico iracheno", l´ex dissidente ed ex uomo della Cia - che con l´aiuto dei marines ha l´improbo compito di creare nell´antica Mesopotamia una democrazia moderna che si concili con le tradizioni islamiche - è diventato per un giorno la ´star´ politica della campagna elettorale americana, schierandosi - non solo metaforicamente - a fianco di George W. Bush.

Lo è stato al Congresso (per l´occasione riunito in seduta straordinaria congiunta presieduta dal vicepresidente Cheney) dove ha strappato lunghi applausi: «Grazie America, i vostri sacrifici non sono stati vani: l´Iraq è un successo. La stragrande maggioranza degli iracheni è grata per ciò che avete fatto per noi, l´America, l´Iraq ed il mondo sono diventati un posto migliore senza Saddam Hussein al potere».

Lo è stato, in modo più controverso, nella conferenza stampa alla Casa Bianca dove ha dovuto replicare, non senza qualche impaccio, alle domande dei "reporter" dei tre principali "network" (Abc, Nbc, Cbs) che contestavano la visione troppo ottimistica di quando sta accadendo realmente a Bagdad, Falluja e dintorni: «In 15 delle 18 province irachene la situazione della sicurezza è talmente buona che le elezioni si potrebbero tenere domani». Elezioni che si devono tenere a gennaio e che secondo il New York Times il leader religioso sciita Sistani preme perché vengano posticipate. Quanto alle autobombe, ai morti e agli ostaggi decapitati «so quanto tutto ciò fa soffrire, lo so, ma la coalizione deve restare ferma, senza cedere un passo. Quando i governi iniziano a negoziare con i terroristi, tutti nel mondo libero soffrono. Quando i leader politici sentono il richiamo delle sirene del disfattismo di fronte alle minacce del terrorismo, si finisce solo per incoraggiare più violenza».

Bush lo ha ascoltato attentamente, pronto a cogliere le sue parole per rispondere a sua volta alle domande "difficili" - «se non credete a me credete almeno al primo ministro che certo ne sa più di tutti di quanto accade laggiù» - e per replicare al candidato democratico John Kerry che anche ieri mattina (a Columbus in Ohio) - ha attaccato duramente la Casa Bianca per il modo in cui sta gestendo il "dopoguerra" iracheno ed ha messo in rilievo le contraddizioni di Allawi: «Mi pare che il primo ministro iracheno stia dicendo il contrario di quanto sosteneva pochi giorni fa, quando parlava delle centinaia di terroristi che entrano nel suo paese. Allawi e il presidente degli Stati Uniti stanno cercando, ovviamente, di presentare la loro azione nel migliore dei modi, ma quanto sta succedendo non si può nascondere. L´America deve di nuovo cambiare strategia per proteggere le nostre truppe e per poter vincere».

Bush gli ha replicato, sempre con a fianco Allawi, dal "giardino delle rose" della Casa Bianca. Per il presidente «i terroristi sanno che stiamo entrando in una fase decisiva e la violenza terroristica potrebbe aumentare con l´avvicinarsi delle elezioni». Elezioni che si faranno («me lo ha confermato il primo ministro Allawi»), anche se il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld ipotizza che si possa votare soltanto nelle zone tranquille del paese: «Nulla è perfetto nella vita, se avessimo elezioni solo in quattro quinti del paese non sarebbe un dramma: è comunque meglio che non avere elezioni per nulla».

Bush ha ricordato il sacrificio «degli uomini e delle donne della forza internazionale caduti a fianco delle truppe americane ed irachene combattendo per la causa della libertà e della sicurezza del mondo»; si è detto ´disgustato´ delle decapitazioni degli ostaggi americani confermando la caccia 24 su 24 a Zarqawi che «si nasconde e decapita la gente per andare sugli schermi televisivi e scuotere l´opinione pubblica americana»; ha negato che il generale John Abizaid - comandante delle operazioni militari in Iraq - gli abbia chiesto di inviare nuove truppe: «Ho incontrato Abizaid questa mattina e non me ne ha parlato. Se me ne parlasse lo ascolterei con la massima attenzione, perchè se ha bisogno di appoggi otterrà gli appoggi che vuole».

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