Da La Repubblica del 26/09/2004

Tony Blair: "Continueremo a fare tutto il possibile". Due alti esponenti della comunità musulmana britannica sono arrivati ieri a Bagdad

"Abbiamo ucciso l´ostaggio inglese"

Due siti islamici rivendicano la morte di Kenneth Bigley

La speranza di ottenere la sua liberazione sembra diventare sempre più debole

di Enrico Franceschini

LONDRA - Lo danno per morto due volte. La prima, al mattino: «Annunciamo l´uccisione del cittadino britannico», afferma un messaggio su al-Alezah, lo stesso sito islamico che nei giorni scorsi aveva comunicato l´esecuzione delle «due Simone» italiane. «Non ci crediamo, quel sito non ha alcuna affidabilità», replica immediatamente il ministro degli Esteri Straw. Ma passano le ore e verso sera giunge una nuova rivendicazione: «Per grazia di Allah, la notizia è esatta, il britannico è stato ucciso», fa sapere al-Islahi, un´altra voce del fanatismo islamico su Internet. Stavolta, a Londra, il governo tace. Tony Blair, più o meno nello stesso momento, arriva a Brighton, la stazione balneare sulla Manica dove stamane si apre il congresso annuale del partito laburista, e dice: «Siamo in contatto con la famiglia Bigley, continueremo a fare tutto il possibile». La speranza, tuttavia, sembra diventare sempre più fragile. Andrew White, un sacerdote anglicano che ha trascorso mesi in Iraq e mediato il rilascio di mezza dozzina di ostaggi, non si fa illusioni: «E´ troppo tardi», commenta. «A Bagdad c´è un vero e proprio commercio di occidentali che vengono rapiti e offerti a chi paga di più. Kenneth Bigley è stato probabilmente venduto per 250 mila sterline (350 mila euro, ndr.), al gruppo di al Zarqawi. E quando un prigioniero finisce in mano ad al Zarqawi, la sua sorte è segnata». Deve pensarlo anche la madre 86enne di Bigley, che ha avuto un malore ed è stata ricoverata, per la seconda volta, in ospedale.

Forse ci vorrebbe un miracolo, e qualcuno ci crede: «I miracoli accadono», dicono due alti esponenti della comunità musulmana di Gran Bretagna, appena sbarcati nella capitale irachena, «noi crediamo nel potere della preghiera, confidiamo in Allah». Il loro viaggio a Bagdad è un modo di sottolineare ai rapitori il desiderio dei musulmani inglesi che Ken Bigley torni a casa. Lo esprime, quel desiderio, anche Iqbal Sacreane, segretario generale dell´associazione musulmani britannici: «Liberatelo, siate misericordiosi, l´Islam non permette di fare del male agli innocenti». Ma queste suppliche hanno pure un secondo scopo: proteggere la comunità islamica del Regno Unito da possibili vendette. Scotland Yard, infatti, teme un bagno di sangue. In pochi giorni, dopo il rapimento di Bigley e soprattutto dopo il suo pianto disperato ripreso su video, l´associazione musulmani britannici ha ricevuto 2 mila messaggi di minacce anonime. Un´unità speciale del governo, denominata «Cobra», è entrata in funzione per prevenire episodi di violenza anti-islamica.

Nemmeno la stampa tabloid soffia sul fuoco: «Nauseante», titola in prima pagina il Daily Mail, riferendo che lo sceicco Omar Bakri, portavoce ufficioso di Al Qaeda in Gran Bretagna, ha proposto di scambiare Ken Bigley con Abu «Uncino» Hamza, il predicatore fondamentalista arrestato a Londra qualche mese fa su mandato di estradizione americano per terrorismo. Ma nel sottotitolo il quotidiano aggiunge subito: «I leader musulmani britannici lo condannano». L´ipotesi di uno scambio, naturalmente, non viene neanche lontanamente presa in considerazione da Blair. Eppure cominciano a serpeggiare critiche alla sua linea della fermezza. «Il primo ministro dice che non si tratta con i terroristi, eppure questo è esattamente ciò che lui ha fatto con i terroristi dell´Ira in Irlanda del Nord», scrive Simon Jenkins, un noto columnist conservatore, sulle colonne del Times, ricordando che Blair ha fatto rilasciare «decine di assassini già condannati», nella speranza di incoraggiare il disarmo dell´Ira e la riappacificazione in Ulster. Diverse circostanze.

Discorsi che probabilmente si sentiranno nei prossimi cinque giorni anche al congresso laburista, dove Blair contava di lasciarsi alle spalle il fantasma dell´Iraq. A Brighton ci sarà Paul Bigley, fratello dell´ostaggio Ken, per intervenire a un dibattito pacifista. Ci sarà una marcia di protesta contro la guerra. Ci sarà forse una mozione dei congressisti per il ritiro delle truppe. Sicché ieri, al suo arrivo, il primo ministro ha dovuto ammettere: «Sono qui per parlare di scuola, sanità, ordine pubblico. Ma dovremo inevitabilmente parlare altrettanto di Iraq». Lo spettro non se ne va.

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