Da Corriere della Sera del 24/09/2004

L’America spera nei suoi capitani per uscire dal pantano iracheno

«Gli ufficiali più giovani sono i soli a capire quello che accade al fronte»

di Gianni Riotta

WASHINGTON - Per arrivare all'Army War College di Carlisle in Pennsylvania, si finisce su una vecchia strada rurale, la South 11. La biblioteca del centro studi strategici dell'esercito è da poco aperta al pubblico, legno, vetro e scaffali con volumi da Epitoma rei militaris di Flavio Vegezio Renato, summa del pensiero bellico di Roma antica, alla tesi di laurea del maggiore John Nagl, Malesia e Vietnam, Lezioni di antiguerriglia , sottotitolo «Come mangiare la minestra con il coltello». Gli studiosi in divisa preferiscono bistecche al ristorante Longhorn, con nella borsa il saggio del colonnello Timothy Thomas «La battaglia di Grozny», aula tragica di guerriglia urbana sulla rivista dell'esercito Parameters .

Gli uomini e le donne di Carlisle sanno quanto sia difficile mangiare la minestra con il coltello e come va davvero la guerra in Iraq, non danno interviste, non dicono bugie, rinviano alla bibliografia e Internet. Là c'è la diagnosi sulle ostilità e non è benigna. Jeffrey Record, docente di strategia al college dell'Aviazione e autore del volume Dark victory , vittoria oscura, sulla guerra in Iraq, osserva «Non ci sono raggi di speranza all'orizzonte. Non riusciamo a schiacciare la guerriglia. Gli attacchi nemici sono robusti e coordinati. Si rinnovano di zona in zona. L'idea che i ribelli siano 10.000 e basti ammazzarli per vincere è errata. Nuove leve rimpiazzano i caduti. La cultura politica ci è ostile, la nostra presenza galvanizza gli avversari».

Record ha scritto insieme ad Andrew Terrill, stratega dell'Army War College, un'analisi comparativa tra la guerra in Vietnam e l'Iraq ( www.carlisle.army.mil/ssi ). Sono trappole parallele come vuole la vulgata dei giornali? No, spiegano Record e Terrill, ma a patto di non ripetere a Bagdad gli errori di Saigon. Ieri un regime comunista capace di schierare divisioni e sorretto da Urss e Cina, oggi «una fede religiosa che evoca angeli e il Profeta Maometto, visti in battaglia a guidare gli insorti, mentre i corpi dei martiri brillano di luce propria esalando balsami». Il dilemma di Carlisle diventa battuta in biblioteca: «L'Iraq è caos o tragedia?». Record e Terrill illustrano la differenza: la tragedia non ha soluzioni, nel caos esistono opportunità per salvarsi. Chi ama il parallelo Iraq-Vietnam, deve considerarsi nel 1966, quando erano ancora aperte soluzioni politico-militari. Al War College la copia della rivista Foreign Affairs in data gennaio 1969 è logorata dall'uso e dalle note. Si rilegge l'articolo di Henry Kissinger sul Vietnam: «Siamo potenti e la guerriglia non ci sconfiggerà...ma ai ribelli non serve una vittoria militare, sanno che non potremo restare in Vietnam per sempre, la loro tattica è terrorizzare la popolazione a non collaborare con noi, prevenendo la costituzione di un governo locale. Ai nostri militari manca il supporto politico, non stiamo creando istituzioni capaci di funzionare senza di noi».

Come evitare che il caos iracheno precipiti in tragedia? L'ex generale William Nash insiste: «Solo se gli iracheni si accorderanno su un governo comune potremo ritirarci. La questione è politica, militarmente terremo duro». Dopo aver chiesto notizie delle due Simone italiane, un colonnello annota «E' un errore parlare di guerra al terrorismo unica, dalla Cecenia all'Iraq ad Al Qaeda. A Bagdad agisce per esempio l'Anonima sequestri dei ricatti, l'esercito non sa sconfiggere la criminalità organizzata e la mafia collabora con i ribelli». Il colonnello traccia su un tovagliolo le quattro linee di rivolta: «Tribù sunnite, lealisti Baath, il Mahdi sciita di Sadr, la jihad straniera».

«Il loro punto debole - spiega a lezione il professor Steven Metz - è la carenza di programma comune, leader unico e comune strategia. Solo il nemico li unifica». Il tallone d'Achille degli americani è invece la difficoltà di un progetto politico oltre le elezioni a rischio del 2005 e la scarsa dimestichezza con la controguerriglia. «Voi europei ricordate sempre il Vietnam, ma negli anni '60 registrammo un successo strategico in America Latina - dice sorridendo uno storico, già ufficiale dei Rangers -. Che Guevara provò ad esportare la guerriglia e fu sconfitto. La rivolta fu cancellata dal continente e sa perché? Perché leggemmo i testi del Che e di Mao, senza l'aiuto della popolazione il guerrigliero perde. In Bolivia i contadini aiutavano noi non il Che. Questo al cinema non ve lo fanno vedere, ma è la storia, rimasta però estranea alla cultura militare e politica degli Stati Uniti».

La tradizione si abbarbica alla Seconda guerra mondiale, all'idea che la macchina bellica e i valori Usa conquisteranno sempre il nemico. Il tenente colonnello Robert Cassidy sfida il tabù con un polemico saggio su Parameters che accende al Pentagono «batti il cinque» di gioia e smorfie di disgusto: «Abbiamo avuto i nostri successi contro la guerriglia, perfino in Vietnam, ma la guerra a bassa intensità è vissuta come un anatema dal pensiero militare dominante. Le dure lezioni imparate sul campo non penetrano la memoria storica dei generali» minacciando nuove sconfitte per la Casa Bianca.

La caratteristica del nemico, ignorata dal Pentagono di Rumsfeld, è il netwar , la guerra a rete, studiata nel 1992 da John Arquilla e David Ronsfeld «guerriglia con squadre non organizzate, che non hanno la struttura gerarchica di un esercito ma si compongono e scompongono ogni giorno» per esempio nel caso della cattura, rilascio o esecuzione degli ostaggi. A Carlisle gira il dossier che Bruce Hoffman ha redatto per il Centro studi Rand «attenti, la guerriglia si sta radicando!» e ci si collega con il sito Internet www.companycommand.com per capire che succede a Falluja e Najaf. Companycommand è una lettura straordinaria, un sito accessibile solo agli ufficiali dell'esercito per scambiarsi impressioni e consigli su come combattere in Iraq, rarissimo esempio di democrazia con le stellette. Sono i capitani e i tenenti, tra un assalto e una mina, a proporre come conquistare gli sceicchi «non vi fidate, tutti dicono di comandare nei villaggi, andate dai contadini e chiedete: chi comanda qui?». Raccontano la storia del sergente Kramer «il 29 dicembre siamo entrati in una stanza zeppa di terroristi a Mosul, hanno aperto il fuoco, il caposquadra è caduto. Ecco come abbiamo reagito...». Il tenente colonnello William Wong scrive in un rapporto allo Stato Maggiore: «Gli ufficiali più giovani sono i soli veri esperti di Iraq, non più i generali dello Stato maggiore». All'Army War College annuiscono «I capitani di ritorno da Bagdad spiegano la guerriglia ai docenti più illustri». Il maggiore Nagl va in copertina sul New York Times magazine e il generale Peter Schoomaker fa polemico dono della sua tesi di laurea ai colleghi a quattro stelle «perché capiscano».

La guerra dei capitani ha la stessa morale di Kissinger 1969: senza un consenso politico tra la popolazione in Iraq la guerriglia paralizzerà il morale americano. «O ascoltiamo chi sta al fronte o perderemo la guerra» dice il colonnello del ristorante Longhorn «noi fermeremo i ribelli, ma l'opinione pubblica irachena deve essere conquistata dal presidente, chiunque sia a novembre!». La bistecca è tenera, ma è duro mangiare la minestra con il coltello.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Abbreviati i tempi di avvicendamento tra i reparti, mancano istruttori per addestrare le truppe irachene
"Abbandonare Bagdad da marzo l´America non ha più soldati"
di Carlo Bonini su La Repubblica del 06/10/2004
Il capo del Pentagono: gli Usa potrebbero ritirarsi a patto che Bagdad sia in grado di gestire la sicurezza
Rumsfeld: "Via dall´Iraq anche senza la pace totale"
Il segretario alla Difesa: non ci sono segni di guerra civile
di Alberto Flores D'Arcais su La Repubblica del 04/10/2004
Le città da riconquistare
In Iraq strategia perdente
di Fabio Mini su Corriere della Sera del 22/09/2004
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0