Da La Repubblica del 28/09/2004

Inviate le prime schede che saranno aperte solo il 2 novembre. I liberal puntano al sorpasso

Iowa, la corsa è già cominciata Kerry spera nel voto per posta

I sondaggi danno il presidente in lieve vantaggio ma i democratici scommettono sui nuovi elettori

di Alberto Flores D'Arcais

DES MOINES (IOWA) - Nella Polk County i primi due voti sono stati per John Kerry. In questa contea che è la più grande dell´Iowa - come nelle altre novantotto dello Stato - le elezioni del 2 novembre sono iniziate il 23 settembre, primo giorno utile per mettere la propria preferenza su un absentee ballot; e così, quando giovedì mattina i due giovani militanti democratici - in fila da ore a presidiare la porta dell´ufficio elettorale - sono entrati, il senatore del Massachusetts ha incassato le sue prime preferenze.

Gli absentee sono i voti per posta (anche se tecnicamente si può scegliere un modo diverso) ed erano stati concepiti per fare in modo che tutti i cittadini potessero esercitare i propri diritti anche se malati o impossibilitati per gravi motivi a recarsi ai seggi. Nel corso degli anni, anche per frenare l´emorragia di votanti - dal 1960 in costante diminuzione fino al 1996 - le "motivazioni" per non recarsi ai seggi sono diventate sempre meno restrittive tanto che quest´anno in una dozzina di Stati (fra cui molti Battleground States) si prevede che gli absentee votes possano arrivare al 30 per cento.

Su queste percentuali l´Iowa c´è già da tempo. In questa sterminata prateria del Midwest, dove correndo lungo le highways il panorama offre una serie infinita di silos pieni di grano, di grandi fattorie, di allevamenti di maiali, per votare "in assenza" non ci sono da quest´anno praticamente più restrizioni. Stando al nuovo regolamento approvato dal Senato statale un paio di mesi fa (il numero 2269) hanno diritto a votare senza recarsi ai seggi tre categorie di persone: 1) gli elettori che il 2 novembre saranno lontani dal proprio seggio; 2) chi non è in grado di muoversi per malattia e grave disabilità; 3) chi, per qualsiasi motivo, pensa di «non essere in grado» di andare al seggio; categoria in cui possono rientrare evidentemente tutti.

Come gli altri due Stati (Minnesota e Wisconsin) dell´"Heartland" - il cuore dell´America - anche l´Iowa ha una grande tradizione politica. Qui sono nati i caucuses, le assemblee che devono il loro nome alla democrazia diretta di tradizione indiana (pellerossa), che ogni quattro anni a gennaio lanciano o bocciano i candidati alla corsa per la Casa Bianca; qui c´è una grande università pubblica che oltre ai successi sportivi è famosa per i suoi studi di scienze politiche; qui il turnout, l´affluenza alle urne, è una delle più alte degli Stati Uniti e ci sono giornali locali (il Des Moines Register su tutti) che nulla hanno da invidiare ai grandi quotidiani nazionali.

Per decenni l´Iowa è stato dominato dai repubblicani. In questo "granaio d´America" e Stato rurale per eccellenza il Grand Old Party ha sempre avuto una base consistente ma negli ultimi venti anni, con la crescente urbanizzazione e con le cicliche crisi economiche che hanno impoverito i farmers, i democratici sono diventati maggioranza, tanto da vincere le ultime quattro elezioni presidenziali. Una maggioranza risicata: nel 2000 Al Gore vinse qui solo per 4 mila voti di differenza, ma pur sempre maggioranza. E nella strategia dei guru di Kerry l´Iowa deve essere «tenuto a ogni costo» perché i suoi sette grandi elettori potrebbero alla fine risultare decisivi.

Anche qui, come in altre zone tradizionalmente democratiche o vinte da Gore nel 2000, i favori dei pronostici a sei settimane dal voto sono però tutti per George W. Bush. Ma qui più che altrove i democratici non demordono, convinti come sono che i sondaggi non siano lo specchio della realtà, fiduciosi delle loro "sensazioni" («vinciamo di nuovo noi») e della dinamica degli absentee ballots.

«Stia molto attento ai sondaggi, adesso le spiego perché». Gordon Fischer, leader del partito democratico dell´Iowa, è un simpatico signore tra i 45 e i 50 anni. E´ un politico molto abile, talmente bravo che nel gennaio scorso i grandi capi del partito dell´asinello diedero a lui il compito di fermare il "ciclone Howard Dean" e di far emergere dai caucuses (le assemblee dell´Iowa che sono la prima ?conta´ nelle primarie) un candidato considerato (allora) più "eleggibile" come John F. Kerry. «Sì, i sondaggi li vedo pure io e mi rendo conto che soprattutto per un osservatore straniero non sia facile capire. La politica americana sembra semplice ma non lo è affatto, ogni Stato ha i suoi particolari meccanismi e ogni Stato può fare la differenza. Da noi pesano molto gli absentees ed è per questo che io sono fiducioso».

La strategia di Fischer è molto semplice: «Partiamo dai numeri. Qui nel 2000 Gore vinse per poco più di quattromila voti e anche contando una parte dei voti di Nader (circa 29mila) è comunque uno Stato che si vince o si perde per diecimila voti, forse ventimila. Noi abbiamo individuato 80mila potenziali elettori democratici, tra i democratici, gli indipendenti e qualche repubblicano deluso e li abbiamo convinti - almeno spero - con una campagna porta a porta di mandare il loro voto per posta. Credo che di questi 80mila almeno 60mila lo faranno, forse anche di più. Ecco questi 80mila o 60mila nei sondaggi non compaiono, perché i pollster, tranne rare eccezioni prendono in considerazione solo chi si reca ai seggi».

E´ una tesi convincente ma la stessa cosa la possono fare, e la fanno, anche i repubblicani. «Verissimo. Ma l´elettorato repubblicano è tradizionalmente più ordinato, loro vanno di più ai seggi. A quanto mi risulta loro ne hanno identificati 15-20mila. Un buon numero, ma non sufficiente a contrastare i nostri».

L´?Iowa Electronic Market´ si trova in uno dei palazzi della Iowa State University ad Iowa City. E´ una ?Borsa´ in piena regola dove ogni giorno passano di mano soldi veri. Solo che le quotazioni delle azioni non si riferiscono a società ma a previsioni politiche e adesso vanno per la maggiore i futures su chi vincerà le elezioni del 2 novembre. Anche se è una ?Borsa´, l´Iowa Electronic Market è considerato uno strumento più utile di tanti sondaggi a capire che cosa sta succedendo. Joyce Berg e George Neumann, professori di economia e due tra i direttori del ?Market´ spiegano perché. «E´ semplice, chi compra e vende nel nostro mercato sono imprenditori, economisti, analisti, politici, giornalisti, studenti, tutta gente che segue la politica in modo più attento della media. In più ci mette dei soldi, soldi veri, e quindi non ha importanza se preferisce Bush o Kerry».

Le quotazioni cambiano ogni giorno e anche qui il presidente uscente è di gran lunga dato come favorito. A settembre, dopo la Convention repubblicana, ha mantenuto un vantaggio costante tra i dieci e i venti punti su Kerry, arrivando il 23 settembre a una punta di ventinove. Se il 22 agosto una azione di Kerry ?costava´ quanto una di Bush (0.50) il 23 settembre quelle del presidente valgono 0.69 e quelle del senatore del Massachusetts 0.31.

Le obiezioni che di opinioni (e soldi) rispettabili si tratta ma proprio perché vengono da una classe sociale e culturale ?alta´ non tengono conto delle reali differenze dell´elettorato non scalfisce la sicurezza dei professori di Iowa: «Vada a leggersi i risultati dei sondaggi fatti dalla Gallup e da tutti gli altri istituti demoscopici negli ultimi anni, poi li confronti con i ?dati´ che sono usciti dal ?Market´. Vedrà che il nostro margine di errore è sotto i due punti, migliore di tutti i sondaggi che vanno per la maggiore».

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