Da La Repubblica del 29/09/2004

I sindacati chiedono lo stralcio delle norme sui licenziamenti, governo e maggioranza pronti ad un passo indietro

Art.18, la modifica va in soffitta

Disoccupazione ai minimi dal ´92. Bersani: ma il Sud soffre

di Riccardo De Gennaro

ROMA - Tanto rumore per nulla. Anche l´ultima ipotesi ancora in piedi di modifica dell´articolo 18 pare destinata all´accantonamento. A quel punto si potrà dire che un anno di scontro sociale sulla norma dello Statuto dei lavoratori, che tutela dai licenziamenti senza giusta causa, era forse evitabile. Era il 2002. Ora Cgil, Cisl, Uil e Ugl chiedono alla commissione lavoro del Senato, che ne sta discutendo, di mettere definitivamente una pietra sopra alla modifica dell´articolo 18, contenuta nel decreto delega 848bis. La commissione sembra orientata ad accogliere la richiesta e, anche nel governo c´è la propensione a chiudere la partita con un passo indietro, come ha lasciato intendere il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi.

Il relatore del decreto, Oreste Tofani (An), definisce la norma «un vessillo straordinariamente ideologizzato» e sottolinea che è molto più importante concentrarsi sulla parte del decreto che riguarda i nuovi ammortizzatori sociali. La commissione, avverte Tofani, trarrà però le sue «valutazioni politiche» al termine del giro di audizioni, che si concluderà il 5 ottobre con la Confindustra. Toccherà al nuovo presidente Luca di Montezemolo dire se è disponibile all´accantonamento della modifica all´articolo 18, che fu uno dei cavalli di battaglia del suo predecessore Antonio D´Amato: la norma superstite prevede che le imprese sotto i 16 dipendenti (soglia sotto la quale non si applica lo Statuto dei lavoratori) continuino ad avere libertà di licenziamento anche in caso di nuove assunzioni che le portino sopra quella soglia.

Il tasso di disoccupazione, intanto, continua a scendere. Nel secondo trimestre è stato pari al 7,9 per cento (l´8,1 per cento destagionalizzato), il livello più basso dal ´92. Lo rende noto l´Istat, precisando che a fine giugno le persone in cerca di occupazione erano un milione 923mila. Il calo, tuttavia, non trova un corrispettivo adeguato nella variazione del tasso di occupazione, che rallenta la sua crescita e, anzi, nel Mezzogiorno inverte la tendenza. «Il dato è frutto delle nuove politiche attive del lavoro ed è uno dei dati più confortanti dell´economia», dice il ministro del Welfare, Roberto Maroni. «L´impressione che noi abbiamo - ribatte il segretario Cgil, Epifani - è esattamente il contrario. Probabilmente questo dato risente della crescita del lavoro precario. Il divario tra Nord e Sud, poi, continua ad aumentare». Lo sostiene anche Pierluigi Bersani, Ds. Falso dire poi, sostiene la Cgil, che la diminuzione del tasso di disoccupazione sia frutto della legge Biagi. Il calo, dicono i sindacati, risente piuttosto della rinuncia di molti italiani a presentarsi sul mercato del lavoro per la sfiducia nella possibilità di trovare impiego.

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