Da Corriere della Sera del 30/09/2004

ISLAM

L’occasione dei moderati

di Magdi Allam

C’è qualcosa di nuovo nella realtà dei Paesi e delle comunità islamiche nel mondo. Affiora una percezione più lucida e obiettiva della minaccia del terrorismo. Cresce la consapevolezza della necessità di collaborare con l’Occidente per sconfiggere un nemico comune. E si prefigura una possibile ricomposizione di un quadro internazionale frantumato e contrapposto a causa della guerra in Iraq. La ricomposizione del quadro internazionale farebbe perdere terreno al rischio di una guerra di religione e di civiltà su cui scommette invece il terrorismo islamico.

Oggi è più che mai evidente che nel mondo islamico questo terrorismo si è assai screditato dopo aver infranto ogni regola e tutti i tabù con la barbara esecuzione di un pacifista militante come Enzo Baldoni, l’orrendo massacro di dodici poveri vigilantes nepalesi, la decapitazione di decine di lavoratori musulmani turchi, egiziani e iracheni. Oggi i musulmani stanno finalmente cominciando a prendere coscienza che non ci si può rallegrare dell’eccidio di americani e occidentali. Perché sono gli stessi terroristi che infieriscono sia contro i propri correligionari sia contro cittadini di Paesi «amici dell’Islam» che esaltano la «resistenza» irachena, come è il caso della Francia.

In realtà, siamo noi che siamo cambiati mentre questo terrorismo ha semplicemente aggiornato la sua tattica per perseguire lo stesso obiettivo strategico: la conquista del potere nei Paesi musulmani dopo aver costretto l’Occidente ad abbandonare il campo. Siamo noi che ci illudevamo che potesse esistere un terrorismo buono e uno cattivo, delle vittime lecite e altre intoccabili. Questo cambiamento è tangibile nel maggior uso della definizione «terroristi» che riecheggia in taluni ambienti politici italiani dove fino a tre settimane fa si sentiva parlare solo di «resistenti». Così come è palpabile negli accorati appelli dei familiari dei lavoratori egiziani che, esibendo in televisione un look islamicamente irreprensibile, si sono domandati a viva voce come sia possibile che dei terroristi possano sequestrare e infierire su dei pii musulmani nel nome dello stesso Dio.

Ebbene, questa ribellione contro i tagliagole di Al Qaeda che si fa strada tra la gente comincia a influenzare la politica dei governi musulmani. La voce più coraggiosa è quella del re giordano Abdallah che, proprio in un’intervista al Corriere , ha esclamato: «Dobbiamo lottare contro gli estremisti, ovunque si nascondano, con i fatti e i comportamenti. Il problema è che la maggioranza silenziosa è sempre in difesa. Oggi bisogna agire».

I sintomi del nuovo corso nella lotta al terrorismo è evidente anche nella fattiva collaborazione della Siria, i cui servizi segreti hanno dato una mano importante per sventare il tentativo di attaccare con un’autobomba l’ambasciata d’Italia a Beirut. Così come è significativo il fatto che l’Egitto abbia dato la sua disponibilità a ospitare una conferenza internazionale sull’Iraq, un appuntamento cruciale che potrebbe far uscire gli Stati Uniti dal vicolo cieco e sancire un impegno comune nella lotta al terrorismo. Infine, sono parte integrante di questo nuovo quadro la riabilitazione del regime di Gheddafi e la revoca dell’embargo alla Libia, nonché l’apertura dell’Unione Europea alla Turchia in vista della sua adesione.

Basta confrontare la gestione, l’esito e le conseguenze del sequestro dei nostri quattro vigilantes (Quattrocchi, Agliana, Stefio e Cupertino) e quello delle due Simone, per renderci conto di come sia significativamente cambiato il contesto interno e internazionale. La rissosità e le accuse hanno lasciato il posto alla collaborazione e all’intesa. Una concordia che ha coinvolto anche le comunità musulmane italiane e i Paesi musulmani amici dell’Italia. C’è stato un generale salto di qualità sul piano della corretta percezione della minaccia e dell’adozione degli strumenti idonei per contrastarla. Al di là delle polemiche che non mancheranno, l’Italia sembra più matura e il mondo, compresi i musulmani, è più partecipe alla comune lotta contro il terrorismo.

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