Da La Repubblica del 01/10/2004

Novanta minuti di dibattito tra lo sfidante democratico e il presidente che resta favorito nei sondaggi

Casa Bianca, lo scontro decisivo Bush e Kerry faccia a faccia tv

Gli indiani Miccosukee hanno sponsorizzato il dibattito con i proventi delle case da gioco

di Alberto Flores D'Arcais

MIAMI - L´ora della verità per John Forbes Kerry è scattata alle nove di sera nella sala del Convocation Center della università di Miami. Novanta minuti di faccia a faccia con George W. Bush nel primo dei tre dibattiti televisivi con cui il candidato democratico spera di risollevare le sorti di una campagna elettorale che - a meno di 5 settimane dal voto - pende tutta dalla parte del presidente in carica.

Per capire come è andata, se c´è stato un vincitore netto e uno sconfitto, oppure se il match è finito alla pari, occorre aspettare i sondaggi a caldo, fatti subito dopo il dibattito, e la pioggia di analisi e dichiarazioni che da tutti i network televisivi e l´indomani dai giornali si abbatterà sugli elettori.

Nel paese dove lo sport è religione, la sfida presidenziale viene vissuta e raccontata con terminologia sportiva, dove il dibattito è il ring e Bush e Kerry nelle vesti del campione in carica e dello sfidante incrociano i guantoni in un incontro che ha in palio molto di più di una cintura di campione del mondo: perché il vincitore avrà diritto a governare l´America e i destini del mondo per i prossimi quattro anni.

Nel paese dove un´altra religione sono i soldi anche un dibattito presidenziale ha il suo sponsor pronto a cacciare un milione di dollari nelle casse della University of Miami - casa degli Hurricanes, una delle più prestigiose squadre di football - in cambio di futuri favori. Questa volta a pagare sono stati gli indiani della tribù Miccosukee, i cui 500 membri si sono recentemente arricchiti grazie alla case da gioco (d´azzardo) che, come in molte parti degli States, anche qui sono appaltati a quelli che un tempo erano guerrieri pellerossa.

A dirigere il dibattito è stato chiamato come moderatore il moderatore per eccellenza: Jim Lehrer, noto volto televisivo di quella tv pubblica (Pbs) che non compete con i grandi network in audience ma spesso li surclassa in qualità. In sala, rigidamente controllati e perquisiti agli ingressi, un pubblico diviso in tre fasce: un terzo dei biglietti sono stati dati alla campagna di Bush, un terzo a quella di Kerry e un terzo per la commissione organizzatrice rigidamente bipartisan e per l´università che ospita la serata.

Il format, rigidamente concordato dopo estenuanti discussioni tra i consiglieri del presidente e quelli del candidato democratico (anche sulla temperatura del luogo) prevedeva che Lehrer rivolgesse in modo alternato le domande ai due candidati, dando due minuti per la risposta, uno per la replica e tre minuti e mezzo di discussione tra i due rivali. Sia Bush che Kerry hanno potuto portare sul podio (distanza e altezza rigidamente controllate per evitare favoritismi) solo fogli bianchi, in modo da evitare sorprese o colpi bassi che in passato non sono mancati.

Come sempre, anche a Miami non sono mancate le polemiche della vigilia. La rigida scaletta imposta dagli organizzatori ha fatto infuriare i networks televisivi. Soprattutto la regola che vieta alle telecamere di inquadrare un candidato mentre parla l´altro viene considerata uno schiaffo inaccettabile alla libertà di stampa. Anche la Fox, cui spetta la regia delle immagini del primo dibattito, televisione che non nasconde le sue simpatie per Bush, ha condannato le 32 pagine che fissano le regole per il dibattito. E la Nbc ha promesso di usare «il materiale filmato dal pool come ci pare. Siamo giornalisti, gli accordi tra i candidati non ci riguardano».

Sia Bush che Kerry si sono preparati con cura all´appuntamento, anche se, per restare in termini sportivi, due risultati su tre (vittoria e pareggio) favoriscono il presidente in carica. I rispettivi sparring partners li hanno costretti a decine di domande-trabocchetto sulle questioni più spinose: per Bush la situazione in Iraq, per Kerry il suo essere "flip-flop" uno che cambia troppo spesso idea e posizione.

Per quello che veniva chiamato il novello Jfk - la stampa Usa ha ben presto abbandonato i paragoni - i dibattiti sembrano essere l´ultima spiaggia. Ha ripassato fino all´ultimo la parte: i suoi uomini si dicono fiduciosi, ricordando che l´uomo è capace di rimontare da situazioni disperate, lo ha provato in passato più di una volta, l´ultima in occasione delle primarie, quando veniva dato per spacciato prima del trionfo in Iowa. Mettono in dubbio i sondaggi - «molti non sono attendibili» - parlano di Stati dove a distanza di una settimana il senatore del Massachusetts ha recuperato tre-quattro punti percentuali, lo paragonano a un pugile capace di perdere i primi quatto o cinque round e poi di sferrare il knock-out decisivo.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

L´America dei devoti non è arretrata, ma moderna e combattiva. Per fare proseliti usa blog e siti web
Il segreto dei militanti della fede vincere con le armi del nemico
di Simon Schama su The Guardian del 18/11/2004
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0