Da La Repubblica del 01/10/2004
Esultanza di Prodi, che si era impegnato per favorire il trattato
Ora l´Italia entra in crisi aveva scommesso sul no
di Antonio Cianciullo
ROMA - Il sì di Putin ha cambiato d´un colpo gli equilibri internazionali. L´Europa, dopo un braccio di ferro durato sette anni, ha vinto la battaglia sulla protezione del clima. Gli Stati Uniti si trovano isolati, bloccati su una difesa del sistema energetico basato sul petrolio tanto rigida da trovare sempre meno consenso e sempre meno mercato.
Il via libera al patto in difesa dell´atmosfera ha spiazzato chi, scommettendo sul fallimento di Kyoto, aveva rallentato i programmi di riconversione ecologica e ora si trova in difficoltà. E´ il caso dell´Italia che da una parte si è impegnata a ridurre, rispetto ai livelli del 1990, le emissioni serra del 6,5 per cento entro il 2012 e dall´altra le ha nel frattempo aumentate del 9 per cento.
«Io ho sempre creduto nel futuro del protocollo di Kyoto, tanto che ho impegnato 85 milioni di euro, circa un quinto degli investimenti, per finanziare le azioni anti gas serra: i nostri programmi vanno dalla microcogenerazione diffusa alla riforestazione», ribatte il ministro dell´Ambiente Altero Matteoli. «Ma certo l´adesione della Russia cambia il quadro perché cancella le incertezze. Ora bisognerà impegnarsi più a fondo, trovare più risorse».
Al momento sembra difficile che l´Italia riesca a raggiungere il traguardo e il rischio è consistente anche sul piano economico. Secondo i calcoli di Legambiente, se il governo non invertirà subito la rotta finiremo per pagare alla Ue una multa da 6,8 miliardi: 100 euro per ogni tonnellata di gas serra in più rispetto al target fissato.
Ma d´altra parte lo scenario aperto da Putin offre anche grandi opportunità alle industrie che hanno investito di più nell´innovazione in campo energetico. «Il semaforo verde a Kyoto crea una torta da 450 miliardi di euro», afferma Aldo Iacomelli, segretario di Ises Italia, l´associazione che promuove il solare. «Solo gli scambi commerciali tra Roma e Mosca possono arrivare a 5 miliardi di euro. E le quotazioni di una tonnellata di anidride carbonica risparmiata, che oggi viaggiano attorno ai 6 euro, tra 6-7 anni probabilmente supereranno i 25 euro».
Accanto alla necessità di bloccare l´inquinamento che destabilizza il clima si profila dunque una molla economica che divide le forze industriali. Per Assoelettrica «l´approccio dell´Europa resta troppo unilaterale e porterà a costi ingentissimi con effetti a cascata sull´economia di tutto il continente».
Sul piano politico la rottura del lungo stallo del Cremlino suona come una vittoria personale di Romano Prodi che aveva investito molte energie nel gioco diplomatico con Mosca, incerta tra la sponda europea e quella americana. «E´ un grande passo avanti per la gestione dei problemi globali in modo multilaterale», ha commentato il presidente della Commissione europea.
Ma è tutta l´opposizione a sottolineare la portata della svolta legata all´attuazione degli impegni di Kyoto. Per Ermete Realacci, dell´esecutivo della Margherita, «si spazza via ogni alibi per le politiche arretrate del governo Berlusconi che hanno bloccato sia le fonti energetiche rinnovabili che un sistema di trasporti meno inquinante». Per il diessino Valerio Calzolaio si rafforza il dissenso che ha portato una buona parte degli Usa (trenta Stati) ad adottare il protocollo di Kyoto nonostante il veto di Bush. Per il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio «l´Italia sarà obbligata a rivedere gli attuali piani di approvvigionamento energetico, dal momento che il forte aumento dell´uso del carbone deciso dall´Enel è incompatibile con le riduzioni di emissioni di anidride carbonica imposte dal protocollo di Kyoto».
Il via libera al patto in difesa dell´atmosfera ha spiazzato chi, scommettendo sul fallimento di Kyoto, aveva rallentato i programmi di riconversione ecologica e ora si trova in difficoltà. E´ il caso dell´Italia che da una parte si è impegnata a ridurre, rispetto ai livelli del 1990, le emissioni serra del 6,5 per cento entro il 2012 e dall´altra le ha nel frattempo aumentate del 9 per cento.
«Io ho sempre creduto nel futuro del protocollo di Kyoto, tanto che ho impegnato 85 milioni di euro, circa un quinto degli investimenti, per finanziare le azioni anti gas serra: i nostri programmi vanno dalla microcogenerazione diffusa alla riforestazione», ribatte il ministro dell´Ambiente Altero Matteoli. «Ma certo l´adesione della Russia cambia il quadro perché cancella le incertezze. Ora bisognerà impegnarsi più a fondo, trovare più risorse».
Al momento sembra difficile che l´Italia riesca a raggiungere il traguardo e il rischio è consistente anche sul piano economico. Secondo i calcoli di Legambiente, se il governo non invertirà subito la rotta finiremo per pagare alla Ue una multa da 6,8 miliardi: 100 euro per ogni tonnellata di gas serra in più rispetto al target fissato.
Ma d´altra parte lo scenario aperto da Putin offre anche grandi opportunità alle industrie che hanno investito di più nell´innovazione in campo energetico. «Il semaforo verde a Kyoto crea una torta da 450 miliardi di euro», afferma Aldo Iacomelli, segretario di Ises Italia, l´associazione che promuove il solare. «Solo gli scambi commerciali tra Roma e Mosca possono arrivare a 5 miliardi di euro. E le quotazioni di una tonnellata di anidride carbonica risparmiata, che oggi viaggiano attorno ai 6 euro, tra 6-7 anni probabilmente supereranno i 25 euro».
Accanto alla necessità di bloccare l´inquinamento che destabilizza il clima si profila dunque una molla economica che divide le forze industriali. Per Assoelettrica «l´approccio dell´Europa resta troppo unilaterale e porterà a costi ingentissimi con effetti a cascata sull´economia di tutto il continente».
Sul piano politico la rottura del lungo stallo del Cremlino suona come una vittoria personale di Romano Prodi che aveva investito molte energie nel gioco diplomatico con Mosca, incerta tra la sponda europea e quella americana. «E´ un grande passo avanti per la gestione dei problemi globali in modo multilaterale», ha commentato il presidente della Commissione europea.
Ma è tutta l´opposizione a sottolineare la portata della svolta legata all´attuazione degli impegni di Kyoto. Per Ermete Realacci, dell´esecutivo della Margherita, «si spazza via ogni alibi per le politiche arretrate del governo Berlusconi che hanno bloccato sia le fonti energetiche rinnovabili che un sistema di trasporti meno inquinante». Per il diessino Valerio Calzolaio si rafforza il dissenso che ha portato una buona parte degli Usa (trenta Stati) ad adottare il protocollo di Kyoto nonostante il veto di Bush. Per il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio «l´Italia sarà obbligata a rivedere gli attuali piani di approvvigionamento energetico, dal momento che il forte aumento dell´uso del carbone deciso dall´Enel è incompatibile con le riduzioni di emissioni di anidride carbonica imposte dal protocollo di Kyoto».
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