Da Corriere della Sera del 08/10/2004

La legge contro l’ostentazione dei simboli religiosi negli istituti pubblici colpisce il cappellano di un liceo di Tolone. La protesta del vescovo

Dopo il velo la Francia vieta la tonaca per i preti a scuola

di Massimo Nava

PARIGI - Antoine Galand, cappellano in un liceo di Tolone, è la prima «vittima» cattolica della legge sulla laicità che proibisce l’ostentazione di simboli religiosi nelle scuole pubbliche della Francia. Controversa e lacerante nella società civile, oggetto di ricatto del terrorismo nella vicenda degli ostaggi, anche perché comunemente intesa come legge contro il velo islamico, non si può dire che non valga per tutti: allievi, professori e quindi anche insegnanti di religione. Padre Galand, che da anni è il consigliere spirituale del liceo, è stato invitato dai colleghi a non presentarsi più a scuola con la tonaca. «Non ci sembra giusto chiedere alle studentesse di togliersi il velo e ammettere un insegnante in abito da prete», ha detto un rappresentante del corpo docente.

Protesta il vescovo della regione, monsignor Rey: «Una circolare ministeriale del 1988 stabilisce che un servizio spirituale nei licei non contrasta con la libertà di coscienza dei membri della comunità scolastica». Ma la diatriba non riguarda la presenza del cappellano nella scuola, secondo una sensibilità condivisa dalla maggioranza di genitori e allievi, ma il suo abito.

Quello di Antoine Galand è il primo caso di dominio pubblico, ma si è appreso che altri 4 sacerdoti, nella stessa regione, sarebbero stati invitati ad una tenuta «corretta». Una decisione definitiva verrà presa dal consiglio d’istituto in novembre, ma intanto il caso di Tolone ripropone sul terreno concreto e quotidiano della vita scolastica l’enorme difficoltà di applicare alla lettera lo spirito di una legge che, per la materia che pretende di regolamentare, si presta, fino al grottesco, ad un’infinità di cavilli, casi personali e discrezionalità dei responsabili degli istituti scolastici. Anche la tonaca rientrerebbe nel criterio di «simbolo evidente» adottato dal legislatore, al pari del velo, della kippa o del turbante.

Se il caso di Tolone diventerà norma, i sacerdoti dovrebbero quindi portare giacca e pantaloni. La legge, entrata in vigore con il nuovo anno scolastico, è stata voluta personalmente dal presidente Chirac, nella presunzione di difendere il principio repubblicano della scuola laica e preoccupato per le derive comunitaristiche che minacciano il modello francese dell’integrazione. In realtà, i casi controversi di allieve che si sono presentate a scuola con il velo non sono più di un centinaio e le manifestazioni di protesta sono state contenute, a dimostrazione che la maggioranza dei milioni di musulmani che vivono in Francia è, almeno culturalmente, integrata.

La vicenda dei giornalisti tenuti in ostaggio in Irak e il ricatto fatto alla Francia per l’abolizione della legge ha versato acqua sul fuoco e apparentemente smorzato l’attenzione al problema. Che però continua a ripresentarsi in varie forme. A Saint Denis hanno protestato alcuni studenti della comunità sikh che vorrebbero continuare a portare il turbante. A Strasburgo, una ragazza alla quale era stato proibito il velo si è rapata a zero per protesta.

Ad Angers, una ragazza di 13 anni è stata la prima studentessa espulsa, dopo che l’iter di convincimento previsto dalla legge non aveva dato risultati.

La questione comincia ad interessare anche le università, dove la discrezionalità dei responsabili ha provocato rifiuti d’iscrizione a corsi e controversie nelle mense studentesche. I rettori hanno avviato l’elaborazione di un codice di comportamento che rischia di alimentare altre controversie, dato che la legge sulla laicità dovrebbe essere limitata alla sola scuola pubblica secondaria.

Nell’universo giovanile, il divieto è anche pretesto per reazioni che poco hanno a vedere con il problema religioso. Un settimanale si è divertito a fotografare le varie forme di veli e bandane portate dalle ragazze, per moda o per dispetto. Un sito internet ha annunciato una provocatoria sfilata di moda islamica.

C’è da aspettarsi la prossima diatriba : la burka sta alla modella come la tonaca al prete?

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