Da Corriere della Sera del 01/10/2004
Commissione prorogata di un anno. Casini: devolution, difficile entro l’8 ottobre
Federalismo fiscale, alt di Fini
Il vicepremier: il decreto è iniquo. La Lega insorge: è falso
di Mario Sensini
ROMA - «Quel sistema di ripartire i fondi va bloccato, penalizza troppo le regioni del Sud», dice Gianfranco Fini. «Guai a chi tocca una legge che quantomeno riconosce l’onestà fiscale dei padani», replica la base della Lega Nord. La «manutenzione» della vecchia devolution fa riesplodere polemiche violente tra Alleanza Nazionale e il Carroccio e crea divisioni sempre più profonde anche dentro la stessa Lega Nord. Mentre sospeso tra la vecchia e la nuova Costituzione, il federalismo fiscale vero e proprio, quello che dovrebbe mettere gli enti locali in grado di far funzionare le competenze devolute, si allontana sempre di più. Con un emendamento al decreto sul Consiglio nazionale dell’informatica per la pubblica amministrazione, approvato due giorni fa dall’Aula del Senato nell’indifferenza più assoluta, l’Alta Commissione per il federalismo fiscale che doveva consegnare ieri le sue opzioni al governo sul finanziamento della devolution, ha ottenuto la proroga di un anno. I lavori finiranno il 30 settembre 2005, mentre il governo dovrà presentare al Parlamento le sue proposte il 30 ottobre dell’anno prossimo. Non male per una Commissione che la Lega aveva voluto a tutti i costi nella Finanziaria dell’anno scorso, che doveva essere insediata a gennaio 2003 e terminare i lavori tre mesi dopo, ma che venne nominata solo a maggio, e che ancora attende l’accordo tra Stato e Regioni sui «meccanismi strutturali del federalismo fiscale» sul quale avrebbe dovuto basare il suo lavoro.
Intanto deflagra la polemica sul decreto 56, che stabilisce la compartecipazione degli enti locali all’Irpef e all’Irap e che, in una lettera indirizzata ieri al presidente del Consiglio, Gianfranco Fini ha chiesto di bloccare. Raccogliendo la protesta dei governatori del Sud come Raffaele Fitto e Antonio Bassolino, secondo i quali i meccanismi di perequazione del decreto, studiati per equilibrare la differente capacità di autofinanziamento delle regioni con una formula complicatissima (basata su un algoritmo e una funzione derivata di secondo grado) li danneggerebbero sistematicamente sottraendo loro fondi e dirottandoli al Nord (Fitto lamenta un ammanco di 15 milioni sul 2005, destinati però a diventare 300 a regime se il meccanismo non sarà cambiato, mentre alla Lombardia sarebbero stati attribuiti 40 milioni in più).
La presa di posizione di Fini ha dunque messo in subbuglio la Lega. I movimentisti, guidati da Dario Galli, si sono scagliati contro An: «Il decreto non si tocca. Il Nord paga fino al doppio di tasse in più sull’Irpef, per non parlare dell’Irpeg, ormai una tassa padana». Alessandro Cè sostiene che il decreto va bene e che c’è stato solo un errore nell’applicazione della formula matematica (come sostiene Pietro Giarda, che quel decreto lo scrisse), che Fini «non ha capito». Il ministro Roberto Calderoli, che molti vedono sempre più isolato nella Lega, sarebbe però pronto a discutere una revisione del decreto. Come ha rimarcato ieri il portavoce di An, Mario Landolfi, replicando alle critiche della base leghista.
Nel frattempo la Camera prosegue la discussione sulla nuova riforma del federalismo, anche se secondo il presidente Pierferdinando Casini difficilmente potrà essere varata entro l’8 ottobre. Ieri è stato approvato, anche con i voti dell’opposizione, un emendamento che evita il depotenziamento del Senato federale a vantaggio della Conferenza Stato-Regioni, che entra nella nuova Costituzione come organo di consultazione amministrativa.
Intanto deflagra la polemica sul decreto 56, che stabilisce la compartecipazione degli enti locali all’Irpef e all’Irap e che, in una lettera indirizzata ieri al presidente del Consiglio, Gianfranco Fini ha chiesto di bloccare. Raccogliendo la protesta dei governatori del Sud come Raffaele Fitto e Antonio Bassolino, secondo i quali i meccanismi di perequazione del decreto, studiati per equilibrare la differente capacità di autofinanziamento delle regioni con una formula complicatissima (basata su un algoritmo e una funzione derivata di secondo grado) li danneggerebbero sistematicamente sottraendo loro fondi e dirottandoli al Nord (Fitto lamenta un ammanco di 15 milioni sul 2005, destinati però a diventare 300 a regime se il meccanismo non sarà cambiato, mentre alla Lombardia sarebbero stati attribuiti 40 milioni in più).
La presa di posizione di Fini ha dunque messo in subbuglio la Lega. I movimentisti, guidati da Dario Galli, si sono scagliati contro An: «Il decreto non si tocca. Il Nord paga fino al doppio di tasse in più sull’Irpef, per non parlare dell’Irpeg, ormai una tassa padana». Alessandro Cè sostiene che il decreto va bene e che c’è stato solo un errore nell’applicazione della formula matematica (come sostiene Pietro Giarda, che quel decreto lo scrisse), che Fini «non ha capito». Il ministro Roberto Calderoli, che molti vedono sempre più isolato nella Lega, sarebbe però pronto a discutere una revisione del decreto. Come ha rimarcato ieri il portavoce di An, Mario Landolfi, replicando alle critiche della base leghista.
Nel frattempo la Camera prosegue la discussione sulla nuova riforma del federalismo, anche se secondo il presidente Pierferdinando Casini difficilmente potrà essere varata entro l’8 ottobre. Ieri è stato approvato, anche con i voti dell’opposizione, un emendamento che evita il depotenziamento del Senato federale a vantaggio della Conferenza Stato-Regioni, che entra nella nuova Costituzione come organo di consultazione amministrativa.
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