Da Corriere della Sera del 07/10/2004
Scontro duro nel dibattito, non sono mancati gli attacchi personali
Edwards e Cheney «i due mastini»
Ma politologi e sondaggi divergono sul risultato
di Ennio Caretto
WASHINGTON - E' stato come avere «due mastini a cena» scriveva ieri il Washington Post dello spietato dibattito notturno alla tv tra il vicepresidente Dick Cheney e il senatore John Edwards. Che si sono dilaniati anche sul piano personale e sull'economia, ma soprattutto sull'Iraq dove, ha insistito Cheney, «abbiamo fatto la cosa giusta, e la rifarei», e dove, ha ribattuto Edwards, «voi continuate a non dire la verità all'America».
LE ACCUSE - Due mastini che si sono scagliati il primo, il vicepresidente, contro John Kerry e il secondo, senatore, contro George Bush, dipingendoli come inadatti a guidare il Paese e il mondo: «Kerry - ha detto l'uno - è sempre stato dalla parte sbagliata sui problemi della difesa, non sarebbe capace di sconfiggere il terrorismo»; «Bush - ha sostenuto l'altro - si è lasciato sfuggire Bin Laden in Afghanistan e non ha un piano per vincere la pace a Bagdad». Più equilibrato e avvincente di quello tra Bush e Kerry la settimana scorsa, il match tra Cheney, 63 anni e una lunga esperienza di governo (era già capo di gabinetto del presidente Ford nel '74), ed Edwards, 51 anni e un unico mandato al Senato, si è chiuso, secondo i media, in parità e non ha cambiato gli equilibri elettorali. E' un giudizio di sostanza. Ma il pubblico, per cui conta anche la forma, ha espresso un parere diverso: ha trovato il senatore più persuasivo e aperto. I sondaggi hanno dato Edwards vincente, la tv Cbs con il 41 contro il 28%, la tv Msnbc con il 64 contro il 36%, il Wall Street Journal con l'89 contro l'11%. Solo la tv Abc - ma ha sondato più repubblicani che democratici - ha assegnato la vittoria a Cheney, il 43 contro il 35%.
Per i repubblicani, però, il vicepresidente ha avuto il merito di difendere con molta più efficacia di Bush la causa dell'amministrazione, evitando una clamorosa caduta alla vigilia del secondo cruciale dibattito di domani sera a St. Louis tra il presidente e Kerry, sabato mattina in Italia. «L'orco», come qualcuno ha definito Cheney al New York Times , vi è riuscito insistendo che «l'America e il mondo sono più sicuri senza Saddam Hussein» e che «non si può affidare la sicurezza a uno come Kerry che agisce non in base a solidi principi ma a seconda degli umori della pubblica opinione». Argomentazioni peraltro contraddette da Edwards, che ha ricordato che tra le stragi delle Torri Gemelle e il Raìs «non c'era alcun legame», e ha assicurato che Kerry «ha difeso il nostro Paese da giovane in Vietnam e lo difenderà anche da presidente degli Stati Uniti».
Sono stati i micidiali attacchi sferrati contro Edwards a nuocere all'immagine di Cheney, che dopo il crollo di Bush al primo dibattito è parso a volte il vero presidente. Cheney ha trattato il senatore «da bambino», sempre secondo il New York Times , accusandolo di «avere mancato il 70 per cento delle sessioni della Commissione intelligence del Senato dove in 6 anni non l’ho mai incontrato», di aver votato contro il riarmo e per l'aumento delle tasse. Senza scomporsi, Edwards lo ha ridotto al silenzio sull'Halliburton la società petrolifera da lui diretta, «che fece affari coi nostri nemici ed è tuttora coinvolta negli scandali».
L’ECONOMIA - Seduti a una scrivania a un metro uno dall'altro Cheney ed Edwards hanno toccato in modo commovente un tasto umano discutendo dei matrimoni gay. Il senatore ha reso omaggio al vicepresidente per il suo attaccamento alla figlia omosessuale, e questi lo ha ringraziato. Ma la battaglia è esplosa di nuovo sull'economia, dove Edwards ha rinfacciato a Cheney di lasciare 49 milioni di persone senza assistenza medica e a Bush di essere «il primo presidente in 75 anni a creare disoccupazione non occupazione». Edwards ha terminato con una battuta tagliente: «Non penso che l'America possa permettersi altri 4 anni di questa esperienza». Sarà il tasto su cui martellerà Kerry domani notte, la notte che dirà se Bush ha la preparazione e la grinta del suo vice.
LE ACCUSE - Due mastini che si sono scagliati il primo, il vicepresidente, contro John Kerry e il secondo, senatore, contro George Bush, dipingendoli come inadatti a guidare il Paese e il mondo: «Kerry - ha detto l'uno - è sempre stato dalla parte sbagliata sui problemi della difesa, non sarebbe capace di sconfiggere il terrorismo»; «Bush - ha sostenuto l'altro - si è lasciato sfuggire Bin Laden in Afghanistan e non ha un piano per vincere la pace a Bagdad». Più equilibrato e avvincente di quello tra Bush e Kerry la settimana scorsa, il match tra Cheney, 63 anni e una lunga esperienza di governo (era già capo di gabinetto del presidente Ford nel '74), ed Edwards, 51 anni e un unico mandato al Senato, si è chiuso, secondo i media, in parità e non ha cambiato gli equilibri elettorali. E' un giudizio di sostanza. Ma il pubblico, per cui conta anche la forma, ha espresso un parere diverso: ha trovato il senatore più persuasivo e aperto. I sondaggi hanno dato Edwards vincente, la tv Cbs con il 41 contro il 28%, la tv Msnbc con il 64 contro il 36%, il Wall Street Journal con l'89 contro l'11%. Solo la tv Abc - ma ha sondato più repubblicani che democratici - ha assegnato la vittoria a Cheney, il 43 contro il 35%.
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Sono stati i micidiali attacchi sferrati contro Edwards a nuocere all'immagine di Cheney, che dopo il crollo di Bush al primo dibattito è parso a volte il vero presidente. Cheney ha trattato il senatore «da bambino», sempre secondo il New York Times , accusandolo di «avere mancato il 70 per cento delle sessioni della Commissione intelligence del Senato dove in 6 anni non l’ho mai incontrato», di aver votato contro il riarmo e per l'aumento delle tasse. Senza scomporsi, Edwards lo ha ridotto al silenzio sull'Halliburton la società petrolifera da lui diretta, «che fece affari coi nostri nemici ed è tuttora coinvolta negli scandali».
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