Da Corriere della Sera del 11/10/2004

Privatizzazione Rai: il piano Cattaneo e la sponda dei Ds

di Paolo Conti

ROMA - Lo statuto della «nuova» Rai (nata dopo la fusione tra Rai spa e Rai Holding) è stato approvato dalla commissione parlamentare di Vigilanza e poi firmato dal ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, a metà della settimana scorsa. Così è ufficialmente cominciata la vera partita della privatizzazione della Rai. Alla direzione generale di Flavio Cattaneo cominciano a metter mano alla separazione contabile, tipica espressione per addetti ai lavori che in realtà nasconde una novità sostanziale: per la prima volta in mezzo secolo di vita la Tv pubblica dividerà, nero su bianco, ciò che viene finanziato dal canone e ciò che invece è sostenuto dalla pubblicità. Per esempio i prodotti «da servizio pubblico» (molti di Raitre come pure le telecronache di avvenimenti pubblici, i cicli storici e didattici di Rai Educazione, gli approfondimenti giornalistici) attingono principalmente dal canone, che nel bilancio 2003 rappresenta il 38,9% dei ricavi del gruppo Rai.

Appuntamenti decisamente commerciali (gli show del sabato sera o i contenitori della domenica pomeriggio, i quiz, ovvero tutto ciò che concorre con Mediaset) fanno riferimento alla pubblicità (50,9% dei ricavi). Poi esistono altri casi (lo stesso Sanremo, le Olimpiadi) in cui le esigenze del servizio pubblico (intrattenimento popolare) vanno di pari passo con l’aspetto commerciale. Tutto questo avrà un peso in vista della quotazione in Borsa: i futuri acquirenti potranno sapere come e perché la Rai utilizza le proprie risorse. Di separazione contabile si parlava da anni ma senza effetti concreti: è una novità, quindi.

Tocca adesso al ministero dell’Economia muovere i primi passi per la quotazione in Borsa. Lo statuto è stato depositato in tribunale e dovranno trascorrere trenta giorni per le formalità (in teoria per mettere in condizione i creditori di far valere le proprie ragioni dopo la fusione). Da metà novembre scatteranno i famosi quattro mesi entro i quali il Cipe, il Comitato per la programmazione economica, dovrà stabilire la quota da privatizzare (20, 23 o 25%: le voci si inseguono) e le condizioni di acquisto. Ma prima il ministero di Siniscalco dovrà indicare un advisor, ovvero un consulente finanziario che stabilisca il valore della Rai sul mercato, dopo una gara ad invito tra istituti. Sarà così pronto il prospetto per la Consob e la proposta del ministero dell’Economia al Cipe, che dovrà prendere la decisione finale.

Flavio Cattaneo ostenta tranquillità. La Rai potrebbe valere tra i 4,5 e i 5,5 miliardi di euro: presumibilmente si finirà sui 5 miliardi, diecimila miliardi di lire. E a chi oppone molto scetticismo, Cattaneo ricorda il caso Raiway. Nel 2001 la Rai di Roberto Zaccaria fu a un passo dal vendere il 49% di Raiway, società in cui sono confluiti gli impianti di trasmissione della tv pubblica, al gruppo texano Crown Castle. Allora Raiway venne valutata 905 milioni di euro: per Cattaneo è la riprova che la tv di Stato ha una sua appetibilità sul mercato anche internazionale, soprattutto ora che è proiettata verso il digitale e le nuove offerte. L’affare non si concluse per il veto del ministro Gasparri, ma la valutazione resta.

Poi c’è una novità politica. Nella piattaforma politica che Piero Fassino presenterà a febbraio al terzo Congresso nazionale Ds, si legge testualmente nella parte dedicata alla società della comunicazione: «La Rai, che per decenni è stata fattore di civilizzazione e di crescita del Paese, deve ritrovare il senso di una missione culturale da svolgere nell’interesse nazionale. Per fare questo la Rai - anche attraverso una apertura ai privati della sua compagine azionaria - deve dotarsi di una struttura di gestione e di comando manageriale competente e autorevole che realizzi la sua missione di servizio pubblico senza derogare ai principi di sana e competitiva gestione propri di qualsiasi azienda che si voglia misurare col mercato».

Il vertice Ds è da tempo a favore dell’ingresso dei privati nella proprietà Rai. Ma la coincidenza temporale tra la quotazione in Borsa e le tesi congressuali di Fassino («apertura ai privati della compagine azionaria») fa pensare che, una volta tanto, potrebbe non esserci una dura opposizione Ds. Magari non su Flavio Cattaneo ma sul piano di privatizzazione.

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