Da La Repubblica del 04/10/2004

Il leader turco in visita a Berlino. Schroeder ribadisce il sì della Germania. Mercoledì il rapporto della Commissione

"La Turchia può aspettare 15 anni"

Il premier Erdogan: "Ma vogliamo la piena adesione alla Ue"

di Andrea Tarquini

BERLINO - La Turchia può rassegnarsi a tempi lunghi per entrare nell´Unione europea, può aspettare anche fino al 2019. Ma in cambio chiede che i negoziati con la Ue comincino senza la minaccia di esiti incerti, e anzi con la certezza di un obiettivo preciso: l´approdo di Ankara in Europa. Lo ha detto il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, dopo i suoi colloqui di ieri sera a Berlino con il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.

La visita in Germania è una tappa politica importante per Erdogan. Mercoledì infatti la Commissione europea pubblicherà il suo rapporto sul problema delle trattative con Ankara. E secondo diverse indiscrezioni, il rapporto, pur criticando diversi problemi e insufficienze da parte turca, raccomanderà l´avvio di negoziati in vista di una piena integrazione della Turchia nell´Unione. «La Germania - ha detto Schroeder ricevendo Erdogan alla Cancelleria - voterà a favore di negoziati con l´obiettivo dell´ingresso della Turchia». Ma sia io sia Erdogan, ha aggiunto il cancelliere, «sappiamo che una piena adesione turca alla Ue richiederà molto tempo».

Il socialdemocratico Schroeder e il conservatore Silvio Berlusconi sono i due grandi paladini della causa dell´ingresso della Turchia nell´Unione europea. L´abile islamista moderato Erdogan lo sa, e gioca tutte le sue carte sull´appoggio tedesco e italiano. «Noi siamo capaci anche di aspettare tempi lunghi - ha detto Erdogan - anche fino al 2019». Ma quel che occorre è «che alcuni politici europei cambino mentalità: il mio paese, con le ultime riforme, ha soddisfatto i cosiddetti criteri di Copenaghen, si è messo in regola con richieste e parametri della Ue per un´adesione. Insomma ha fatto il suo dovere, i compiti a casa. Sarà l´Europa a mancare al suo dovere se non ci accetterà. Peggio ancora, sarà l´Europa a violare le sue stesse leggi se alcuni suoi politici e paesi insisteranno nel chiedere referendum popolari sul nostro ingresso nell´Unione. È triste, perché alcuni paesi già membri della Ue sono più arretrati della Turchia».

La richiesta di referendum è avanzata a gran voce in Germania dall´opposizione cristiano-conservatrice, in Francia da uomini di spicco del potere neogollista, come il superministro dell´Economia Nicolas Sarkozy. Secondo un sondaggio pubblicato ieri dalla Bild am Sonntag, gli italiani sono i più favorevoli all´ingresso di Ankara nella Ue con un 45 per cento di sì. Li seguono gli spagnoli col 39, tedeschi e olandesi con il 34, inglesi con il 33. Molto più bassa la percentuale di sì in Polonia, col 27 per cento, e al minimo in Francia con appena il 16.

Stando alla Bild e all´agenzia Reuter, il rapporto della Commissione raccomanderà l´avvio di negoziati in vista dell´adesione turca alla Ue. Ma al tempo stesso critica il persistente uso della tortura e violazioni dei diritti umani in diversi campi. Il commissario europeo all´integrazione, il tedesco Guenter Verheugen, vicinissimo al cancelliere, parla di «carenze gravi nelle libertà politica, di espressione, di stampa, di confessione, nella parità delle donne, in molti campi». Per questo, «al momento qualsiasi paese europeo può bloccare l´ingresso della Turchia». È questo il pericolo che Erdogan vuole combattere. Fa dunque concessioni all´amico Schroeder sui tempi d´adesione, contemplando uno slittamento fino al 2019. Ma chiede in cambio la certezza assoluta del sì finale, per portare un successo politico a casa.

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