Da Corriere della Sera del 14/10/2004

Un rapporto difficile complicato dall’Iraq

di Massimo Franco

Una svolta non era prevedibile: Italia e Germania venivano da almeno un anno e mezzo di rapporti freddi. E le distanze sono state espresse pubblicamente, con franchezza, sia da Silvio Berlusconi che da Gerhard Schröder. I tedeschi puntano ad un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; il governo di Roma sta tentando di evitare questo epilogo, convinto che comprometterebbe la prospettiva, seppure complicata, di un posto riservato all’Unione europea. Ma soprattutto, l’incontro bilaterale di ieri ha confermato l’impossibilità di intendersi sulla guerra in Iraq: come nel 2003, la Germania resta ancorata all’asse con la Francia, contrario fin dall’inizio all’invio di truppe accanto a Usa e Gran Bretagna. E’ indicativa la «presa d’atto» arrivata in serata da Washington, subito dopo le dichiarazioni del premier italiano e del cancelliere. Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa, e ieri quello di Stato, Colin Powell, avevano sondato i ministri tedeschi per capire se stesse cambiando qualcosa; se fosse possibile mandare soldati di altri Paesi Nato in Iraq per l’addestramento delle truppe. Schröder ha voluto ufficializzare il no proprio dopo aver parlato con Berlusconi, alleato fedele di George Bush.

«La posizione tedesca non cambia», ha ribadito. «Non invieremo soldati in Iraq». Insomma, l’Italia ha avuto un’ulteriore prova di non potere contare su nuove sponde politiche nel suo impegno a fianco dell’alleanza angloamericana. Ma si è trattato di uno scenario ampiamente scontato. Fermandosi a queste due puntualizzazioni, ribadite senza margini di ambiguità neppure diplomatica, la conclusione dovrebbe essere quella di un vertice che ha ufficializzato solo le difficoltà fra i due Paesi.

Gli amanti di atmosfere aggiungono l’impianto per la traduzione simultanea in tilt durante la conferenza stampa, con appendice di imbarazzo e battute. Eppure, la lunga scia delle divergenze e delle incomprensioni sul conflitto iracheno, sembra fermarsi davanti al Trattato costituzionale europeo. Su questo, forte di una posizione condivisa sia dall’opposizione che dal Quirinale, Palazzo Chigi avrebbe riscontrato un analogo interesse della Germania ad approvarlo quanto prima nei due Parlamenti.

L’obiettivo comune è di evitare un referendum sulla nuova Costituzione dell’Ue, che i due Paesi temono, perché potrebbe esagerare la consistenza dei settori euroscettici presenti nell’opinione pubblica. Per il resto, «non abbiamo neppure tentato di convincere la Germania a cambiare la sua posizione, peraltro legittima, sull’Onu», ha spiegato Berlusconi; e viceversa, ha confermato Schröder. Ma il cancelliere ha aggiunto che la riforma delle Nazioni Unite non è una priorità; che Berlusconi gli ha dato consigli preziosi sulla Libia. E sulla Turchia nell’Ue ci si intende. I rapporti bilaterali italo-tedeschi, hanno assicurato all’unisono, «sono eccellenti». Se non altro, sono chiari.

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