Da La Repubblica del 16/10/2004

Leghisti in piazza dopo il voto e parte il coro "Padania libera"

"Montecitorio è presa" esplode la festa lumbàrd

di Concita De Gregorio

ROMA - Come la sposa, Silvio Berlusconi si lascia fotografare davanti al portone di Montecitorio con un bouquet di rose bianche identico a quello che stringeva in chiesa la prossima regina di Spagna. Lo sposo non c´è. È una cerimonia per procura, questa che suggella l´unione fra il presidente del Consiglio e l´uomo che gli ha imposto di cambiare 40 articoli della Costituzione in un mese di lavori forzati. Pena - in caso di titubanze o, peggio, di rinuncia - la rottura dell´unione e la crisi di governo. Umberto Bossi, come si sa, è in Svizzera nella clinica dove si sta riprendendo dall´ictus che lo ha colpito a marzo.

«Sono molto contento ed emozionato» - ha detto subito, appena Berlusconi e il suo ministro Calderoli, quest´ultimo dall´aula, lo hanno chiamato al telefono - «penso a tutti questi anni di fatiche, di lotte, ai momenti difficili. Ho pensato al tempo trascorso, agli amici che non ci sono più... «. Si diventa più sensibili alle perdite quando si acquista confidenza con la precarietà.

E´ stato il giorno della Lega, ieri. Il trionfo lumbard, la vera presa di Montecitorio da parte dei padani. Il giorno della devolution, come si dice in Inghilterra e a Varese. Foto: Calderoli seduto al centro dei banchi del governo, al posto del presidente del consiglio, che parla al telefono e stringe mani e ride dicendo sì grazie, grazie. Fassino muto con le mani sul volto. Paolo Cento, verde, che tira fascicoli di riforme costituzionali all´indirizzo dei leghisti: materialmente, lancio del fascicolo. Edouard Ballaman, che come molti immigrati si chiama così ma è italiano, lui svizzero e deputato leghista, coi capelli tinti di verde per la festa. Ciriaco De Mita che parla in un´aula per la prima e sola volta rispettosa, silenzio assoluto, e dice «il bicameralismo si fonda sul dissenso, non sul consenso coatto». Luciano Dussin, 44 anni, insegnante all´istituto alberghiero di Castelfranco veneto, che gli urla «rompiballe». Poi Berlusconi in piazza con le rose dietro allo striscione dei leghisti: salta, anche, un saltello solo ma salta. «Ho parlato con Bossi, credo che ora guarirà. Era raggiante». Potere taumaturgico del successo. Poi la festa coi tramezzini alla maionese e lo spumante nelle stanze del gruppo della Lega, e Bossi ancora al telefono. «Devo ricordarmi di portargli i francobolli della Royal mail, devo assolutamente tenerlo a mente», dice Calderoli. I francobolli emessi ieri che dicono «get well soon, Umberto»: riprenditi presto. Cominciamo da qui, dalla fine.

Sono le due e diciassette del pomeriggio quando Pierferdinando Casini mette ai voti la grande riforma. Roberto Calderoli, che dalla prima riunione dei quattro saggi a Lorenzago di Cadore (agosto 2003) non aspetta che questo momento prende la parola e nella solennità dell´aula informa i deputati che è stato emesso, appunto, dalla Royal Mail un francobollo di auguri di pronta guarigione a Bossi. Applausi a destra, sconcerto a sinistra. Quattro deputati verdi - Mauro Bulgarelli, Paolo Cento, Luana Zanella e Marco Lion - esibiscono un cartello che dice: «L´Italia piange la costituzione condannata a morte da Silvio Berlusconi». Casini li riprende severo, una classe di liceali dalla galleria osserva curiosa tanta suggestiva animazione. Cento, in specie, è stato appena redarguito per essersi scambiato un lancio di fascicoli con Andrea Gibelli, 37 anni, leghista, architetto di Codogno (Lodi). All´indirizzo di Gibelli poco prima è arrivato dai banchi ds un «coglione», testuale nello stenografico d´aula: anche questa - lo stenografico che non censura - è una moderna novità. Avranno invece apprezzato e preso appunti, i liceali, nei momenti di composto silenzio che accompagnano la densità dell´intervento di De Mita: dal centralismo dello Stato al centralismo delle regioni «state solo moltiplicando l´errore», usate la sussidiarietà come «freno e acceleratore insieme, la macchina non cammina», poi la Bibbia: «Mai le tenebre sono così intense come prima che sorga l´aurora». Sfora i tempi, De Mita. Casini come molti ex compagni di partito ancora in soggezione con l´anziano leader gli dice «è una crudeltà da parte mia interromperti» e comunque lo fa, il medesimo Dussin col pizzetto gli urla «l´ora d´aria è finita». Dario Galli, dirigente d´azienda di Tradate, Varese, chiede «basta». Ugo Parolo, da Bellano provincia di Lecco, fa gesti d´impazienza. Si trasferiscono poi tutti in piazza, i leghisti, a festeggiare. Berlusconi, arrivato nel frattempo, è assai cordiale. Una delle sue guardie del corpo frattura una costola (sospetto di, cinque giorni di prognosi al pronto soccorso) a Nicola Corda dell´agenzia Area, uno dei cronisti deputati a raccoglierne le dichiarazioni. Commenti tipo: «Sono molto soddisfatto, questo voto sarà un vero ricostituente per Bossi».

Fine della festa di piazza: niente folla, solo deputati e tre ministri, Calderoli Maroni e Castelli, dietro alla bandiera di Alberto da Giussano e allo striscione che dice «Si al federalismo grazie Bossi». Inizio della festa privata, al gruppo parlamentare: Cè il capogruppo è con Calderoli la star del buffet. Nel suo discorso in aula ha detto che questa di oggi è «la rivincita di Cattaneo dopo 143 anni di centralismo», un grande giorno che mette fine all´idea «di Plauto, homo homini lupus». Brinda coi bicchierini verdi, sciarpetta col sole delle Alpi. Francesca Martini, quella che ha dato il bouquet di rose a Berlusconi, abbraccia Calderoli. Gibelli quello del lancio di carte con Cento si ferma al capannello di Lussana, Polledri, Caparini. Calderoni ha le iniziali ricamate sulla camicia, R. C. «come riforme costituzionali... «, gli fa Cè. Qualcuno intona «Padania libera», telefona Bossi. Maroni dice che domenica va a trovarlo in Svizzera, Calderoli invece dice che è stanco e ora va in vacanza. Per poco, perché «ho delle belle idee sulla riforma del sistema elettorale». Ora tocca a quella.

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