Da La Repubblica del 16/10/2004

"Acqua, suolo, parchi, rifiuti" ecco cosa rischia il Belpaese

Legge delega, 24 saggi saranno i padroni dell´ambiente

di Antonio Cianciullo

ROMA - I sondaggi mostrano una preoccupazione crescente degli italiani per il degrado ambientale: stando all´eurobarometro, lo smog, il rumore eccessivo, l´inquinamento del mare rappresentano problemi centrali. Per il governo Berlusconi invece sembrano essere quisquilie tecniche, questioni di minor conto con cui non appesantire il calendario delle Camere. Nell´ottobre 2001 il ministro dell´Ambiente Altero Matteoli ha infatti presentato il disegno di legge chiamato «delega ambientale»: un provvedimento che sottrae le più importanti questioni ecologiche al controllo del Parlamento per affidarle a 24 esperti da lui stesso nominati. Saranno loro, quando la delega ambientale appena approvata dal Senato diverrà operativa, a scrivere le leggi al posto dei parlamentari che poi avranno appena 20 giorni di tempo per dare un parere consultivo.

«C´era indubbiamente bisogno di un lavoro di riordino e riaccorpamento della normativa ambientale, ma questo è il modo più pericoloso di farlo: si tratta di una vera e propria delega in bianco», afferma Patrizia Fantilli, responsabile dell´ufficio legislativo del Wwf. «Nel corso di questi tre anni la maxi delega si è andata via via appesantendo e aggravando fino a costituire un groviglio che ipoteca seriamente il futuro ambientale dell´Italia: le norme che modificano i vincoli paesaggistici rappresentano solo un frammento delle questioni in gioco». Ecco una sintesi dei punti principali contenuti nel dossier Wwf sui disastri ecologici che rischiano di essere causati dalla delega ambientale che il Parlamento si prepara ad approvare.


ACQUA. Il testo che sta per arrivare in terza lettura alla Camera ignora ogni richiamo alle direttive europee sulle acque: il suo obiettivo centrale è accelerare i processi di privatizzazione delle risorse idriche. «Temiamo che i richiami alla finanza di progetto per la costruzione di nuovi impianti mirino a lanciare programmi devastanti», affermano al Wwf. «Programmi sul modello della deviazione dell´Ebro che è stata fermata da Zapatero: 912 chilometri di tubi e 104 dighe per portare l´acqua da un capo all´altro della Spagna con danni ambientali e sprechi colossali».


RIFIUTI. La polemica con la gestione berlusconiana si apre con la contestazione della nuova definizione di rifiuto che ha promosso intere partite di rifiuti industriali pericolosi in merci tranquillamente vendibili: secondo il magistrato Gianfranco Amendola «con la legge Lunardi del 21 dicembre 2001 è passata la licenza d´inquinare scavando gallerie e tunnel».

Con la delega ambientale, afferma il Wwf, si fa un altro salto: «Si trasformano in materie prime seconde i rottami ferrosi, anche quelli provenienti dall´Est, cioè dall´area di Chernobyl, semplificando i controlli al punto da renderli inefficaci».


PARCHI. La gestione Matteoli ha decapitato i parchi. Nell´aprile scorso dei 22 parchi nazionali esistenti 10 erano senza presidente, 5 erano commissariati (in un certo momento si è arrivati ad avere tre parchi con lo stesso commissario), 6 senza consiglio direttivo, 2 non attivati, 20 privi di direttore regolarmente incaricato.

La delega ambientale introduce ora una differenziazione nominale pericolosa. Le maglie della protezione vengono allentate separando i parchi fluviali da quelli geominarari, le aree protette dai parchi agricoli. «Sullo sfondo», continua Patrizia Fantilli, «resta il vecchio progetto di aprire la caccia nei parchi, magari non in tutti».


VALUTAZIONE D´IMPATTO AMBIENTALE. Il nodo è la creazione di una Via (Valutazione d´impatto ambientale) da applicare alle opere pubbliche strategiche indicate dalla legge obiettivo, una Via geneticamente modificata in modo da non costituire più un reale vincolo. Si realizza così un paradosso: si offrono più garanzie ambientali per la costruzione di una stradina secondaria che per il Ponte sullo Stretto.


DIFESA DEL SUOLO. Qui lo scontro è sul ruolo dei piani per la difesa del suolo. Nel testo della delega ambientale si dice che devono «coordinarsi» con i piani urbanistici. Un termine vago che non permette di ricavare una precisa scala di priorità. Cosa potrebbe succedere?

Secondo la logica del buon governo idrogeologico, i piani di difesa del suolo vengono prima di quelli urbanistici: se una zona viene periodicamente allagata non è possibile inserirla tra le aree edificabili. Decenni di disastrose alluvioni (e le previsioni di un futuro ancora più difficile a causa dei cambiamenti climatici) suggeriscono la strada della rinaturalizzazione: far spazio attorno al fiume creando zone cuscinetto in grado di inghiottire senza danni le piene più violente. Se però, durante il «coordinamento» tra i piani paesistici e quelli urbanistici, dovessero prevalere i secondi, questo scenario virtuoso si rovescerebbe e continuerebbe ad allungarsi la lista delle palazzine trascinate via dalle inondazioni.

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