Da La Repubblica del 15/10/2004
Il vicepresidente degli imprenditori "firma" la tregua al Senato. Cofferati: finalmente prevale il buon senso
Articolo 18, la battaglia è finita Confindustria: sì allo stralcio
Bombassei: meglio accelerare la riforma degli ammortizzatori
Treu: "Il tempo ha reso tutti più saggi e ha contribuito il cambio a viale dell´Astronomia"
Sacconi: "Valuteremo la convergenza tra le parti e poi decideremo di conseguenza"
di Riccardo De Gennaro
ROMA - «Se le istituzioni decideranno di stralciare le modifiche all´articolo 18 noi non ci opporremo». Il vicepresidente della Confindustria, Alberto Bombassei, annuncia il passo indietro degli imprenditori e decreta la fine delle ostilità sulla norma dello Statuto dei lavoratori che vieta i licenziamenti senza giusta causa. Lo fa in occasione dell´audizione davanti alla commissione Lavoro del Senato, dove è in discussione il disegno di legge che contiene la riforma degli ammortizzatori sociali e, appunto, l´unica deroga superstite all´articolo 18 (quella che permette alle piccole imprese di licenziare liberamente anche qualora, assumendo, superassero la soglia dei 15 dipendenti sopra la quale si applica lo Statuto dei lavoratori).
A questo punto tutto l´arco delle forze sociali, dai sindacati agli imprenditori, concorda su un punto: la modifica all´articolo 18, fortemente voluta dal governo, d´intesa con la Confindustria guidata a quei tempi da Antonio D´Amato, non ha più senso. Governo e maggioranza sono favorevoli all´accantonamento: «Governo e maggioranza, alla fine delle audizioni, valuteranno le eventuali convergenze tra le parti e decideranno di conseguenza», dice il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, che già a luglio aveva ammesso la possibilità di uno stralcio (il ministro Maroni smentì l´ipotesi).
Il confronto ora si concentrerà sulla riforma degli ammortizzatori sociali, come sollecita lo stesso Bombassei. Se governo e industriali fossero giunti tre anni fa all´attuale conclusione avrebbero forse risparmiato al Paese un anno di forti tensioni sociali, culminato con la manifestazione nazionale della Cgil del 23 marzo 2002, quattro giorni dopo l´uccisione di Marco Biagi. Contro l´attacco all´art.18 i sindacati proclamarono, quell´anno, 32 ore di sciopero generale, 18 delle quali decise dalla sola Cgil dopo che Cisl e Uil firmarono con governo e industriali il Patto per l´Italia, che accoglieva una delle tre deroghe inizialmente previste.
Sindacati e opposizione accolgono con soddisfazione l´ipotesi dello stralcio. «Il tempo ha reso tutti più saggi e il cambio della dirigenza di Confindustria ha contribuito», commenta Tiziano Treu (Margherita). «Con le dichiarazioni di Bombassei si chiude definitivamente un capitolo, quello di un attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori», aggiunge Cesare Damiano (Ds). «Siccome le modifiche erano state rese insignificanti era naturale che si abbandonassero», dice invece il leader della Cisl, Savino Pezzotta. Il primo a prevedere che la modifica superstite sarebbe stata insabbiata era stato però il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che ora dice: «Finalmente si riesce a fare una valutazione non isterica delle proposte di modifica dell´articolo 18: inutili, acqua fresca». La svolta della Confindustria, commenta Fulvio Fammoni, Cgil, «premia la coerenza e la determinazione della Cgil nel difendere un diritto fondamentale». Sergio Cofferati, che condusse la prima parte della battaglia, è lapidario: «Finalmente prevale il buonsenso. Peccato ci sia voluto tanto tempo per arrivare alla soluzione più ragionevole».
A questo punto tutto l´arco delle forze sociali, dai sindacati agli imprenditori, concorda su un punto: la modifica all´articolo 18, fortemente voluta dal governo, d´intesa con la Confindustria guidata a quei tempi da Antonio D´Amato, non ha più senso. Governo e maggioranza sono favorevoli all´accantonamento: «Governo e maggioranza, alla fine delle audizioni, valuteranno le eventuali convergenze tra le parti e decideranno di conseguenza», dice il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, che già a luglio aveva ammesso la possibilità di uno stralcio (il ministro Maroni smentì l´ipotesi).
Il confronto ora si concentrerà sulla riforma degli ammortizzatori sociali, come sollecita lo stesso Bombassei. Se governo e industriali fossero giunti tre anni fa all´attuale conclusione avrebbero forse risparmiato al Paese un anno di forti tensioni sociali, culminato con la manifestazione nazionale della Cgil del 23 marzo 2002, quattro giorni dopo l´uccisione di Marco Biagi. Contro l´attacco all´art.18 i sindacati proclamarono, quell´anno, 32 ore di sciopero generale, 18 delle quali decise dalla sola Cgil dopo che Cisl e Uil firmarono con governo e industriali il Patto per l´Italia, che accoglieva una delle tre deroghe inizialmente previste.
Sindacati e opposizione accolgono con soddisfazione l´ipotesi dello stralcio. «Il tempo ha reso tutti più saggi e il cambio della dirigenza di Confindustria ha contribuito», commenta Tiziano Treu (Margherita). «Con le dichiarazioni di Bombassei si chiude definitivamente un capitolo, quello di un attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori», aggiunge Cesare Damiano (Ds). «Siccome le modifiche erano state rese insignificanti era naturale che si abbandonassero», dice invece il leader della Cisl, Savino Pezzotta. Il primo a prevedere che la modifica superstite sarebbe stata insabbiata era stato però il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che ora dice: «Finalmente si riesce a fare una valutazione non isterica delle proposte di modifica dell´articolo 18: inutili, acqua fresca». La svolta della Confindustria, commenta Fulvio Fammoni, Cgil, «premia la coerenza e la determinazione della Cgil nel difendere un diritto fondamentale». Sergio Cofferati, che condusse la prima parte della battaglia, è lapidario: «Finalmente prevale il buonsenso. Peccato ci sia voluto tanto tempo per arrivare alla soluzione più ragionevole».
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