Da Corriere della Sera del 21/10/2004

«Amata da tutti, liberatela»

Britannica rapita, appello del marito. Autobomba uccide 4 bimbi

di Cecilia Zecchinelli

«E’ molto amata da tutti...». E’ incredulo Tahsin Ali Hassan, sullo schermo della tv Al Arabiya. Ripete quello che già aveva raccontato ad Al Jazira , i dettagli del rapimento della moglie Margaret martedì mattina sulla strada per il suo ufficio di Bagdad. Parla di Care , la più grande organizzazione umanitaria del mondo, di cui la donna dalla tripla nazionalità (irlandese, britannica, irachena) è responsabile nel Paese. Si rivolge ai rapitori: «Mia moglie non si occupa di politica - dice - le sue attività sono unicamente umanitarie e puntano ad aiutare il popolo iracheno, lo fa da 30 anni». E poi l’appello ai sequestratori perché la liberino, «in nome dell’umanità, dell’Islam, della fratellanza». Ma segnali che il messaggio sia arrivato a destinazione ancora ieri sera non c’erano. Sui rapitori di Margaret (banditi? islamici? resistenti?) resta l’incertezza, così come sui loro piani dopo il rapimento della più importante personalità della cooperazione in Iraq. Tutti si augurano che sia solo questione di riscatto: un sequestro come quello delle due Simone, anche loro operatrici umanitarie, rilasciate incolumi. E ci si aggrappa alla speranza suscitata ieri dalla liberazione di due tecnici egiziani: a mediare per la loro sorte sarebbe stato lo stesso Al Zarkawi, ricercato numero 1 in Iraq e feroce esecutore di ostaggi. Ma Mustafa Abdel Latif e Mahmud Turk «non avevano nulla a che fare con gli americani» ha spiegato ieri Al Jazira nel dar la notizia senza altri dettagli.

Un segnale positivo, tra molti che vanno però in direzione opposta: e Care ha annunciato ieri che dopo il rapimento della Hassan - che ha suscitato sdegno in tutto il mondo, insieme a una vasta mobilitazione anche tra le associazioni arabe come Islamic Relief - sospenderà le sue operazioni in Iraq. Non l’aveva fatto nemmeno durante la guerra contro Saddam, continuando a lavorare sotto la direzione di Margaret in 80 ospedali e fornendo acqua a 21 milioni di iracheni. Lo farà ora «alla luce degli ultimi eventi», anche se lo staff locale non sarà evacuato. La decisione di Care è un brutto colpo anche per il governo iracheno. Ieri il Consigliere per la sicurezza nazionale Muffawaq Al Rubaiye ha chiesto alle organizzazioni umanitarie di non andarsene: «Il popolo iracheno ha tanto bisogno di loro, andandosene farebbero quello che vogliono terroristi e criminali».

Da Falluja a Samarra, nella stessa Bagdad, ieri sono intanto continuati scontri e bombardamenti. Un raid aereo Usa nella prima città ha ucciso una famiglia di sei persone. A Samarra otto civili iracheni, tra cui quattro bambini, sono morti per l’esplosione di due autobombe antiamericane. A Bagdad un’auto è esplosa in centro, un’altra sulla via dell’aeroporto, pare con una sola vittima. E gli stranieri che vogliono andarsene, quando possono, sono sempre di più.

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