Da Il Messaggero del 23/10/2004

Dopo la riduzione del prezzo del vaccino antinfluenzale, il ministro stringe i tempi sul costo dell’alimento in polvere per i lattanti

Caro-latte, Sirchia convoca i produttori

Martedì incontro alla Salute, obiettivo «una soluzione favorevole per le famiglie»

di Carla Massi

ROMA - Operazione taglio-prezzi: un altro incontro al ministero della Salute. Martedì prossimo, il 26, saranno chiamati al rapporto le aziende produttrici del latte per l’infanzia, i farmacisti e i distributori dei farmaci. A una settimana esatta dal “summit” sul costo dei vaccini anti-influenzali il ministro Sirchia riconvoca le parti e tenta di riportarle “a ragione”. Anche in questo caso, infatti, l’Italia è in testa alla classifica dei prezzi. Con differenze che superano anche i venti euro a barattolo. Quindici le aziende chiamate a discutere. Dopo che, da mesi e mesi, si disputa una dura battaglia sui costi. Abbassati del 10% poco prima dell’estate. Ma, nonostate questo, i conti non tornano se lo stesso latte da noi si paga 42 euro e in Austria 9 e in Francia 12. Un incontro, si legge nella nota del ministero «al fine di affrontare nuovamente il problema dell’eccessivo costo dei latti artificiali in commercio in Italia rispetto agli altri paesi europei e per trovare una soluzione favorevole per i bambini e per le famiglie».

Martedì tutti i convocati all’incontro dovranno rinunciare ad un parte di guadagno, come è accaduto per i vaccini anti-influenzali. Ma, questa volta, la discussione sarà molto più complessa. Per l’antidoto contro l’influenza, infatti, è stato possibile decidere per un’ordinanza della durata di sei mesi, nel caso del latte in polvere, invece, al mercato non può essere imposta una scadenza. Per questo, spiegano gli adetti ai lavori che stanno preparando il terreno per la convocazione di martedì, l’orchestrazione della vicenda richiederà maggiore alchimia negli accordi.

«E’ dura riuscire incidere su questo mercato», commenta il senatore Massimo Bonavita, diessino, che da anni si si batte per la riduzione del prezzo del latte artificiale. Proprio nei giorni scorsi ha riproposto un’interrogazione al ministero della Salute. «Mi ha risposto il sottosegretario Antonio Guidi - spiega Bonavita - ma non mi sento soddisfatto in pieno. Guidi, infatti, non ha affrontato il tema delle forniture di latte artificiale negli ospedali. Dove le ditte offrono i prodotti gratuitamente in cambio di una, non troppo occulta, pubblicità con le mamme al momento delle dimissioni. A loro vengono regalati dei campioni. E le aziende sono sempre le stesse».

Pratica, questa, che una circolare del ministero della Sanità (datata 24 ottobre 2000) sulla “Promozione e tutela dell’allattamento al seno” vieta espressamente. Così si legge: «Al momento della dimissione non vengano forniti in omaggio prodotti o materiale in grado di interferire in qualunque modo con l’allattamento al seno. Le stesse lettere di dimissioni per i neonati non devono prevedere uno spazio predefinito per la prescrizione del sostituto del latte materno equiparandolo ad una prescrizione obbligatoria». E poi, a riguardo delle turnazioni delle aziende nelle forniture dei reparti di neonatologia: «Devono essere acquisite in condizioni di concorrenza, trasparenza e, al pari di altre forniture di beni necessari, le quantità di sostituti del latte materno strettamente necessarie, da commisurare sulla media dei neonati che non possono essere allattati al seno».

Una direttiva firmata dall’allora ministro della Sanità Umberto Veronesi che viene disattesa nella stragrande maggioranza degli ospedali. «Questa normativa si dimentica volontariamente - commentano le associazione dei consumatori - perché così gli ospedali risparmiano sulla spesa del latte artificiale. Aggravando spesso quella delle famiglie che hanno un bimbo piccolo». Il conto è presto fatto: un bambino di uno due mesi consuma venti grammi di latte in polvere a pasto per sei pasti al giorno. Calcolando un prezzo medio al pubblico di 35 euro al chilo il costo per l’alimentazione di un bambino può oscillare tra i 120 e i 140 euro al mese. E le famiglie in queste condizioni sono un gran numero.

In Italia, infatti, come ricordato nei giorni scorsi al convegno nazionale della Rete degli ospedali amici dei bambini Unicef/Oms, siamo molto lontani dall’obiettivo dettato dall’Organizzazione mondiale della Sanità: quello di raggiungere almeno la percentuale del 50% di bambini allattati esclusivamente al seno fino a 6 mesi. Da noi il 25% dei neonati vengono allattati dalla mamma fino a 1-2 mesi, il 15% fino a 3 mesi, il 10% a 4 mesi, il 16% 5-6 mesi e appena il 6% oltre i 7 mesi. Il 23% non viene mai nutrito con il latte materno.

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