Da Corriere della Sera del 27/10/2004

La proposta di Siniscalco «Irpef con tre aliquote»

Il prelievo resta sotto il 40%. Dubbi di An, Lega e Udc

di Mario Sensini

ROMA - Niente da fare. Il primo round giocato a carte scoperte rivela i leader della maggioranza su posizioni assai distanti e l’accordo sulla riduzione delle tasse si complica sempre più. Talmente differenti sono i punti di vista nella CdL, che ormai c’è anche chi, come l’Udc, per alleggerire il carico fiscale delle famiglie avanza ipotesi completamente alternative alla riduzione delle aliquote che il presidente del Consiglio considera imprescindibile. Fatto sta che il vertice sulle tasse, interrotto ieri per consentire al premier di dedicarsi al «caso Buttiglione», riprenderà oggi in una grande incertezza. Il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, ieri ha presentato ai leader tre ipotesi di articolazione degli sgravi promessi nel 2005 per 6,5 miliardi di euro. Tutte basate sulle tre aliquote del 23, 33 e 39% care al premier, che non vuol sentir parlare di tasse superiori al 40%, ma applicate a diversi scaglioni di riferimento. Con l’ultima aliquota del 39% applicata ai redditi superiori ai 35 mila euro, che sale progressivamente fino a 70 mila euro in funzione della quantità di sgravi concessi alle fasce di reddito più basse attraverso le detrazioni e gli assegni familiari.

Alleanza Nazionale, nonostante insista su una quarta aliquota per i redditi più alti, ha forse la posizione più vicina a quella del premier e del suo ministro dell’Economia. In vista della ripresa del confronto i tecnici di An stanno preparando una proposta «di mediazione» che prevede un’aliquota del 23% per i redditi fino a 27 mila euro, del 33% fino a 35 mila euro, del 39% fino a 200 mila euro e un quarto livello di imposizione al 45% (invariato rispetto a oggi) per chi guadagna oltre 200 mila euro l’anno.

La proposta di An prevede inoltre un aumento del 10% degli assegni familiari per favorire gli incapienti per un costo complessivo pari a 6-6,5 miliardi di euro.

Il vero problema di An, oltre a quello di dar priorità agli sgravi sui redditi più bassi, è però l’Irap, per la quale il partito di Fini ritiene ci siano troppo poche risorse da accrescere rinunciando proprio agli sgravi sui redditi alti. La stessa posizione della Lega, che per l’Irap chiede 3 miliardi di euro, mentre la proposta Siniscalco è ferma a poche centinaia di milioni. Sul fatto che gli sgravi Irap non debbano essere simbolici è d’accordo anche l’Udc.

Ma la posizione di Follini, secondo il quale gli sgravi a pioggia finirebbero per non risolvere nulla sul piano dei consumi, è forse la più dura. Tanto che Follini, riservandosi di formalizzarla, ha chiesto al partito di elaborare una proposta alternativa alla riduzione delle aliquote. Indicazione che i suoi hanno tradotto nel raddoppio delle detrazioni per i figli a carico, nella possibilità per le famiglie di vedersi rimborsata l’Iva (a fronte della ricevuta) fino a 5 mila euro l’anno sugli acquisti di mobili, elettrodomestici e riparazioni. Più un fondo per l’abbattimento degli interessi sui mutui casa delle giovani coppie.

Il piano tasse del governo, dunque, naviga in alto mare. Ieri il presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo sperava di aver notizie da Siniscalco, incrociato a un convegno, ma è tornato a casa deluso. «Zero di zero», ha commentato il numero uno degli industriali, che ha aggiunto: «Bisogna guardare sempre il bicchiere mezzo pieno, ma le cose di cui preoccuparsi sarebbero molte». La maggioranza inoltre non ha ancora affrontato il capitolo delle coperture. Per ora tutti si fidano di quel che proporrà Siniscalco, anche se si può scommettere che, una volta sul tavolo, anche sul finanziamento degli sgravi la discussione sarà animata.

Anche la Commissione Ue, aspetta le decisioni del governo. Ammetterebbe per gli sgravi soltanto una copertura con misure strutturali. E fa capire che non c’è molto margine di manovra: secondo le sue previsioni, il deficit italiano è già al 3% nel 2004 e lì resterà anche nel 2005.

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