Da Corriere della Sera del 28/10/2004
LA «NUOVA EUROPA» / Negli ultimi due anni si è creata una frattura tra capitali su Iraq, Costituzione e Patto di stabilità
Commissione, fallisce l’asse Roma-Londra-Varsavia
di Danilo Taino
STRASBURGO - Contro le solide certezze di Rocco Buttiglione, alla fine, la New Europe si è rotta la testa. Doveva essere il nuovo cuore pulsante del Vecchio Continente, doveva diventare l'alleanza che sostituiva l'asse franco-tedesco come motore della Ue, doveva aprire le porte a un nuovo ciclo politico: ha invece mostrato di non essere - o di non essere ancora - capace di tenere il volante dell’Unione Europea. Londra, Roma, Varsavia, Lisbona - le capitali che avevano incoronato José Manuel Barroso a capo della Commissione di Bruxelles - hanno dovuto ieri osservare, nell'Aula del Parlamento di Strasburgo, la resa senza condizioni del sovrano su cui avevano puntato.
Le conseguenze della rocambolesca vicenda Buttiglione-Barroso non sono rivoluzionarie «ma saranno comunque rilevanti», dice Graham Watson capogruppo a Bruxelles dei liberaldemocratici, il gruppo che è stato decisivo nell’opposizione al rappresentante italiano. E tutti concordano.
Barroso dice di non sentirsi indebolito dallo schiaffo di Strasburgo. «Non vedo la mia autorità diminuita - sostiene -. Anzi, la vedo rafforzata dall'avere trovato un accordo con i gruppi parlamentari». E su questa linea di moderazione si sono allineati un po' tutti: le reazioni arrivate dalle cancellerie dei 25 indicano l’obiettivo di provare a salvare qualcosa della nuova Commissione.
In realtà, i fatti di ieri introducono molte novità. Innanzitutto, è opinione diffusa che, almeno in parte, sia entrato in crisi lo status della Commissione. Renato Brunetta, eurodeputato di Forza Italia, dice che «la Commissione è sempre più un vaso di coccio: non legittimata da alcun processo democratico, stretta tra il Parlamento da un lato e i governi nazionali dall'altro che invece hanno una forte legittimazione popolare». Insomma, la Commissione Barroso, già fortemente plasmata dai governi, è stata messa se non sotto tutela almeno sotto l'influenza anche del Parlamento di Strasburgo. Quando Watson invita a «non buttare il bambino Barroso assieme all'acqua sporca di Buttiglione» intende proprio questo: d'ora in poi il presidente dell'esecutivo Ue dovrà venire a patti anche con noi.
Ma ancora più rilevanti sono gli effetti del caso Buttiglione sui rapporti tra le capitali Ue. La nomina di Barroso a presidente della Commissione, l'estate scorsa, fu una sconfitta non da poco dell'asse storico Parigi-Berlino sul quale si è formata nei decenni la Ue. Jacques Chirac e Gerhard Schröder avevano visto bocciato il loro candidato - il belga Guy Verhofstadt - da un'opposizione guidata da Tony Blair; e vissero male quel passaggio. Il presidente francese, in particolare, non nascose l'irritazione per l'alleanza vincente tra britannici, italiani, polacchi e portoghesi.
Negli ultimi due anni si è creata una rottura tra alcune capitali europee - sull'Iraq, sulla Costituzione, sul Patto di stabilità - che va al di là degli schieramenti politici. Nella cosiddetta New Europe , per esempio, convivono governi di destra con il laburista Blair: si incontrano su un'idea di Europa meno burocratica, meno interventista e meno federalista di quella pensata da francesi e tedeschi (ora anche dagli spagnoli). E questo è stato un elemento di rottura delle consuetudini europee: la nascita di un’entità nuova, non allineata a Parigi e Berlino.
Ieri, però, è arrivata la crisi di quella giovane alleanza e la vicenda Barroso-Buttiglione ha dimostrato che i Paesi che si erano implicitamente candidati a guidare la Ue in alternativa a Francia e Germania non sono per ora in grado di garantire il successo delle operazioni che mettono in campo: oggi, Barroso è un'anitra zoppa, Buttiglione è un'anitra abbattuta e la Nuova Europa di Londra, Roma, Varsavia, Lisbona e di alcuni dei nuovi membri dell'Unione di certo non ha ancora i piedi per terra. Insomma, l'asse franco-tedesco non ha superato i suoi limiti e le sue contraddizioni ma l'alternativa dei «nuovi» resta debole e ha visto crollare il suo progetto finora più ambizioso, l'imposizione di un presidente della Commissione. Quella tra martedì e mercoledì, quando la sconfitta di Barroso ha preso corpo, «sarà - ha detto il presidente del Parlamento europeo Josep Borrell - una notte che politicamente sarà ricordata». A Strasburgo, ma anche nelle cancellerie europee.
Le conseguenze della rocambolesca vicenda Buttiglione-Barroso non sono rivoluzionarie «ma saranno comunque rilevanti», dice Graham Watson capogruppo a Bruxelles dei liberaldemocratici, il gruppo che è stato decisivo nell’opposizione al rappresentante italiano. E tutti concordano.
Barroso dice di non sentirsi indebolito dallo schiaffo di Strasburgo. «Non vedo la mia autorità diminuita - sostiene -. Anzi, la vedo rafforzata dall'avere trovato un accordo con i gruppi parlamentari». E su questa linea di moderazione si sono allineati un po' tutti: le reazioni arrivate dalle cancellerie dei 25 indicano l’obiettivo di provare a salvare qualcosa della nuova Commissione.
In realtà, i fatti di ieri introducono molte novità. Innanzitutto, è opinione diffusa che, almeno in parte, sia entrato in crisi lo status della Commissione. Renato Brunetta, eurodeputato di Forza Italia, dice che «la Commissione è sempre più un vaso di coccio: non legittimata da alcun processo democratico, stretta tra il Parlamento da un lato e i governi nazionali dall'altro che invece hanno una forte legittimazione popolare». Insomma, la Commissione Barroso, già fortemente plasmata dai governi, è stata messa se non sotto tutela almeno sotto l'influenza anche del Parlamento di Strasburgo. Quando Watson invita a «non buttare il bambino Barroso assieme all'acqua sporca di Buttiglione» intende proprio questo: d'ora in poi il presidente dell'esecutivo Ue dovrà venire a patti anche con noi.
Ma ancora più rilevanti sono gli effetti del caso Buttiglione sui rapporti tra le capitali Ue. La nomina di Barroso a presidente della Commissione, l'estate scorsa, fu una sconfitta non da poco dell'asse storico Parigi-Berlino sul quale si è formata nei decenni la Ue. Jacques Chirac e Gerhard Schröder avevano visto bocciato il loro candidato - il belga Guy Verhofstadt - da un'opposizione guidata da Tony Blair; e vissero male quel passaggio. Il presidente francese, in particolare, non nascose l'irritazione per l'alleanza vincente tra britannici, italiani, polacchi e portoghesi.
Negli ultimi due anni si è creata una rottura tra alcune capitali europee - sull'Iraq, sulla Costituzione, sul Patto di stabilità - che va al di là degli schieramenti politici. Nella cosiddetta New Europe , per esempio, convivono governi di destra con il laburista Blair: si incontrano su un'idea di Europa meno burocratica, meno interventista e meno federalista di quella pensata da francesi e tedeschi (ora anche dagli spagnoli). E questo è stato un elemento di rottura delle consuetudini europee: la nascita di un’entità nuova, non allineata a Parigi e Berlino.
Ieri, però, è arrivata la crisi di quella giovane alleanza e la vicenda Barroso-Buttiglione ha dimostrato che i Paesi che si erano implicitamente candidati a guidare la Ue in alternativa a Francia e Germania non sono per ora in grado di garantire il successo delle operazioni che mettono in campo: oggi, Barroso è un'anitra zoppa, Buttiglione è un'anitra abbattuta e la Nuova Europa di Londra, Roma, Varsavia, Lisbona e di alcuni dei nuovi membri dell'Unione di certo non ha ancora i piedi per terra. Insomma, l'asse franco-tedesco non ha superato i suoi limiti e le sue contraddizioni ma l'alternativa dei «nuovi» resta debole e ha visto crollare il suo progetto finora più ambizioso, l'imposizione di un presidente della Commissione. Quella tra martedì e mercoledì, quando la sconfitta di Barroso ha preso corpo, «sarà - ha detto il presidente del Parlamento europeo Josep Borrell - una notte che politicamente sarà ricordata». A Strasburgo, ma anche nelle cancellerie europee.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
Approvato il dossier del senatore svizzero Marty
Consiglio d'Europa, sì al rapporto sui voli Cia
Coinvolti almeno 14 paesi, tra cui l’Italia. Dovranno chiarire il loro ruolo nel trasferimento di presunti terroristi da parte degli Usa
Consiglio d'Europa, sì al rapporto sui voli Cia
Coinvolti almeno 14 paesi, tra cui l’Italia. Dovranno chiarire il loro ruolo nel trasferimento di presunti terroristi da parte degli Usa
di Guido Olimpio su Corriere della Sera del 27/06/2006
di Massimo Franco su Corriere della Sera del 05/11/2004
News in archivio
su ITNews del 12/07/2006
Ue: Microsoft, da oggi una multa da 3 milioni di euro al giorno
E' la nuova misura a cui è pronto il commissario Ue alla concorrenza
E' la nuova misura a cui è pronto il commissario Ue alla concorrenza
su ITNews del 12/07/2006