Da La Stampa del 31/10/2004

I media danno per scontato un riconteggio dei voti

Avvocati, un esercito in marcia sulle urne Usa

Ce n’è ormai una moltitudine, chi dice 10 mila, chi 20 mila, assunti a tempo determinato, sulla strada di Bush e di Kerry. Alcuni sono ai seggi da settimane. La corsa alla Casa Bianca rischia seriamente di trasformarsi nel più grandioso «legal thriller» della storia del potere e dell'umanità

di Filippo Ceccarelli

NEW YORK - Gli avvocati salvano, gli avvocati distruggono, gli avvocati comunque, gli avvocati e così sia.

Ce n'è ormai una moltitudine, chi dice 10 mila, chi 20 mila avvocati, assunti a tempo determinato, sulla strada di Bush e di Kerry. Alcuni sono già al lavoro da settimane ai seggi negli stati-chiave aggrovigliando e sbrogliando questioni di liste, voti provvisori, mancata o ritardata consegna di certificati, registrazioni ed eliminazioni. Tanti sono pronti a partire in caso di sconfitta, e altrettanti, di conseguenza, in caso di vittoria. Hanno già il biglietto aereo in tasca, ma sono pronti anche sei voli charter, squadre anti-frode di pronto intervento legale che raggiungeranno il prima possibile i luoghi delle controversie. Tutti o quasi sono assatanati di lavoro e di quattrini perche qui gli avvocati si pagano a ore, come i taxi.

Tre milioni di dollari hanno stanziato i Democratici e due milioni i Repubblicani. Morale, la corsa alla Casa Bianca rischia seriamente di trasformarsi nel più grandioso «legal thriller» della storia del potere e dell'umanità.

Solo in America, in fondo, poteva accadere. L'America del processo a O.J.Simpson e dell'«impeachment» di Bill Clinton, avvocato anche lui, avvocato la moglie Hillary. L'America in bianco e nero dei telefilm di Perry Mason e quella adesso via cavo e ad alta risoluzione cromatica di «Court tv», uno dei tanti canali d'intrattenimento giudiziario a ciclo continuo in tempo reale. L'America dei romanzi di Grisham e di Scott Thurow, montagne di dollari in gioco e carriere ai vertici di una società spesso corrotta: «Nelle paludi - scrive Thurow nella sua autobiografia - vi sono molti alligatori più educati di certi penalisti».

Si capisce perché i media danno tanto spazio al possibile incubo post-elettorale con gli inevitabili strascichi giudiziari. Altro che l'avvocato Taormina, o La Russa, o Biondi, o Previti. Altro che Telekom-Serbia. Rispetto a certi studi legali americani, quelli di Roma o di Milano ricordano la descrizione del polveroso ambiente entro cui Manzoni mette in scena l'astuzia anguillesca dell'Azzeccagarbugli: «Se non avete fede in me, non facciam niente. Chi dice le bugie al dottore, vedete figliuolo, è uno sciocco che dirà la verità al giudice. All'avvocato bisogna raccontare le cose chiare: a noi tocca poi a imbrogliarle»... Qui gli avvocati possono diventare giudici. E comunque combattono alla pari in tribunale. Solo qui, dopo tutto, possono fermare la gara presidenziale. Ci proveranno.

Lo sa Bush, lo sa Kerry, lo sa chiunque abbia avuto un qualche incidente e subito si è visto avvicinare dai «cacciatori di ambulanze», il grado infimo della categoria. Si paga solo in caso di successo. Ma si paga, in tutti i sensi. In un romanzo di Tom Wolfe, «Un uomo vero», ci sono pagine sulle cause matrimoniali che fanno venire la pelle d'oca. C'è una miriade di film che dà il senso di una realtà profonda, una specie di mania nazionale, una professione di cui il potere deve sempre tenere conto. C'è l'avvocato sulla sedia a rotelle di «Ironside»; c'è Gregory Peck avvocato coraggioso nell'Alabama razzista del «Buio oltre la siepe»; e Paul Newman avvocato alcolista che si riscatta nel «Verdetto»; e Richard Gere avvocato affascinante, istrione e venale in «Chicago»; e ancora Tom Cruise, «L'avvocato di strada» che si batte per i senza-casa; e Julia Roberts, che in «Erin Bronckovich» non è nemmeno avvocato, lavora semplicemente in uno studio legale, ma riuscirà a mettere in ginocchio un colosso della chimica inquinante e assassina.

Ed è una storia vera. Come è vera l'America delle «class action» e dei risarcimenti miliardari e di massa ai danni delle corporation del tabacco, dei produttori del silicone per chirurgia plastica, delle multinazionali del cibo, delle industrie dei giocattoli, della Chiesa cattolica e dei preti pedofili.

L'America, dopo tutto, che non ha smesso di credere nell'energia dell'individuo in lotta contro il sistema e le sue prepotenze. Per un mondo migliore. Di questo immaginario l'avvocato è la mitica incarnazione, l'erede di Davide che batte Golia e del Cavaliere dei romanzi cavallereschi. Ma come tutti i miti può risolversi nella sua più impietosa violazione. Nel trionfo dell'ingiustizia e della cattiveria.

I telegiornali danno ormai per scontata una riconta dei voti e delle schede. Sarà un bel caos perché i sistemi elettorali cambiano da Stato a Stato. Secondo un sondaggio dell'Associated Press il 51 per cento dei cittadini americani teme che il risultato delle prossime elezioni rimanga in sospeso per giorni. Promettono i Democratici: «Non ci faremo fregare come nel 2000». Allora furono 36 giorni d'incerta e battaglia giudiziaria. Due ex Segretari di Stato, addirittura, assistevano i contendenti: Warren Christopher per Gore e James Baker per Bush.

Oggi c'è John Edwars, il possibile vicepresidente di Kerry, a tenere alto il prestigio della categoria. Anche Edwars è un personaggio romanzesco o cinematografico: viene da una famiglia povera del profondo Sud, si è fatto da solo, ma ha anche fatto un sacco di soldi come avvocato, nel settore della sanità, soprattutto a spese delle grandi compagnie di assicurazione e a favore di chi, dopo aver pagato le polizze, veniva disconosciuto, abbandonato alla malattia.

La questione va ben al di là del personaggio e della sua obiettiva presenza scenica, con occhi azzurri, ciuffo, passione e onestà. Sostengono i repubblicani che proprio queste cause hanno fatto saltare il banco, cioè il sistema delle assicurazioni con inevitabili ricadute nell'ambito della sanità. Chi cerca una copertura, oggi, deve pagarsela a caro prezzo. I poveri non ce la fanno. E così la questione degli avvocati oltrepassa le prevedibili «legal challenges», cioè lo scontro ai seggi, per entrare nel vivo delle scelte politiche ed economiche.

Per la destra, grosso modo, gli avvocati non sono solo dei rompiscatole, ma dei moltiplicatori di spesa. Per i democratici, che da sempre proteggono la categoria, sono invece un bastione che la società americana si è costruita per riequilibrare i poteri della finanza e delle corporation. Avranno modo senz'altro di approfondire il discorso ai seggi.

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