Da Il Messaggero del 29/10/2004

«Riavviciniamoci»

di Orazio Petrosillo

Atene - CHI compie una visita alla Chiesa di Grecia rimane colpito da un singolare contrasto: la terra che ha esportato la democrazia nel mondo, è rimasta a lungo isolata dal resto dell’Europa. Patisce l’isolamento, anche sotto forma di pregiudiziale chiusura. Cova un risentimento per i torti subiti dall’Occidente. E se questo si può dire superato per la società civile, rimane ancora valido per la Chiesa ortodossa, al cui interno vi sono spinte d’apertura intelligente e contrappesi di fondamentalismo antiquato e di fanatismo retrivo. Al centro di tutto questo, vero personaggio di un cambio epocale e con alcune ambivalenze, come di chi non voglia staccarsi dalle avanguardie e dalle retroguardie, è Christodoulos, dal ’98 arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, un sessantacinquenne dinamico, liceo dai Fratelli Maristi ed esperienze all’estero, con tratti da etnarca e fiuto dei media, il quale, nonostante il vivo senso della tradizione (altrimenti non sarebbe un ortodosso) ed alcune battaglie in favore dello status quo di religione favorita in Grecia che ad altri sembrano civilmente arretrate (come quella di voler mantenere la menzione della religione sulla carta d’identità, ritenuta discriminatoria dalle minoranze) sta traghettando una buona parte della sua Chiesa, dai 70 metropoliti del Santo Sinodo (lui è di fatto un primus inter pares), a larghi strati del clero, dei monaci e del popolo se non proprio verso la modernità come la intenderemmo noi, almeno verso l’apertura mentale di non considerare l’Occidente e soprattutto la Chiesa cattolica come il nemico da cui difendersi chiudendosi. Anche perché si rende conto che l’Europa cristiana è in fiamme per la secolarizzazione e il laicismo.

Christodoulos voleva venire a Roma (per la prima volta nella storia) per ricambiare la visita che il 4 maggio 2001 Giovanni Paolo II aveva compiuto ad Atene quando chiese perdono a Dio ed espresse «profondo rincrescimento» per il saccheggio crociato di Costantinopoli del 1204. Con 44 voti contro 15, il Sinodo gli ha bocciato il progetto e lui ha dovuto rinviare.

Beatitudine, perché tutta questa opposizione al suo viaggio a Roma?
«Ceti conservatori si ricordano delle offese e dei danni fatti dai Capi della Chiesa cattolica nella storia. Questo significa che bisogna informare il nostro popolo perché intenda bene il passato e si apra alla nostra epoca. Ci vuole una preparazione mentale e dei cuori».

Vi sono stati dei miglioramenti nei rapporti tra le due Chiese dopo la visita del Papa?
«Nonostante che tra noi vi siano circoli fondamentalisti, vi sono stati passi concreti di riavvicinamento. Uno di questi è stata la visita del Papa ad Atene. Abbiamo sviluppato le buone relazioni. Con la comunità cattolica di Grecia i rapporti sono ottimi. Collaboriamo con la Santa Sede anche su questioni sociali come la disoccupazione e su tematiche come la bioetica. Abbiamo collaborato in sede europea per la menzione delle radici cristiane nel preambolo della Costituzione».

A che punto sono i rapporti ecumenici? Si arriverà ad un accordo sul ruolo del Papa?
«Speriamo che ci saranno delle condizioni tali, affinché il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi possa ricominciare al più presto (nel 2005) dopo l’interruzione di Baltimora nel 2000. Il problema dell’Uniatismo (l’esistenza di Chiese cattoliche di rito bizantino, ndr ) è particolarmente serio per tante Chiese ortodosse e ci auguriamo che venga superato al più presto. Si discuterà del ministero petrino (il ruolo del Papa, ndr ) che ha bisogno di tanta pazienza, insistenza, attenzione e preghiera, dato che differenze di tanti secoli non si possono cancellare in pochi anni. Il vescovo di Roma ha un primato d’onore e non di giurisdizione: questo è uno dei maggiori ostacoli per l’unione».

Quanto all’ingresso della Turchia in Europa, l’atteggiamento delle Chiese ortodosse - spiega il vescovo Atanasios, rappresentante di Christodoulos a Bruxelles - è di apertura ma con alcune priorità: il rispetto dei diritti umani e il rispetto delle minoranze religiose in Turchia. Alla vigilia dell’intervista, i vescovi cattolici greci avevano reagito dopo aver ascoltato Christodoulos dire in tv: «I cristiani dell’Occidente hanno falsificato il cristianesimo». I media vi hanno visto un attacco ai cattolici. Ma dall’Arcivescovado è stato smentito invitando a tener conto del contesto. Christodoulos avrebbe fatto «un coraggioso gesto di autocritica» comprendente sia il cristianesimo occidentale che quello orientale.

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