Da Il Messaggero del 03/11/2004

Finanziaria alla Camera: presentato, poi ritirato, l’emendamento che riforma gli incentivi alle imprese. Stretta su auto blu e consulenze

Tasse locali, niente aumenti fino al 2006

Governo battuto sui piccoli Comuni. Casa, salta la polizza anticalamità

di Piero Cacciarelli

ROMA - Il governo viene battuto in commissione Bilancio alla Camera e così i piccoli Comuni restano fuori dal tetto di spesa del 2%. Si decide poi di bloccare tutte le addizionali locali fino al 2006: resteranno ferme, quindi, le tasse regionali, provinciali, comunali e l’Irap. Tramonta definitivamente la polizza anticalamità sulla casa. Vengono tagliate auto blu e consulenze delle amministrazioni pubbliche. La maggioranza presenta la riforma degli incentivi per le imprese che non saranno più a fondo perduto ma dovranno essere restituiti in molti anni ad un Fondo che mano a mano che reincasserà i prestiti provvederà ad effettuare altri finanziamenti. Ma poi, il relatore Guido Crosetto (Fi) decide di ritirare l’emendamento a causa di «un errore formale» nella parte che prevede l’istituzione del fondo rotativo presso la Cassa Depositi e Prestiti. Verrà ripresentato in aula. Questa, in sintesi la giornata sul fronte della Finanziaria.

Partiamo dallo stop alle tasse locali. Il disco rosso alle sovrimposte costerà, soltanto alle amministrazioni comunali, oltre 1.235 milioni di euro in tre anni, ossia il maggiore gettito atteso dall’Irpef secondo le previsioni dell’Anci. Maggioranza e opposizione votano unite contro un sub-emendamento presentato dall’esecutivo, che avrebbe incluso nel patto di stabilità i centri sotto i 3.000 abitanti. Via libera, invece, all’esenzione dai vincoli di spesa delle comunità montane e isolane, oltre alle unioni di Comuni fino a 10.000 residenti. Il sottosegretario all’Economia, Vegas, ricorda che il governo avrebbe preferito il blocco generalizzato per un problema di costi: l’esclusione dei centri minori pesa sul bilancio per 150 milioni, ai quali ne vanno aggiunti 50 per interventi a favore dei minori. Ma i partiti della Cdl, con l’assenso del centrosinistra, vogliono andare oltre e pensano a un’esenzione allargata ai Comuni di 5.000 abitanti, se si riuscirà a trovare la copertura. Un’altra deroga al tetto di spesa potrebbe riguardare gli investimenti degli enti locali. Il governo è favorevole e sta studiando la costituzione di uno speciale fondo di cassa a rotazione, che potrebbe salvaguardare anche i cofinanziamenti Ue.

Centri minori a parte, per tutti gli altri scatteranno vincoli stretti. Il testo del relatore Crosetto, che la maggioranza ha fatto prevalere, cancella il tetto del 4,8% su base 2003 e lo sostituisce con quello del 10% sulla media del 2001-2003. I Comuni virtuosi, cioè con i conti a posto, potranno alzare il limite all’11,5%. La qualifica ”ufficiale” di virtuoso spetta a chi nel triennio ha speso meno della media degli enti di pari dimensione. Lo sforamento è consentito soltanto alle uscite coperte da vendite di immobili o da donazioni. Giro di vite, poi, sulle consulenze esterne: dovranno essere motivate e la documentazione verrà sottoposta alla Corte dei conti. Drasticamente ridotta la capacità di indebitamento, dal 25 al 12% del gettito di tributi, tariffe e trasferimenti statali. Arriva una stangata per chi esegue ristrutturazioni e, in genere, opere edilizie: i diritti di segreteria sulle dichiarazioni di inizio lavori andranno da 56,5 a 516,4 euro, mentre secondo le vecchie tabelle oscillavano da 50.000 a 150.000 lire. Un altro emendamento fa sparire la polizza obbligatoria anticalamità sugli immobili: al suo posto debutterà un fondo di garanzia affidato alla Consap, per cui serviranno 50 milioni. Alcuni sub-emendamenti prevedono polizze assicurative volontarie estese a tutti i fabbricati.

Il blocco delle addizionali e la revoca del tetto di spesa per i piccoli Comuni non sono sufficienti a cambiare il giudizio negativo dei sindacati sul complesso della manovra. Anche l’ipotesi di mediazione della Lega (Ire a tre aliquote più il contributo ”etico”) viene bocciata dai leader Cgil e Cisl. Epifani, anzi, fa dell’ironia: «Si può chiamare contributo di solidarietà, ma è sempre una quarta aliquota. Qui la fantasia sovviene alla mancanza di un ragionamento fondato».

A sua volta, l’ex ministro del Tesoro Visco (Ds) rileva che quasi nulla cambia per gli sgravi familiari, perché «promettere 2.700 euro per i figli a carico, trasformando le attuali detrazioni in deduzioni, corrisponde a un aumento effettivo di poco più di 100 euro».

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