Da Corriere della Sera del 10/11/2004

LE SOLUZIONI

L’ipotesi: chiudere e andare al Senato entro sette giorni

Ma i conti sono stati «migliorati», difficile tornare indietro a Palazzo Madama

di Mario Sensini

ROMA - «Da parlamentarista posso dire che si tratta di una cosa rimediabile. Il Senato non avrà problemi a correggere le norme modificate dalla Camera», dice il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi. «Del resto, siamo in un sistema a bicameralismo perfetto», aggiunge il ministro. Nel governo e nella maggioranza, però, non tutti sono altrettanto sicuri che il guaio possa essere riparato tanto facilmente. Così ieri sera, nel vertice di maggioranza, è maturata la convinzione di un passaggio rapidissimo alla Camera per poter trasferire la manovra al Senato fin dalla settimana prossima. Dopo l’esame di palazzo Madama, che dovrebbe ripristinare l’articolo 1 nella sua impostazione originaria, la Finanziaria tornerebbe quindi in un pacchetto chiuso alla Camera per essere approvata senza alcuna modifica. Ma anche in questo caso si potrebbe presentare un problema non trascurabile. «Durante la sessione di bilancio i saldi di finanza pubblica possono essere modificati solo in termini migliorativi», spiega uno dei tecnici della maggioranza. Se così fosse, dopo esser stato «migliorato» dall’emendamento dell’opposizione alla Camera, il saldo non potrebbe quindi tornare a «peggiorare» in Senato, come accadrebbe se l’emendamento di cui già si parla ripristinasse il testo originario della Finanziaria.

In attesa dei chiarimenti, e scartate tutte le ipotesi di correggere la modifica direttamente a Montecitorio, per la Finanziaria del 2005 si profila una prima lettura quasi surreale. Il quadro generale, dopo la modifica dei saldi, non è più coerente con le tabelle, che vanno modificate di conseguenza. Come è incoerente la Finanziaria modificata rispetto alla risoluzione della maggioranza sul Dpef, da cui origina l’intera procedura di bilancio.

Le prime conseguenze, per il prosieguo dei lavori alla Camera, saranno la riscrittura delle tabelle allegate al bilancio e lo stralcio di tutti gli emendamenti che, per la copertura, facevano riferimento a quegli 862 milioni caduti nell’imboscata dell’opposizione. Nel caso d’un immediato passaggio al Senato, i deputati della Cdl chiedono precise garanzie sui tempi della discussione. Tutto vorrebbero meno che alla beffa di ieri seguisse quella d’un dibattito di merito ridotto all’osso. Magari fra Natale e Capodanno.

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