Da Corriere della Sera del 10/11/2004

I CONTI / L’Udc propone un’imposta di due centesimi sui messaggini: dai 540 milioni di fondi anche i finanziamenti alla ricerca

Nel 2005 sgravi alle famiglie e Irap ridotta, nel 2006 le nuove aliquote

di Mario Sensini

ROMA - Ventisette miliardi di messaggini scambiati nel solo 2003. I tecnici dell’Udc ci hanno messo poco a fare i conti. Una sovrattassa da un centesimo su ogni sms, un’inezia, porterebbe 270 milioni di euro nelle casse dello Stato. Sicuri, come è sicuro che si paga la bolletta del telefonino. Due centesimi fanno 540 milioni. Ed ecco i fondi per gli sgravi dell’Irap per le imprese e per il finanziamento della ricerca che ieri sera il segretario dell’Udc, Marco Follini, ha portato al vertice sul taglio delle tasse convocato da Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. «Abbiamo sempre detto che la coperta per finanziare gli sgravi fiscali era troppo corta» spiega Gianluigi Magri, sottosegretario all’Economia. «Stiamo valutando la fattibilità tecnica di una sovrattassa da due centesimi» conferma il sottosegretario, cui si deve l’invenzione della probabile tassa sugli sms. Non il copyright , perché quello ce l’ha il governo delle Filippine, che a giugno ha sistemato il bilancio in deficit proprio con la tassa sugli sms.

Che i partiti della maggioranza, al di là delle innumerevoli proposte di distribuzione degli sgravi, abbiano cominciato a suggerire anche idee per la copertura la dice lunga sulla difficoltà dell’operazione. Alleanza nazionale, Udc e Lega, del resto, sono sempre state prudenti, stanti le scarse risorse disponibili, rispetto al progetto del premier di ridurre le tasse a tutti. Sostenendo senza mezzi termini che la torta non basta per sfamare tutti e che invece occorre essere selettivi. Ed è così che si spiega il nuovo formato degli sgravi, decisamente più prudente, scaturito dal vertice notturno della maggioranza.

Non si parla più di 6,5 miliardi per il 2005, ma di «un po’ meno di 13 nel biennio 2005-2006», come ha detto al termine del vertice di ieri sera il ministro della Lega, Roberto Calderoli. Senza dare ulteriori dettagli, ma evidentemente soddisfatto dell’intesa raggiunta. Anche perché è stata proprio la Lega, nelle ultime ore, a insistere per un rinvio secco al 2006 della riduzione del numero delle aliquote. Fermandosi, per il 2005, agli sgravi Irap per le imprese, soprattutto quelle piccole, e a un alleggerimento del carico fiscale sulle famiglie affidato a maggiori deduzioni e nuovi assegni familiari.

Sulla stessa linea si sono mosse An e Udc, che da giorni fanno le pulci alle carte del ministro Siniscalco, sostenendo che quel progetto con le tre aliquote Irpef già dal 2005 sarebbe costato troppo. Per accettare quel piano Follini, ad esempio, ha posto come condizione un aumento delle deduzioni per i familiari a carico e una riduzione a 40 mila euro del limite di reddito oltre il quale le deduzioni decrescenti sparirebbero del tutto.

Poi, insieme a Fini e sempre per dimostrare che le risorse a disposizioni non sarebbero state sufficienti, ha posto a Berlusconi il problema degli incapienti. Di coloro, cioè, che avendo già un reddito talmente basso da non essere soggetto a tassazione non potrebbero godere dei nuovi sgravi. Proponendo di «monetizzare» le nuove deduzioni anche per gli incapienti, che riceverebbero dallo Stato un assegno di valore corrispondente.

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