Da Punto Informatico del 11/11/2004
Originale su http://punto-informatico.it/pi.asp?i=50387
Pirateria, la UE colpirà nel Mondo
La Commissione ha adottato una nuova strategia dal sapore americano: contro i paesi che non rispettano le proprietà intellettuali europee potranno scattare sanzioni economiche. Ma si parla anche di cooperazione internazionale
Bruxelles - Il peso commerciale dell'Unione Europea verrà utilizzato assieme a quello politico, economico ed industriale per far valere, anche al di fuori dei confini dell'alleanza continentale, le leggi sulla proprietà intellettuale.
Ad affermare la dottrina che rinforza le misure della UE sul delicato fronte dell'anti-pirateria e anti-contraffazione è stata la Commissione Europea, che intende da un lato sostenere i propri paesi partner in tutto il mondo con progetti di cooperazione tecnica e assistenza ma dall'altro non intende più tollerare che proprio in quei paesi si sviluppino fenomeni criminali contro diritto d'autore, copyright e via discorrendo.
In altre parole, qualora un paese non agisca con tutte le proprie forze, e magari con l'assistenza europea, per reprimere la pirateria interna allora l'Unione potrebbe decidere di ricorrere a sanzioni di tipo economico e diplomatico. Per non incorrere in queste situazioni, spiega la Commissione, "è essenziale che i paesi terzi dimostrino la propria volontà di colpire la pirateria nei propri tribunali e nelle proprie strade", e che dunque diano seguito agli accordi bilaterali con l'Unione e ai trattati firmati in sede WTO, l'Organizzazione mondiale del Commercio.
Seguendo le orme degli Stati Uniti, il primo passo dell'Unione sarà l'individuazione dei paesi a rischio, considerati "paesi prioritari", ovvero quei luoghi in cui le azioni di enforcement verranno focalizzate.
In questi paesi l'Unione cercherà di trovare la via migliore per stimolare una nuova cultura della proprietà intellettuale e dare così manforte alle politiche repressive che Bruxelles si augura i governi delle diverse nazioni decideranno di mettere in campo. Infine verranno attivate dalla UE piattaforme di cooperazione, di incentivo e di dialogo politico, lavorando anche per la realizzazione di nuove partnership pubblico-privato, per la partecipazione e il supporto alle reti di difesa della proprietà intellettuale nei paesi terzi e via dicendo.
"La pirateria e la contraffazione - ha dichiarato il commissario europeo al Commercio Pascal Lamy - continuano a crescere ogni anno e sono divenuti industrie gestite da organizzazioni criminali. Questo è un problema serio per noi ma anche per i paesi terzi, le cui aziende soffrono le conseguenze di una violazione dei propri diritti di proprietà intellettuale".
Il problema, evidentemente, non è soltanto la qualità e le garanzie che certi prodotti possono offrire, si pensi al settore alimentare, ma anche il fatto che il frutto della pirateria può colpire direttamente i mercati europei, come può accadere per l'importazione nella UE di prodotti pirata e contraffatti che possono quindi mettere in crisi i diversi settori produttivi continentali.
Stando a quanto dichiara espressamente la Commissione, la nuova policy sarà la strategia ufficiale che verrà seguita nei prossimi anni in tutto il mondo. "Si tratta - spiega la Commissione - di una conseguenza logica delle recenti iniziative prese dalla UE per affrontare il problema all'interno della stessa UE".
Ad affermare la dottrina che rinforza le misure della UE sul delicato fronte dell'anti-pirateria e anti-contraffazione è stata la Commissione Europea, che intende da un lato sostenere i propri paesi partner in tutto il mondo con progetti di cooperazione tecnica e assistenza ma dall'altro non intende più tollerare che proprio in quei paesi si sviluppino fenomeni criminali contro diritto d'autore, copyright e via discorrendo.
In altre parole, qualora un paese non agisca con tutte le proprie forze, e magari con l'assistenza europea, per reprimere la pirateria interna allora l'Unione potrebbe decidere di ricorrere a sanzioni di tipo economico e diplomatico. Per non incorrere in queste situazioni, spiega la Commissione, "è essenziale che i paesi terzi dimostrino la propria volontà di colpire la pirateria nei propri tribunali e nelle proprie strade", e che dunque diano seguito agli accordi bilaterali con l'Unione e ai trattati firmati in sede WTO, l'Organizzazione mondiale del Commercio.
Seguendo le orme degli Stati Uniti, il primo passo dell'Unione sarà l'individuazione dei paesi a rischio, considerati "paesi prioritari", ovvero quei luoghi in cui le azioni di enforcement verranno focalizzate.
In questi paesi l'Unione cercherà di trovare la via migliore per stimolare una nuova cultura della proprietà intellettuale e dare così manforte alle politiche repressive che Bruxelles si augura i governi delle diverse nazioni decideranno di mettere in campo. Infine verranno attivate dalla UE piattaforme di cooperazione, di incentivo e di dialogo politico, lavorando anche per la realizzazione di nuove partnership pubblico-privato, per la partecipazione e il supporto alle reti di difesa della proprietà intellettuale nei paesi terzi e via dicendo.
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