Da Corriere della Sera del 11/11/2004
Il teorico del no americano alla Convenzione di Ginevra
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Come Condoleezza Rice, il consigliere della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, è il fiore nero all’occhiello della «conservazione compassionevole» di Bush, così Alberto Gonzales è il fiore ispanico. Nato a San Antonio nel Texas nel 1955, cresciuto a Houston, laureato prima all’Università Rice poi a quella di Harvard, questo figlio di immigrati messicani, con 7 fratelli e sorelle, che conosce bene la povertà, impersona «l’American dream», il sogno americano. Sarebbe divenuto pilota dell’Aeronautica militare - vi prestò servizio in Alaska dal ’73 al ’77 - se nel tempio del sapere di Harvard non avesse contratto «la febbre del diritto», come ama chiamare la magistratura. Una scelta indovinata: «il giudice» è oggi considerato una delle più brillanti menti neocon d’America, un candidato alla Corte suprema degli Stati Uniti.
Cattolico, sposato, con tre figli maschi, Gonzales è legato da 15 anni a Bush padre e Bush figlio, a cui deve la propria fortuna e di cui conserva i ritratti in ufficio. Nel ’90, rifiutò un’offerta di George sr. per andare alla Casa Bianca come ufficiale di collegamento con il Messico e la comunità «Tex mex», texano messicana: «Ero in un grande studio di avvocati - ha ricordato - aiutavo finanziariamente l’intera famiglia». Ma Bush jr. si ricordò di lui quando si candidò a governatore del Texas nel ’94 e lo coinvolse nella campagna elettorale. Da allora, Gonzales non si è più staccato dal suo fianco: in Texas fece il ministro della Giustizia, il segretario di Stato e il giudice della Corte suprema. E, nel 2001, si insediò accanto allo Studio Ovale della Casa Bianca come consigliere legale.
Nel suo carnet di avvocato c’era una sola macchia: fu consulente della Enron, la società texana travolta dalla bancarotta e dagli scandali, ma nulla risultò mai a suo carico. Sul piano dell’onestà, anche i suoi critici lo ritengono al di sopra di ogni sospetto. È sul piano costituzionale che gli muovono continui appunti: lo giudicano troppo vicino ai falchi della Corte suprema, l’italo-americano Antonin Scalia e il nero Clarence Thomas.
Per qualche tempo i conservatori temettero che Gonzales, un uomo cauto e schivo, fosse favorevole all’aborto. Ma gli ultimi anni il protetto di Bush si è dimostrato un feroce difensore dei valori americani. E si è dimostrato anche il magistrato più intransigente nella guerra al terrorismo: essa ha reso obsoleta, ha dichiarato, la Convenzione di Ginevra sulla tutela dei prigionieri di guerra, perché i terroristi non si qualificano come tali e ha reso inapplicabili alcune leggi garantiste americane.
Cattolico, sposato, con tre figli maschi, Gonzales è legato da 15 anni a Bush padre e Bush figlio, a cui deve la propria fortuna e di cui conserva i ritratti in ufficio. Nel ’90, rifiutò un’offerta di George sr. per andare alla Casa Bianca come ufficiale di collegamento con il Messico e la comunità «Tex mex», texano messicana: «Ero in un grande studio di avvocati - ha ricordato - aiutavo finanziariamente l’intera famiglia». Ma Bush jr. si ricordò di lui quando si candidò a governatore del Texas nel ’94 e lo coinvolse nella campagna elettorale. Da allora, Gonzales non si è più staccato dal suo fianco: in Texas fece il ministro della Giustizia, il segretario di Stato e il giudice della Corte suprema. E, nel 2001, si insediò accanto allo Studio Ovale della Casa Bianca come consigliere legale.
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