Da La Repubblica del 14/11/2004

Parla Mahmoud al Zahar, nuovo capo dell´organizzazione estremista e ricercato numero uno di Israele

"Hamas parteciperà al governo se continuerà la resistenza"

di Fabio Scuto

GERUSALEMME - Non c´è gioia nelle strade di Gaza per l´Aid al Fitr, la festa che segna la fine del Ramadan, nessuna bancarella che vende i dolci tradizionali, negozi con le saracinesche sbarrate, le strade sono vuote. Dai cassonetti dell´immondizia, bruciata perché nessuno la raccoglie da settimane, si alzano fili di fumo, le spire maleodoranti avvolgono le case sbrecciate. Fra le macerie del vecchio quartier generale di Yasser Arafat nella notte si è svolto un funerale senza salma del presidente palestinese. Leader e notabili si scambiano le condoglianze, Mahmoud al Zahar, il nuovo capo di Hamas, il ricercato numero uno dagli israeliani, l´uomo da eliminare a ogni costo, accetta di farsi intervistare al telefono al termine della veglia funebre. «I telefoni non sono sicuri», avverte subito, «non possiamo parlare per più di un quarto d´ora, non voglio essere localizzato dagli israeliani e bombardato subito dopo. La comunicazione potrebbe essere interrotta all´improvviso». La sua non è una preoccupazione senza fondamento, i suoi predecessori al vertice del gruppo integralista palestinese, Abdul Aziz Rantissi e lo sceicco Hamad Yassin, sono morti esattamente in questo modo. L´anno scorso suo figlio è stato ucciso quando l´F-16 israeliano ha provato ad assassinarlo ma fu trovato vivo sotto le macerie della sua casa distrutta.

A quali condizioni la sua organizzazione è disposta a partecipare al governo dell´Anp?
«Hamas non ha ancora preso in considerazione l´ipotesi di partecipare alle elezioni, ma ha chiesto la massima unità alla leadership che in questo delicato momento deve essere punto di riferimento per tutti i palestinesi, quelli dei Territori occupati e quelli che vivono all´estero. L´unità sarà la spina dorsale dell´attuale governo palestinese nella difficile transizione fino alle elezioni del nuovo presidente dell´Anp».

Se Hamas parteciperà a queste elezioni, significa che è disponibile anche a far parte del nuovo governo?
«Hamas potrebbe partecipare al governo a queste condizioni: che la resistenza contro l´occupazione continui perché noi non combattiamo per hobby, combattiamo per difendere noi stessi, la nostra gente, la nostra terra dagli attacchi. Ma anche che l´unità del popolo palestinese sia garantita, e dobbiamo tutti impegnarci per raggiungere questa unità».

Quali potrebbero essere le basi per una leadership di "unità nazionale"?
«La base dell´unità nazionale deve esser fondata sul diritto del popolo palestinese a resistere all´occupazione».

Hamas ha annunciato che non rispetterà gli accordi di Oslo del 1993. Ma quegli accordi - raggiunti proprio da Abu Mazen - sono considerati da tutti la base su cui riprendere il dialogo.
«Non è solo Hamas che ha deciso di non rispettare quelle intese. Per Israele quegli accordi sono carta straccia già tanto tempo. Anche l´Anp ormai l´ha capito».

Per voi di Hamas la Road Map non è mai esistita, da quale base bisogna ripartire per arrivare a un negoziato di pace? Oppure una pace negoziata non rientra nei vostri programmi?
«Mentre i carri armati israeliani, i caccia F-16 e l´esercito ci attaccano, distruggono le nostre case, uccidono la nostra gente, lanciano bombe dappertutto, credo che dobbiamo discutere come difenderci da questa aggressione sproporzionata. I palestinesi questo l´hanno ben chiaro. Nel passato i palestinesi hanno scelto la via del negoziato ma non hanno ottenuto nulla, al contrario c´è stata una escalation militare contro un popolo disarmato».

Le cause della morte di Arafat non sono ancora state chiarite. Hamas continua a sostenere che è stato avvelenato. Quali prove avete per lanciare questa accusa?
«Hamas ne è certa, ma per il momento preferisce tenere per sé queste delicate informazioni. Comunque crediamo che sia stato usato un veleno simile a quello che usato in Giordania per tentare di assassinare Khalid Mesha´al (il leader di Hamas salvato nel 1996 da un antidoto dopo l´arresto dei due agenti del Mossad che dovevano eliminarlo, ndr). D´altra parte erano troppo sicuri che Arafat non sarebbe tornato vivo dalla Francia dopo la partenza dalla Muqata, altrimenti non gli avrebbero mai permesso di lasciare Ramallah».

Rispetterete il lungo lutto dichiarato per la morte di Arafat? Per questo periodo sospenderete gli attacchi contro gli israeliani?
«Davvero pensa che mentre i tank israeliani sono sulla nostra terra noi resteremo a casa per il lutto? O che gli israeliani rispettino il dolore dei palestinesi per la morte del loro presidente e cessino gli attacchi? Anche ieri l´esercito israeliano è penetrato nel sud della Striscia, e quattro palestinesi sono stati uccisi a Gaza e in Cisgiordania, dieci case sono state rase al suolo. Io credo che dobbiamo difenderci».

Mohamed Dahalan, una delle figure di spicco della dirigenza palestinese, intervistato da un giornale israeliano, ha proposto una nuova hudna, una tregua. Hamas è pronta ad accettarla se l´accettano israeliani?
«Non molto tempo fa Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi hanno accettato la tregua, il risultato è stato che più di 15 palestinesi sono stati uccisi in meno di due settimane. L´esperienza passata ci fa prevedere che non accetteranno nessuna tregua».

E se questa volta l´accettassero davvero?
«Staremo a vedere, ogni cosa ha i suoi tempi».

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