Da Corriere della Sera del 16/11/2004
L’alibi dei tecnici
di Dario Di Vico
E’ dal pomeriggio di domenica che nel mondo politico si assiste a uno stillicidio di insinuazioni e di dichiarazioni a mezza bocca. Ha cominciato un ministro di An e si sono aggiunti in un crescendo colleghi di altri partiti e persino il presidente del Consiglio. La tesi di quella che appare una rozza campagna di accuse suona così: il governo avrebbe voluto tagliare le tasse da subito e non gli è stato possibile per colpa dei tecnici del Tesoro che hanno fornito cifre fasulle. La verità però sembra stare da un’altra parte: la politica è incapace di mediare tra gli interessi che rappresenta e non sapendo dare soluzione al rebus della copertura degli sgravi fiscali ha scelto in maniera irresponsabile di mettere nel tritacarne le istituzioni, a cominciare dalla Ragioneria generale dello Stato guidata da Vittorio Grilli. In questo modo però non si trovano i soldi per ridurre le tasse, si riduce solo la credibilità internazionale del Paese. Del resto è da mesi che sui tagli fiscali si è aperto dentro la coalizione di governo un dibattito a tratti anche ricco e vivace. Si è discusso ampiamente se privilegiare i redditi medio-alti favorendo così la propensione di manager e professionisti a produrre sviluppo o al contrario se usare gli sgravi come strumento redistributivo a favore dei ceti medio-bassi. Ogni partito della coalizione ha finito per utilizzare la parola d'ordine del fisco leggero per comunicare con la propria base elettorale e con i settori della società che rappresenta. Peccato però che sin dagli esordi la riflessione abbia mostrato sul versante delle entrate un'amnesia preoccupante: non si è discusso con altrettanto calore della copertura finanziaria. Si è preferito lasciare in secondo piano quest'incombenza, quasi si trattasse di un dettaglio irrilevante che poi i politici avrebbero al momento giusto risolto con un tratto di penna.
Sin da quest'estate, invece, agli osservatori esterni era parso chiaro che sarebbe stato estremamente difficile reperire le risorse. O meglio che per avere la certezza di poter riequilibrare gli sgravi occorresse seguire due strade: ulteriori decurtazioni della spesa (in aggiunta a quelli previsti dalla Finanziaria) oppure in alternativa trovare nuove fonti di entrata. La maggioranza, per motivi che sono facilmente intuibili, non ha avuto il coraggio di seguire né l'una né l'altra strada preferendo discutere di sgravi fiscali senza mai sporcarsi le mani con il dilemma della copertura. Le varie ipotesi formulate via via dai tecnici del Tesoro sono state tutte sdegnosamente rispedite al mittente.
Ora, a pochi giorni dalla decisione del premier di rinviare al 2006 l'operazione fisco leggero, la maggioranza sta tornando sui suoi passi e con una capriola ha deciso di mettere sotto accusa i tecnici, accusandoli di aver cambiato le cifre della contabilità. Ma i numeri che il Tesoro ha presentato sono perfettamente in linea con le analisi del Fondo Monetario e delle principali agenzie internazionali di rating. Anche loro hanno fatto i furbi? O piuttosto solo grazie all'azione dei tecnici l'Italia ha evitato di essere, una volta di più, bocciata dai mercati?
Sin da quest'estate, invece, agli osservatori esterni era parso chiaro che sarebbe stato estremamente difficile reperire le risorse. O meglio che per avere la certezza di poter riequilibrare gli sgravi occorresse seguire due strade: ulteriori decurtazioni della spesa (in aggiunta a quelli previsti dalla Finanziaria) oppure in alternativa trovare nuove fonti di entrata. La maggioranza, per motivi che sono facilmente intuibili, non ha avuto il coraggio di seguire né l'una né l'altra strada preferendo discutere di sgravi fiscali senza mai sporcarsi le mani con il dilemma della copertura. Le varie ipotesi formulate via via dai tecnici del Tesoro sono state tutte sdegnosamente rispedite al mittente.
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