Da La Stampa del 16/11/2004
Originale su http://www.lastampa.it/redazione/news_high_tech/archivio/0411/giochist...

Arriva la generazione di games di guerra, tra ricostruzione e revisionismo

I videogiochi riscrivono la storia

I conflitti del Novecento diventano interattivi

di Ivan Fulco

Marco ha dodici anni e ha appena iniziato la seconda media. La prima volta che ha sentito parlare di Pearl Harbor è stato quando ha giocato a Medal of Honor: Rising Sun. Ha conosciuto Omaha Beach al cinema, in Salvate il Soldato Ryan, per poi affrontare in prima persona lo sbarco in Normandia in Medal of Honor: Frontline. I videogiochi hanno iniziato a raccontare la storia. Lo fanno da sempre, ma solo da pochi anni la tecnologia ha permesso di riprodurre mondi tridimensionali verosimili e dettagliati. Marco, da parte sua, è uno dei molti che durante la scuola dell'obbligo non arriverà a studiare la storia del Novecento. Ma se prima le lezioni sul Vietnam o sulla Seconda Guerra Mondiale passavano per Hollywood, oggi ci pensano direttamente Sony, Microsoft e Nintendo.

Call of Duty, scenario sovietico, 1943. A bordo di un mezzo da sbarco, con indosso l'uniforme dell'esercito russo, stiamo attraversando il Volga per cercare di entrare a Stalingrado. Mentre gli aerei nazisti bombardano a bassa quota, l'ufficiale politico legge alle truppe un proclama di Stalin, chiarendo che chiunque retroceda in battaglia verrà giustiziato sul posto. Ma quando una bomba esplode a poca distanza, alcuni soldati, presi dal panico, si gettano in acqua. Pochi secondi e gli ufficiali li uccidono a colpi di mitra. Ma se non fosse andata così?

I videogiochi di ultima generazione ripercorrono le vicende storiche con dovizia di particolari. Ma qualsiasi videogioco deve piegarsi alle esigenze di giocabilità, spesso modificando la realtà degli eventi attraverso scelte più o meno innocue. In Medal of Honor: Pacific Assault, nella ricostruzione dell'attacco a Pearl Harbor, la USS Nevada riesce a fuggire all'attacco giapponese, quando in realtà fu fatta affondare per evitare di bloccare l'uscita dal porto. In Conflict: Vietnam, come in altri giochi con la stessa ambientazione, gli eventi trasmettono un'immagine implicitamente vincente degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam. Ma chi controlla il revisionismo videoludico? Per la generazione della riforma Moratti, la lettura del XX secolo potrebbe non passare più dai libri di storia, ma da cinema e videogiochi. L'assalto di Guadalcanal diventerebbe quello poeticamente ricostruito ne La Sottile Linea Rossa. La presa dell'isola di Wake quella ridotta ai minimi termini di Battlefield 1942.

In questo scenario, i videogiochi sembrano davvero avere qualcosa da insegnare. In particolar modo la capacità di guardare oltre le ideologie, campo nel quale spesso dimostrano meno inibizioni di Hollywood. In Soldiers: Heroes of World War II, il giocatore rivive in prima persona l'impresa di Michael Wittman, ufficiale tedesco della Seconda Guerra Mondiale, presso il villaggio francese di Villers-Bocage, al comando del battaglione di carri corazzati che riuscì a ritardare l'avanzata alleata verso Parigi. Una ricostruzione storica che, a suo modo, celebra il coraggio dello Sturmführer, prescindendo dalla sua appartenenza nazista. Nel first person shooter Il Rosso e Il Nero, dell'italiana Black Sheep Studios, il giocatore ripercorre gli eventi della Resistenza Italiana, con la possibilità di scegliere se schierarsi con i partigiani o con i fascisti, in una rivisitazione che, secondo gli sviluppatori, mira ad essere assolutamente apolitica.

La storia che diventa videogioco ha superato di recente anche un'altra inibizione, cominciando a riproporre anche guerre del presente. È l'obiettivo del progetto KumaWar, gioco d'azione che può contare sul progressivo download di nuove missioni da Internet. Il giocatore può ripercorrere in questo modo le più recenti azioni militari avvenute in Iraq e Afghanistan, dalla cattura di Saddam Hussein alle spedizioni di Fallujah e Samarra, ma anche operazioni militari del passato, pur collegate in qualche modo alla cronaca, come la missione del 1969 in Vietnam per la quale John Kerry ottenne la stella d'argento. È il nuovo fenomeno del reality gaming. Ma è giusto riproporre sotto forma di gioco conflitti ancora in corso?

Oggi i videogiochi anticipano i libri di storia, ma anche cinema e letteratura. Interpretare gli eventi bellici, riproducendoli in un videogame, sembra essere diventata una prima, elementare forma di giornalismo di guerra virtuale. Un metodo alternativo di divulgazione storica del quale, finora, si sono accorti solo i videogiocatori.

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