Da The Guardian del 18/11/2004

L´America dei devoti non è arretrata, ma moderna e combattiva. Per fare proseliti usa blog e siti web

Il segreto dei militanti della fede vincere con le armi del nemico

"Mai, dai tempi della guerra civile la spaccatura nel paese è stata tanto netta"
Anche la capacità di mobilitare le masse, considerata esclusiva della sinistra, è stata usata con grande abilità dai conservatori
Le tecniche di comunicazione tradizionalmente usate dai democratici, sono state fatte proprie dai repubblicani

di Simon Schama

Nella notte del 3 novembre 2004 è apparso sulla carta geografica del mondo moderno un nuovo paese: gli "Sda", o "Stati disuniti d´America". Sì, lo so: non sono mancate le giaculatorie di rito, non da ultimo dalle labbra del nobile perdente. Unità e risanamento, musica per le orecchie del vincitore. Tutti uniti in un abbraccio che, in altri termini, vuol dire resa incondizionata. Ma noi perdenti e scorbutici irriducibili da ultima trincea, stavolta non lasciamoci cadere all´indietro, nel bagno caldo delle banalità patriottiche. Qualcuno suoni la carica, si metta a inveire, urlare, sbavare almeno per un po´. Io non la voglio guarire questa ferita, voglio affondarci le unghie perché sanguini e faccia più male. Forse così avremo anche la forza di rialzarci in piedi.

Mai, dai tempi della guerra civile, la spaccatura tra le due parti del paese è stata tanto netta, l´abisso tra le due culture così profondo e invalicabile. Anche sotto il profilo territoriale (con la sola eccezione della Florida) le due Americhe sono topograficamente coerenti e contigue. La prima è perimetrale, estesa tra gli oceani e lungo il vago confine dei laghi canadesi, porosa e rivolta all´esterno. L´altra è l´America delle montagne e delle grandi praterie, continentale e legata a doppio filo alla terra, alle radici da cui succhia la sua ostinata fede in se stessa. Sarebbe ora di chiamare queste due Americhe con nomi diversi da quelli dei due schieramenti che si detestano a vicenda, tanto da ricordare il rapporto tra sunniti e sciiti. Vogliamo provare a chiamarle, rispettivamente, l´America secolare o laica e l´America fideista?

La prima, che ha riversato su John Kerry una valanga di voti, guarda verso il mondo dalle coste dell´Atlantico e del Pacifico. È l´America che intrattiene scambi commerciali e culturali con l´Asia e l´Europa, e non ha difficoltà a vedere quei continenti come sintesi di antiche culture e prassi economiche e sociali moderne.

L´altra, arroccata nel Wyoming di Dick Cheney o estesa e prolungata fino ai pozzi trivellati nel Texas, l´America dei devoti volta le spalle a quel mondo pericoloso, impuro e promiscuo, proclamando la perenne differenza americana. Se il paese secolare è fatto di città, strade e porti, quello fideista, nel profondo del cuore è tutta chiese, fattorie e caserme: luoghi consacrati o circondati da mura e steccati. L´America secolare ricerca modi civili per condividere spazi limitati, dai vagoni della metropolitana al pianeta Terra. L´America fideista vuole plasmare lo spazio a sua immagine e somiglianza. La prima cerca di dargli respiro, l´altra punta sui muscoli.

L´America secolare è pragmatica, pratica, razionale, scettica. L´America fideista è mitica, messianica, dedita al proselitismo e agli atti di testimonianza pubblica. Da qui la necessità di aggregare gli elettori, come nell´Utah, nel Montana e in una manciata di altri Stati.

Si accusa l´America secolare di indulgere alle vanità della carne, quelle stesse che l´America fideista bandisce e castiga. Anche se poi ci si permette qualche incursione in quei luoghi di cuccagna, a «Californication». Qui si annusano i pagani locali e ci si scatena nello shopping facendo incetta di T-shirt, per tornare al campo base ancora più convinti che i tempi del pentimento e della redenzione siano vicini. Non c´è da stupirsi se in tanti ci siamo sbagliati nelle previsioni elettorali. Noi scrittori siamo semiciechi, perché passiamo il tempo nell´America secolare; e tendiamo a vedere il mondo fideista anacronistico e bizzarro, destinato a essere travolto dall´incalzare dell´ipermodernità nell´era cibernetica. Ed è un autentico trauma scoprire fino a che punto quell´altra America abbia assorbito la modernità.

Non solo non ha sofferto dell´avanzata dei vari blog e zipdrive, ma al contrario ne ha tratto maggior potere. Nell´era dell´informazione, le tecnologie digitali non hanno neppure scalfito le tenaci convinzioni dei fideisti, per i quali la teoria evoluzionista è solo una teoria che vale quanto quella creazionista, e i mandanti dell´attentato alle Torri Gemelle erano senz´altro iracheni. Le tecniche della comunicazione sono servite anzi a rafforzare e diffondere questi articoli di fede. I blogger devoti imperversano, i pentecostali ornano i loro siti web con aureole di tremuli raggi elettronici. E a quanto mi risulta, chiunque può scaricare "le Lodi al Signore" cantate dal pastore John Ashcroft sul proprio pc.

La grossa sorpresa del 2004 è stata la capacità dei repubblicani di trascinare alle urne milioni di bianchi evangelici, rimasti a casa quattro anni fa. Eravamo infiammati contro le mistificazioni della campagna propagandistica per la guerra all´Iraq e la clamorosa ingiustizia dei tagli alle tasse, ma il nostro sdegno non era nulla al confronto con la jihad fideista contro l´infamia di un ritorno indietro sulla questione fiscale. Sono stati i battaglioni di soldati cristiani a fare la differenza nei pochi stati in bilico, dove l´America fideista e quella secolare sono realmente contigue, o presenti in uno stesso Stato, e in particolare nell´Ohio.

Secondo i manuali sui comportamenti elettorali, l´Ohio sarebbe dovuto andare ai democratici, con le città di antica industrializzazione quali Akron o Dayton e le concentrazioni di minoranze in condizioni croniche di disagio economico a causa dell´outsourcing industriale. Città come Cleveland e Cincinnati, per metà in degrado e in parte rivitalizzate, sono i luoghi classici del popolo laico, con i musei d´arte, i divi del rock e un´orchestra sinfonica da urlo. Ma basta qualche ora d´autostrada per ritrovarsi in pieno Sion, dove le mucche di Frisia pascolano accanto ai cartelli che invitano i peccatori a tornare tra le braccia dell´Onnipotente. Dai campi di football dei licei confessionali risuonano a ogni meta grida di osanna, e le scritte di "sostegno alle nostre truppe" spuntano fitte. A prima vista questo mondo non dista tanto dalla Pennsylvania occidentale, ma il divario tra le due Americhe non potrebbe essere più netto. Certo, gli elettori del Bucket State (lo Stato dell´Ippocastano, cioè l´Ohio), sanno che i loro posti di lavoro sono a rischio, e hanno prestato attenzione agli argomenti di Kerry contro i tagli alle tasse voluti da Bush a vantaggio dei ceti più abbienti; ma hanno ascoltato anche le invettive dei predicatori sulle sconcezze di Sodoma e i crimini contro i nascituri.

E alla fine i cittadini più preoccupati per lo stato dell´economia e gli eventi in Mesopotamia sono stati battuti da quelli che agli exit poll hanno dichiarato di considerare prioritari i «valori morali». Può anche darsi che la politica a propulsione religiosa abbia contribuito al successo repubblicano in Florida, dove Bush ha vinto con un margine inatteso.

Nell´America fideista, la politica delle convinzioni prevale sulle argomentazioni logiche. Alla Cnn, un furente James Carville si chiedeva com´era potuto accadere che un candidato vincente agli ultimi dibattiti televisivi fosse sconfitto alle elezioni. Va detto però che l´esito di quei dibattiti non dipendeva dal ragionamento quanto dal linguaggio corporeo. Il pubblico era stato colpito dall´aria ambigua del presidente e dal suo contegno stizzoso. Ma dato che a contare non era l´essenza ma l´apparenza, l´effetto negativo è stato corretto da una valanga di immagini del presidente ricondotto alla sua più inossidabile affabilità. Tanto è bastato per far dimenticare alla maggioranza degli elettori più sensibili al problema del terrorismo il principale argomento contro Bush e la sua guerra in Iraq. In conclusione, contava una cosa sola: stimolare il testosterone, da casa fino al seggio elettorale.

Se i democratici aspirano a un futuro politico di qualche rilievo, non potranno accontentarsi di puntare sugli errori e le carenze del governo in carica. La vera sfida è dar voce a un Vangelo sociale alternativo alla liturgia politica dei fideisti. Ridefinire il patriottismo come comunità dei cittadini d´America. Respingere il gioco a somma zero tra libertà e giustizia. Date peso ai valori morali? Noi pure. Ma intendiamo i valori della gente vera che popola le strade, non quelli calati dal pulpito. E se si tratta di rifare tutto daccapo - perché è questo che dobbiamo fare - incominciamo non da una sanatoria, ma dalla lotta.
Annotazioni − Articolo pubblicato il 18/11/2004 su "la Repubblica".
Traduzione di Elisabetta Horvat.

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